Il Torino alla sfida con se stesso per sfidare la Roma
Che dopo la sconfitta di Helsinki, non ammissibile per come è maturata a causa dell’atteggiamento in campo della squadra granata che ha avuto troppo pressapochismo e mollezza, sia normale che all’interno dello spogliatoio fra allenatore e giocatori e fra società, allenatore e giocatori ci sia un’approfondita analisi e magari anche una sorta di resa dei conti. C’è solo da augurarsi che tutti si assumano fino in fondo le proprie colpe individuali e che poi tutti insieme cerchino di trovare la soluzione ai problemi, senza minimizzare o cercare alibi nel tentativo di alleggerire le proprie responsabilità.
Il secondo tempo con il Parma, poi la partita con l’Atalanta ed infine quella con l’Hjk Helsinki: è quindi da due gare e mezza che il Torino non ha l’atteggiamento giusto in campo e anche se in campionato é riuscito a incamerare quattro punti non ci sono sufficienti motivi per essere soddisfatti, soprattutto dopo la sconfitta in Europa League, anche perché in precedenza c’erano stati altri match totalmente, con la Sampdoria, o parzialmente, con Verona e Napoli, mal disputati. Gioco e gol latitano, troppi calciatori stanno rendendo meno di quanto ci si aspettasse quest’estate. Eppure il Torino ha iniziato la preparazione il primo luglio e già quando si è recato a Bormio, prima parte del ritiro estivo, cinque giorni dopo dei ventisette giocatori che formano l’attuale rosa ve ne erano ventidue, comprendendo anche Basha e Farnerud rimasti a Torino per recuperare dagli infortuni accaduti nella stagione precedete e Darmian in vacanza post Mondiale, mancavano solo Castellazzi, Masiello, Gaston Silva, Quagliarella e Amauri, e comunque Masiello, Gaston Silva e Quagliarella sono arrivati prima della fine di luglio, quindi non si può dire che non ci sia stato il tempo per lavorare con il gruppo. Il Torino ha già disputato diciotto partite ufficiali fra Europa League e campionato, di conseguenza é impensabile che la squadra non abbia ancora trovato il giusto equilibrio e gli automatismi che le permettano di esprimersi al meglio, almeno al cospetto di avversari qualitativamente e tecnicamente non superiori, per non dire in alcuni casi anche inferiori. Errori arbitrali e infortuni fanno parte del calcio e non possono diventare alibi. Ed è meglio non aggrapparsi al fatto che in campionato l’anno scorso a questo stesso punto della stagione, dopo dieci gare, la squadra aveva un punto in meno, undici, rispetto ai dodici di quest’anno, perché nello scorso campionato aveva una differenza reti di zero (16 gol fatti e altrettanti subiti), mentre oggi è meno due (7 reti realizzate e 9 subite) e se da una parte i granata hanno incassato sette gol in meno dall’altra ne hanno segnati ben 9 di meno, che vuol dire che in media in ogni match hanno realizzato quasi una rete in meno.
La situazione a questo punto é critica, anche se non compromessa, però vanno trovati al più presto dei correttivi e non si può tentare di vivacchiare fino al cinque gennaio quando aprirà il mercato di riparazione perché potrebbe essere troppo tardi, nel senso che il Torino potrebbe aver lasciato troppi punti per strada per riuscire a ottenere i risultati della stagione scorsa. Ventura dovrà fare con il materiale che ha a disposizione, in fin dei conti almeno pubblicamente ha avvallato le scelte fatte dalla dirigenza e se non era convinto avrebbe potuto fare come Conte che si é dimesso perché riteneva di non avere un parco giocatori in linea con gli obiettivi che gli richiedeva la dirigenza juventina. Se il mister granata ha ritenuto che tutto sommato immettere dodici nuovi giocatori, parecchi dei quali giovani e provenienti da campionati esteri, non fosse un problema e se ha avvallato la riconferma di alcuni giocatori vuol dire o che ha sbagliato le valutazioni oppure che ha sopravalutato le sue capacità di riuscire ad amalgamare il gruppo. Ma Ventura non può essere il solo a finire sul banco degli imputati al suo fianco devono sedere la dirigenza e i giocatori. La dirigenza perché sembra non aver valutato con precisione i giocatori che ha preso finendo per spendere non bene i soldi. I giocatori perché commettono troppi errori individuali, fanno passaggi mal calibrati, non vincono i tackle, hanno difficoltà a saltare l’uomo nell’uno contro uno, sono imprecisi nell’esecuzione dei movimenti, sbagliano nella scelta dei tempi negli inserimenti, non mirano bene lo specchio della porta e a tratti hanno carenze di concentrazione.
Domani sera la Roma molto probabilmente schiererà Totti, Gervinho e Pjanic e il Torino dovrà prestare la massima attenzione dimostrando, prima di tutto a se stesso, che ha voglia di lottare su ogni pallone, che non si affiderà solo alla tattica e all’esecuzione degli schemi e dei movimenti appresi più o meno bene a memoria, che forse finiscono per togliere un po’ di spirito d’iniziativa ai giocatori e rendono prevedibile sempre di più il gioco man mano che sono riproposti e quindi conosciuti dagli avversari. I tifosi del Toro meritano di non rivedere più il Torino del secondo tempo con il Parma, di quello che ha affrontato l’Atalanta e ancor di più della pseudo-squadra che si è presentata al cospetto dell’Helsinki. Il Torino può fare meglio, quindi lo faccia.