Mazzarri: "Sono qui anche per la fame di calcio che ha questa piazza: mi stimola a lavorare al meglio"
Walter Mazzarri ha presentato ai media la sfida al Sassuolo, in programma a Reggio Emilia domenica pomeriggio. Alle domande dei cronisti ha risposto così: “Le mie prime impressioni sulla squadra? Di solito si dice sempre bene, ma in questo caso è veramente stato tutto bello. Certo vincere ha aiutato, i ragazzi poi sono andati in vacanza e ho parlato con loro poco prima che partissero. Ma al rientro ho trovato una società molto evoluta e disponibile. Tutte le componenti di questa società mi hanno dato assistenza e disponibilità. I ragazzi anche hanno voglia e disponibilità: credo che in questi giorni abbiamo lavorato molto bene.
Se sono venuto in questo momento della mia carriera a Torino è perché nutro speranze di fare qualcosa di positivo, altrimenti non mi sarei imbarcato. Questa società è organizzata, ha un presidente importante e una storia nel nostro calcio quasi unica: ci sono tutti i presupposti per fare bene. Le difficoltà di allenare da subentrante? Mi considero un allenatore che guarda l’aspetto tecnico, tattico e di creare le sinergie giuste nella squadra. Quando sono in una società dove lavoro da un po’, indirizzo il Ds e il Presidente per mettermi a disposizione una rosa omogena. In questo calcio moderno oltre ai valori tecnici bisogna creare uno spirito di gruppo, un’anima, un’identità. Se prendi una rosa in corsa è più difficile creare questa situazione, perché ci va del tempo. Dal primo minuto in cui sono arrivato ho cercato di far entrare in testa ai ragazzi le cose che volevo da loro sin dalla prima gara e loro hanno risposto bene, cercando di fare il gioco che piace a me. Siamo solo agli inizi però, c’è tanta strada da fare.
I tanti tifosi al mio primo allenamento? Mi sono venuti i brividi, è stato bellissimo, inutile nasconderlo. Sono uno che ha bisogno di stimoli e sono venuto qui anche per questa fame di calcio che ha la piazza. È una tifoseria calda e mi dà stimoli, voglio creare con i tifosi e i giocatori un corpo unico, per superare insieme tutti gli avversari. Vorrei fare, nel tempo, qualcosa di importante in una piazza così importante. Mago non sono però: non posso sapere se tutto verrà applicato al meglio già domani. L’avversario nelle ultime gare ha fatto una media da Champions, ha un allenatore serio e preparato che stimo molto. Lui è un uomo di campo, che lavora senza fronzoli, come piace a me. Il Sassuolo ha dei buoni giocatori, non va sottovalutato. Non bisogna avere cali di tensione: contro il Bologna ne abbiamo avuti appena un paio e abbiamo rischiato grosso, vedi il rigore. Nel calcio moderno la squadra che vuole portare a casa il risultato deve restare concentrata per 95 minuti. Sono carico di adrenalina per vedere come si partirà, nel frattempo ho detto ai ragazzi di pensare una partita per volta. Dopo una vittoria ci si rilassa per un giorno al massimo e poi si pensa subito alla gara successiva.
Il mini ritiro? Ha fatto bene a me per conoscere i giocatori e a loro per conoscere me. Io sto attento al rapporto personale con i miei ragazzi e ho avuto il tempo per parlare a ciascuno di loro personalmente. Volevo capire che persone avessi davanti, perché tecnicamente li conoscevo già tutti, ma volevo essere a quattr’occhi con loro. Questo ci ha fatto benissimo. Belotti? Sta seguendo gli allenamenti, no sta benissimo e non può ancora partecipare, mentre Ljajic è recuperato già prima del Bologna, ma c’era un po’ di rischio a schierarlo contro i felsinei. Ora sembra recuperato, ma vedremo meglio domani. Ansaldi? Ha lavorato a parte un paio di giorni per essere sicuri di non incappare in ricadute. Poi ha iniziato, con calma, a fare le prime partitelle. Vale il discorso fatto per Adem, ma forse è un pochino più indietro. Di certo non è pronto per i 90 minuti dall’inizio.
Come utilizzerò Ljajic? Prima di tutto deve, ma come tutti gli altri, mettersi apposto fisicamente. Ho detto loro che devono pensare prima di tutto alla condizione fisica, perché in questo calcio per smarcarti e ricevere la palla e mettere poi in mostra le proprie doti devi correre tantissimo per prima cosa. Adem è un gran giocatore e tatticamente può giocare dove vuole grazie alle sue grandi qualità. Il mio metodo però è di mettere in campo i giocatori più bravi e cucirgli poi il modulo addosso. Entrando in corsa è più difficile, ma un bravo allenatore deve saperlo fare, come deve saper insegnare tutti i moduli ai propri giocatori.
Niang? Lui con me è disponibile, ma quello che prova dentro lo sa solo lui. Ha bisogno di essere aiutato, dal tecnico e dai compagni, per tenere più di altri la corrente attaccata. Sa di aver avuto questo limite spesso, ma si vuole far aiutare e ci stiamo lavorando. Gli ho detto che se dovessi urlargli determinate frasi lo faccio per incoraggiarlo. Non ci scordiamo che è molto giovane. Ho visto giocatore arrivare anche più vecchi con certi limiti, per poi esplodere tutto d’un tratto. Deve sforzarsi a far si che gli sprazzi di partita in cui da il massimo siano sempre più lunghi, per arrivare ad un’ottimale continuità.
Mercato? Non ne parlo, chiedete al Presidente. Le domande in questo senso vanno poste a lui o a Petrachi. Ci confrontiamo ogni giorno e da me hanno indicazioni, ma il resto è in mano loro. Io devo far rendere al meglio i giocatori che ho a disposizione.
Il Filadelfia? Per come la vedo io già il fatto di essere in città è importante. La location ci ricorda sempre dove siamo. I campi dove ci alleniamo sono molto buoni. All’interno è molto bello e funzionale, ho parlato molto con i magazzinieri. In passato in società più piccole ho collaborato con la società per far crescere anche altri aspetti oltre quello tecnico, ma qui è tutto ben organizzato, sono tutti a disposizione e appena ho mezza richiesta si prodigano per accontentarmi.
Bonifazi? L'ho visto bene. Lo conoscevo poco e lo sto valutando. E' un ragazzo interessantissimo, ma è chiaro che più di 11 in campo non si va. Quando staranno tutti bene, sarò più preciso anche con la società per vedere se siamo pochi o troppi e come agire.
Superga? Doveva essere una visita in forma privata. le cose che sento dentro le faccio, ma non le dico. Sono cose che amo tenere per me, non mi piace parlarne tanto. Immaginate cosa posso aver provato, senza che io faccia sviolinate. Sono andato per me, con mio figlio. Poi chiaro mi conoscono tutti e la cosa è uscita. Ho sentito il fuoco dentro, ma non aggiungo altro".