Mihajlovic ha già fatto la differenza al Toro ma lui non si accontenta e neppure i tifosi
Stabilire il record dei punti conquistati, ventotto, da quando Cairo è il presidente del Torino a una giornata dal termine dalla prima mezza stagione alla guida della squadra granata per alcuni potrebbe essere un traguardo del quale pavoneggiarsi, non certamente per Mihajlovic. Il mister ha giustamente sottolineato quanto ha fatto, ma non si sente arrivato, tutt’altro. Ha ragione perché questo non è un traguardo, si tratta solo di un dato di fatto buono per le statistiche, ma che non porta il Toro da nessuna parte, tanto meno in Europa, questo sì è, invece, il vero obiettivo che da sempre si è fissato Mihajlovic.
La profonda diversità di questo Torino di Miha con quelli visti in passato sta proprio nel cambio di mentalità: ciò che per altri allenatori era un qualche cosa d’eccezionale per il mister serbo è solo un passaggio che rientra nella quotidianità e deve servire per andare oltre e puntare dritti alla meta. In parole povere si tratta della proverbiale mentalità vincente, quella stessa mentalità che fa dire a Mihajlovic che preferisce prendere dei rischi se intravede la possibilità di vincere e magari finisce per perdere piuttosto che portare a casa il punticino del pareggio accontentandosi del “meglio di niente”. Nell’era dei tre punti per la vittoria e di uno solo in caso di pareggio come dargli torto?
La mentalità di Mihajlovc ha conquistato fin da subito i tifosi del Toro che erano bramosi di trovare qualcuno che incarnasse il loro stesso spirito da lottatori estremi, non nel senso di estremisti, ma in quello di chi non molla fino all’ultimo, anche quando si trova a terra ormai battuto. Per molti anni il popolo granata ha dovuto, e non certamente voluto, accontentarsi di tirare a campare e in qualche caso di sopravvivere in qualche modo, mentre oggi, finalmente, è ritornato a vivere consapevole di non dover più rifugiarsi nel passato per trovare conforto da un presente che non gli apparteneva.
Mihajlovic in sette mesi, era il venticinque maggio quando fu annunciato che lui sarebbe stato il nuovo allenatore del Torino, ha già fatto la differenza, ma è solo l’inizio. Al presidente Cairo e al direttore sportivo Petrachi va riconosciuto il merito di averlo portato al Torino e di avergli fornito una discreta rosa, incompleta e in parte anche arrivata troppo a ridosso dell’inizio del campionato, ma di avergliela comunque data e i primi risultati si sono visti. Ora tocca proprio a Cairo, in prima battuta, e a Petrachi, in seconda, fornire a Mihajlovic il supporto necessario per non lasciare incompiuta la stagione.
Nessuno può garantire che il Torino a fine campionato riuscirà effettivamente a piazzarsi in un posto utile per l’Europa League, ma questo non deve mettere il freno e far prevalere l’accontentarsi di una stagione di transizione rimandando alla prossima estate il potenziamento della squadra. Mihajlovic l’ha detto dopo la sofferta vittoria con il Genoa: “Era fondamentale vincere per la classifica, per far passare un bel Natale ai nostri tifosi e per restare attaccati al carro di chi lotta per l’Europa. Ho detto ai giocatori che una notte può essere lunga, ma, prima o poi, arriva il mattino e si rivede la luce. La nostra luce si è rivista dopo il gol di Belotti”. Che nessuno spenga di nuovo la luce: è l’unico augurio che si può fare al Toro per questo Natale, i regali dovranno portarli Cairo e Petrachi.