Lombardo usa un linguaggio più soft di Mihajlovic ma i concetti non sono meno pungenti

Allenatore e vice a fronte di prestazioni della squadra assolutamente insufficienti con toni differenti le sottolineano non cercando alibi o dicendo mezze verità.
16.05.2017 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Lombardo usa un linguaggio più soft di Mihajlovic ma i concetti non sono meno pungenti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Chissà che cosa avrebbe detto Mihajlovic al termine della partita con il Napoli in conferenza stampa se non fosse stato squalificato dopo aver visto la prestazione, meglio la non prestazione, della squadra che indossava la maglia granata in campo. La lavata di capo, con pelo e contropelo, non è mancata ieri in occasione dell’allenamento ed è arrivata anche la punizione: squadra in ritiro da mercoledì per preparare la sfida con il Genoa in un clima di grande concentrazione. Per fortuna al termine della gara con i partenopei c’era il suo vice Lombardo che ha usato parole e termini formalmente più tenui, ma che hanno messo in evidenza concetti sicuramente non meno pungenti di quelli di Mihajlovic. E’ normale che un vice sia sulla stessa lunghezza d’onda del suo allenatore, ma non si fa fatica a credere che i pensieri scaturiscano proprio dalla testa di Lombardo che da giocatore è stato tutt’altro che uno dalle prestazioni insoddisfacenti. Non è ricorso a mezze verità o ad alibi Lombardo e ha fotografato con grande realismo la pessima prestazione della squadra. Primo concetto: “E’ difficile dire che cosa si può salvare quando c’è da spiegare una sconfitta per cinque a zero e soprattutto in casa. Non c’è da spiegare nulla, si può solo dire che questo non può essere il vero Toro”. Secondo concetto: “Sapevamo le difficoltà che avremmo trovato, ma purtroppo è mancato il carattere e parte del dna di questa squadra”. Terzo concetto: “Una partita da dimenticare, uno scivolone che fa male sotto l’aspetto morale perché abbiamo dimostrato forse il peggio di questa squadra nel nostro stadio davanti ai nostri tifosi”. Quarto concetto: “Abbiamo preso il secondo gol perdendo palla a metà campo e non prendendo le giuste misure per intervenire su Mertens e da lì in poi la partita è stata tutta in discesa per il Napoli e forse per noi è stata anche un’agonia”. Quinto concetto: “Il derby l’abbiamo pareggiato e non vinto e poi, comunque, quelle dovrebbero essere spinte che ti danno motivazioni in più. Ripeto, il Napoli è diverso dalla Juventus, è vero che la partita con la Juve ti carica a mille e in qualsiasi centimetro del campo riesci ad arrivare o in anticipo o anche se sei in ritardo a salvare un gol, ma oggi non si è visto nulla di quello che avremmo voluto fare soprattutto in relazione alla prestazione della settimana scorsa. Ci sono poche scusanti”. Sesto concetto: “Domenica prossima avremo una partita importante in uno stadio dove il Genoa vorrà salvarsi e quindi io, insieme al nostro allenatore logicamente, dobbiamo portare i ragazzi ad affrontare una partita che sarà fondamentale per i nostri avversari, ma anche per noi perché se vogliamo salvare la faccia dopo questa brutta prestazione credo che sarà importante rimboccarsi le maniche e ripartire cercando di fare una buona prestazione a Genova. Sappiamo che sarà difficile perché per loro è vita o morte e quindi credo che non dobbiamo pensare alla prossima stagione, ma soprattutto al Genoa”. Che si usi un linguaggio forte e colorito come quello di Mihajlovic o uno più soft come quello di Lombardo il succo del discorso non cambia.

Il Torino ha dimostrato si non avere un’identità definita e non avere le p…. come alla vigilia, invece, chiedeva il suo allenatore che se non è in panchina a urlare continuamente ai suoi giocatori questi appaiono delle mammolette, anche un po’ svogliate. Zero maturità, zero ardore agonistico, zero orgoglio, zero visione del gioco, zero voglia di agire coordinando cervello e gambe: questo è stato il Torino domenica al cospetto del Napoli. Fin troppo generosi i tifosi che a fine partita hanno comunque applaudito la squadra. E’ vero che di fronte c’era il Napoli, la squadra che a detta di molti gioca il miglior calcio del campionato, che occupa la terza posizione in classifica, che prima della partita aveva ventisette punti in più, il miglior attacco e la terza difesa della categoria, ma perdere cinque a zero è eccessivo. Non tanto per la sconfitta e per i gol subiti, comunque troppi e potevano essere anche di più se i partenopei avessero infierito anche solo un po’, ma per il modo con il quale è arrivata la sconfitta e per come le reti sono state subite. Centrocampo e attacco sono stati evanescenti e la difesa è stata un colabrodo, neppure il burro è così morbido da penetrare. Errori individuali, errori collettivi, mancanza di muscoli soprattutto a centrocampo evidenziano che questa squadra non solo ha bisogno di rinforzi di qualità, ma deve essere trasformata con l’innesto di un portiere, dato l’addio di Hart, di un difensore centrale, di almeno un interno di centrocampo, di un esterno offensivo e di una spalla per Belotti, se rimarrà, altrimenti anche di una punta. Questo per quanto riguarda i titolari. Per quel che concerne le riserve, uomini che siano all’altezza e che non facciano rimpiangere i titolari tutte le volte che non sono in campo.
Non ci si stancherà mai di dirlo e di ridirlo, di scriverlo e di riscriverlo: non servono giovani di belle speranze, anche perché già ci sono, ma giocatori fatti e finiti, integri fisicamente e che abbiamo carattere ed esperienza maturata non in squadre di medio-bassa classifica o che siano calciatori da rigenerare perché altrove hanno deluso o sono stati discontinui. Senza tutto questo che non si parli d’Europa League perché sarebbe solo dare fiato alle corde vocali.