L'ineleganza di Diaconale: "Cairo contro la ripresa per mimetizzare il fallimento sportivo"

14.04.2020 12:35 di  Claudio Colla   vedi letture
L'ineleganza di Diaconale: "Cairo contro la ripresa per mimetizzare il fallimento sportivo"
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Dalle colonne della sua rubrica settimanale, "Taccuino Biancoceleste", postata sulla sua pagina pubblica presente su Facebook, Arturo Diaconale, responsabile comunicazione della Lazio, noto per la vis polemica e per le affermazioni talora sopra le righe che ne caratterizzano la dialettica, si è scagliato anche contro il patròn granata Urbano Cairo, in merita alla polemica relativa alla ripresa (o meno) delle attività calcistiche, nello specifico del campionato di Serie A. Di seguito il testo integrale:

"I conti di Urbano Cairo

Il presidente del Torino e di Rcs Urbano Cairo si è detto perfettamente d’accordo con il professor Gianni Rezza che ha espresso (confessando di essere un tifoso romanista) una opinione contraria alla ripresa dei campionati di calcio, sottolineando di condividere le parole del prof. Rezza in quanto esperto di conti, e capace di leggere correttamente quelli relativi all’andamento della pandemia del coronavirus nel nostro Paese.

Nessuno, ovviamente, può mettere in discussione che Cairo, grande e capace imprenditore, sappia fare i conti. Ma si tratta di capire di quali conti si stia trattando. Quelli che vengono forniti quotidianamente dalla Protezione civile sono talmente altalenanti e variabili da rendere difficile alla stessa comunità scientifica di elaborare previsioni attendibili sulla durata della pandemia. Al punto che, nel timore di sbagliare, la tendenza generale è quella di rifugiarsi nella proposta di prolungare al massimo il “tutti i casa” per sfuggire alla responsabilità di una possibile ripresa del morbo, scaricandola su chi non intenda rispettare la regola degli arresti domiciliari.

I numeri di Cairo, però, non sono quelli del professor Rezza, ma quelli che motivano anche altri presidenti di squadre di A (Massimo Cellino in primis) a chiedere l’annullamento del campionato. Sono i numeri della attuale classifica da cui emerge con chiara evidenza che a premere per evitare di giocare le 12 partite che mancano alla chiusura regolare del campionato sono quei presidenti le cui squadre o sono già condannate alla serie B (come il Brescia) o come lo stesso Torino potrebbero correre lo stesso pericolo. Azzerare, per loro, aiuterebbe a mimetizzare agli occhi dei propri tifosi il fallimento della stagione.

Si tratta di una interpretazione maliziosa? In questo caso – come diceva il gesuita cardinal Roberto Bellarmino (e successivamente Giulio Andreotti) – si fa peccato, ma spesso ci si azzecca!
"

Una piccola valutazione, a margine di quanto riportato, è doverosa. Nel momento in cui gli staff medici di ogni angolo d'Italia si stanno prodigando, a rischio della propria salute e di quella dei propri cari, nel tentativo di contenere un'emergenza di un'entità che nessuno, addetti ai lavori inclusi, sarebbe stato in grado di prevedere, restare così tanto focalizzati sull'ombelico del proprio proverbiale cortiletto, per ragioni di palese interesse - almeno quanto lo sarebbero quelle attribuite a Cairo - è offensivo, e inelegante, innanzitutto nei confronti di chi la tragedia l'ha vissuta e la sta vivendo in prima persona. Considerando, oltretutto, i tanti casi positivi riscontrati anche tra calciatori e membri degli staff tecnici dei club, non solo di Serie A, e non solo nel calcio italiano. E i vertici della Lazio - spiace dirlo - sembrano un po' troppo attenti all'interesse dei propri colori sociali e delle proprie casse, pur legittimamente inseguendo il sogno di uno scudetto spezzato, e un po' troppo poco a quello collettivo, di interesse. Quello di una normalità scivolataci tra le dita e libratasi nell'aere, una normalità che, anche a causa di chi persiste a sottovalutare la portata del dramma che ci avvolge e coinvolge tutti quanti, rischia davvero di non tornare più.