Moretti: “A Spalato conterà molto quello che riusciremo a fare noi”
Il difensore centrale sinistro ritiene che si debba affrontare il Rnk Split con umiltà e coraggio. Ha colto l’occasione della conferenza stampa per condividere il merito del premio ricevuto dal Toro club Mondovì con i compagni perché ritiene che il lavoro di tutti paga e permette di raggiungere gli obiettivi.
Qual è il punto debole dello Spalato che può essere sfruttato dal Torino?
“Noi di solito guardiamo tutto di una squadra sia i punti più forti sia quelli più deboli. Stiamo studiando gli avversari per farci trovare il più possibile preparati, anche se poi credo che conterà molto quello che riusciremo a fare noi. Sarà fondamentale affrontare la partita con grande umiltà e coraggio perché non sarà facile”.
Avete preparato la partita con qualche accorgimento particolare?
“Dello Spalato abbiamo visto tante cose (sorride e non si sbilancia, ndr) e conosciamo ovviamente tante cose dei nostri avversari”.
Avete la consapevolezza che può essere una squadra alla vostra portata?
“Mah, credo che se saremo più forti o no lo dimostrerà solo il campo. Le parole le porta sempre via il vento, è una frase fatta, ma è la realtà, quindi alla fine conta solo quello che succede sul rettangolo verde. Noi dobbiamo prepararci come abbiamo fatto e farci trovare pronti al cento per cento perché in Europa come in Italia partite alla portata credo non ci siano se non si riesce a dare il centodieci per cento: è più importante dare il massimo e poi vedere quello che succede”.
Parlando del campionato che inizierà fra poco, basandosi sulla sua esperienza pensa che sarà del livello di quello dello scorso anno, da molti definito abbastanza mediocre, o diverso?
“Non è facile dirlo perché quando si parte siamo tutti forti, tutti pensano di essere i migliori e dicono di avere obiettivi stratosferici. A me, invece, piace pensare giorno per giorno e che il lavoro porta risultati, quindi c’è da lavorare al meglio in modo che ognuna raggiunga i propri risultati e i propri obiettivi. Noi in questa prima parte di stagione durante il ritiro abbiamo posto delle basi importanti sia da un punto di vista fisico e tecnico-tattico sia di gruppo e ora c’è da cominciare ovviamente a fare sul serio nelle partite visto che iniziamo a giocarci qualche cosa”.
I tifosi hanno delle aspettative, più si mangia bene e più si ha voglia di continuare a farlo. Lo sapete anche voi giocatori, vero?
“Sì, il problema è che per arrivare a mangiare bisogna apparecchiare e quindi per apparecchiare c’è il lavoro quotidiano che è alla base di ogni traguardo”.
Durante la presentazione della squadra domenica sera ha ricevuto un riconoscimento dal Toro club di Mondovì, è sembrato sorpreso di essere stato il prescelto come mai?
“E’ stata una cosa inaspettata e molto piacevole, infatti, questa mattina con l’ufficio stampa ho chiamato il presidente del club, Claudia Forzano, per ringraziarla personalmente. Ci tengo a dire che i premi personali sono sicuramente molto belli, ma devono essere presi nel modo giusto perché sono convinto che non possano esistere premi personali se dietro non c’è il lavoro di tutta la squadra e credo che sia doveroso e giusto condividerli con gli altri compagni”.
La motivazione “Sembra sia sempre stato al Toro” è stata forte poiché è da un solo anno che veste la maglia granata. Non se lo aspettava?
“Sì, la motivazione è stata molto molto forte. Non me lo aspettavo assolutamente, non lo sapevo proprio, è stata assolutamente una sorpresa graditissima e poi io non mi trovo a mio agio in queste situazioni e faccio un po’ fatica, però ci tenevo a dire che è da condividere con il gruppo perché sembra retorica, ma in questo caso assicuro che non lo è poiché è una serena convinzione”.
Lei ha giocato anche all’estero, cosa consiglierebbe a un giovane calciatore che ricevesse la proposta di emigrare dall’Italia? E che cosa manca al calcio italiano?
“Si potrebbe parlarne per ore su cosa manca al calcio italiano, rispondo sul fatto del consiglio che darei a un giovane. Al di là di qualsiasi lavoro si faccia credo che le esperienze siano una base importante per la crescita personale e andare all’estero è sicuramente un bagaglio che io mi porterò per tutta la vita. Non è un consiglio quello di dire ai giovani di andare all’estero perché in Italia si sta da Dio, come anche negli altri posti, però non potrei nemmeno dire di non andare all’estero poiché è sicuramente bello cercare di conoscere nuove culture e aprire la mente e si torna con un bagaglio culturale molto molto più ampio, al di là del calcio”.