Le lunghe trattative di Petrachi per costruire il nuovo Toro

Fair play finanziario, comproprietà e prestiti rendono complicato agire in sede di calciomercato. Conciliare il budget, i desiderata dell’allenatore e ottenere i risultati sul campo sono una scalata impervia e spesso con pochi onori.
15.06.2013 13:41 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Le lunghe trattative di Petrachi per costruire il nuovo Toro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il mercato è complesso e condizionato dalla crisi generale per di più pieno di intrecci, come le comproprietà, che complicano di molto le trattative. Rivoluzionare parecchio la squadra come accadrà al Torino diventa quindi un’impresa non da poco per il direttore sportivo Petrachi, soprattutto se si devono sostituire giocatori di primo piano come Ogbonna, Bianchi e molto probabilmente anche Cerci e c’è la spada di Damocle del processo sportivo che coinvolge Gillet, Gazzi e Barreto, i giocatori si professano innocenti ed estranei alla compravendita delle partite del Bari, però, come ad esempio è accaduto a Jimmy Fontana, c’è il rischio di essere condannati nei primi due gradi e poi essere assolti dal Tnas. Certo è che se nell’organico ci sono più calciatori che sono in comproprietà o in prestito il lavoro di chi opera in sede di calciomercato diventa molto più complesso.

Spesso Petrachi, da buona parte della tifoseria, è accusato di contare poco all’interno del Torino e di trovare giocatori sempre e solo nelle stesse altre squadre. Il direttore sportivo potrà anche non essere il mago del mercato, avere le sue idee e simpatie e antipatie su certi giocatori, ma non va dimenticato che è pur sempre un dipendente e di conseguenza non ha un raggio d’azione infinito e un potere decisionale illimitato. Il Torino, inteso come società, si è dato dei paletti sia per quel che riguarda il costo dei giocatori sia per il loro stipendio e questo è in linea con quanto anche richiesto dal Comitato Esecutivo dell’Uefa dal settembre 2009 con il fair play finanziario. I tifosi pensano che forse i tetti massimali del Torino siano un po’ bassi, soprattutto per una squadra che vuole posizionarsi stabilmente in serie A e per di più a centro classifica, ma non è che società come Parma, Cagliari, Chievo, Bologna, Sampdoria e Atalanta - che si sono piazzate tutte davanti ai granata lo scorso campionato (Parma 49, Cagliari 47, Chievo 45, Bologna 44, Sampdoria 42 con un punto di penalizzazione, Atalanta 40 con 2 punti di penalizzazione e Torino 39 con un punto di penalizzazione) e che nelle ultime otto stagioni hanno disputato tutte più tornei del Torino in serie A (Torino 4; Cagliari 8; Chievo, Parma e Sampdoria 7; Atalanta 6; Bologna 5) – spendano di più dei granata per allestire la squadra e pagare i giocatori. Tutto questo di conseguenza genera malumore nei tifosi del Toro e li rende molto scettici sul futuro.

Accontentare l’allenatore è un’altra difficoltà che complica il lavoro di Petrachi. Chiaramente visto che è il mister a decidere come far giocare la squadra è doveroso da parte di chi opera in sede di calciomercato fornirgli il maggior numero possibile di calciatori che abbiano le giuste caratteristiche tecniche. Alle volte però bisogna anche concedere maggior margine al direttore sportivo in modo che possa concludere trattative per giocatori che possono comunque essere utili alla causa e concedergli in qualche caso particolare un budget un pochino più alto, magari poi riesce a risparmiare in altre situazioni. Il Torino ha necessità di uscire da questo mercato estivo rinforzato, di conseguenza non basterebbe aggiudicarsi ancora giocatori come Cerci, Darmian, Glik, Rodriguez e Brighi, ma serve linfa nuova che apporti più qualità e che permetta a Ventura di non dover adattare a ruoli non del tutto congeniali i calciatori per sopperire a mancanze in organico. Per motivi diversi e che non riguardano la persona, anche giocatori esperti e avvezzi alla serie A come Miccoli, Maxi Lopez, Calaiò e Almiron non è detto che siano la soluzione perfetta per il Torino, però scartarli a priori per questioni d’età, di qualche caratteristica tecnica che non coincide perfettamente con quelle auspicate o perché nell’ultimo campionato hanno avuto qualche acciacco o non hanno trovato grande spazio nelle squadre dove militavano non è lungimirante, bisogna prima ben ponderare tutte le variabili.
Alle volte un calciatore immesso in un contesto differente rende ben di più delle aspettative, se trova l’ambiente giusto, rivelandosi una pedina azzeccatissima, basta pensare a Rodriguez  arrivato la scorsa estate e ritenuto dai più una scelta almeno discutibile e, invece, quando è sceso in campo ha sostituito più che degnamente Ogbonna. Petrachi su Rodriguez non si era sbagliato, dare quindi al direttore sportivo un po’ più di fiducia magari aiuterebbe a formare una squadra che può disputare un più che dignitoso campionato di serie A, poi quello che vale per tutti vale anche per Petrachi: i risultati sul campo sono il giudice che stabilisce se e quanto ha fatto bene o male, purché però meriti e demeriti siano solo farina del suo sacco.

 

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