Il Torino ha con il Crotone l’ultima possibilità per salvare la faccia

Dopo le deludenti prestazioni e conseguenti sconfitte con Juventus e Verona i granata devono convincere e vincere con i pitagorici.
02.03.2018 10:22 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Il Torino ha con il Crotone l’ultima possibilità per salvare la faccia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il calcio è umorale e basta una vittoria per esaltare oppure una sconfitta o un grigio pareggio per deprimere, quindi, ci vuole un attimo per passare da toni trionfalistici a quelli del più cupo pessimismo e l’equilibrio nei giudizi è una rarità. Ci sono però momenti in una stagione che diventano cruciali e di conseguenza è oggettivo che vengano indicati come punti di svolta o comunque spartiacque. Il Torino è a un bivio e con il Crotone ha la possibilità, per la precisione l’ultima possibilità, di ritrovare la strada smarrita oppure andare alla deriva. Nel caso specifico non è questione di classifica perché il nono posto attuale pone la squadra di Mazzarri in una condizione che perseguire l’obiettivo stagionale dell’Europa League dipende non solo dai propri risultati, ma parecchio anche da eventuali passi falsi di Milan, Sampdoria e Atalanta. Passi falsi che se non avverranno taglieranno fuori i granata dall’Europa. Allo stesso tempo il nono posto garantisce al Torino di non essere risucchiato nella lotta per non retrocedere. Quindi, il bivio attiene alla possibilità di non trasformare la parte finale del campionato in un andare avanti per inerzia fra mediocrità e qualche acuto in positivo, che farebbe aumentare il già grande rimpianto per quello che poteva essere e non è stato.

Il Crotone è avversario oggettivamente alla portata al netto della squalifica di Burdisso, degli infortuni di Molinaro, Lyanco, Bonifazi e Rincon, per “El General” si tenta il recupero in extremis. La squadra di Zenga ha, però, una grandissima motivazione: restare in serie A. Questa motivazione farà si che i pitagorici proveranno a mettercela tutta per strappare punti al Torino cercando di superare l’oggettiva differenza qualitativa che c’è fra le due rose e i problemi legati agli infortuni o agli acciacchi di parecchi giocatori. Barberis e Benali non hanno grandi chance di essere a disposizione e per Stoian e Simic, già assenti nello scorso match con la Spal, si cerca il recupero che ha discrete possibilità di andare a buon fine per Cordaz e Ricci. Quindi se Mazzarri ha i suoi grattacapi per sopperire alle assenze Zenga non ne ha meno, anzi.

Il Torino ha l’obbligo di salvare al faccia dopo le deludenti prestazioni e sconfitte con la Juventus e il Verona e per riuscirci non solo deve vincere con il Crotone, ma anche sfoderare una prestazione che dimostri senza alcun dubbio il differente tasso tecnico che c’è fra le due rose e che in campo tutti hanno, dal fischio iniziale a quello finale, dato il cento per cento. Sui giocatori granata c’è pressione perché i tifosi sono, per usare un eufemismo, amareggiati e delusi dalle ultime prestazioni. Finora chi è andato allo stadio ha sempre sostenuto la squadra e ben poche volte si sono sentiti cori o fischi di disapprovazione, anche quando in campo si sono viste prestazioni non all’altezza. A tutto però c’è un limite e ormai il limite è stato raggiunto. Esprimere disapprovazione è più che legittimo e anche doveroso se si resta nell’ambito della civiltà senza sfociare in episodi anche solo di minima violenza verbale.

Il tifoso va rispettato perché è il cliente che paga per vedere lo spettacolo sia che si rechi allo stadio sia che resti a casa e veda la partita in televisione, quindi, se lo mettano bene in testa giocatori, dirigenti e allenatori - gli unici che alla fine subiscono le conseguenze più di tutti anche a fronte di colpe altrui – che l’impegno deve sempre essere massimo non a parole, ma con i fatti. Se si promette un immediato riscatto bisogna vederlo in campo, se si è lavorato bene in settimana non si può sfoderare una prestazione sotto tono, se si dice di aver allestito la miglior squadra degli ultimi venti, trenata o quarant’anni i risultati devono essere in linea con le affermazioni.