Il centrocampo del Torino ha nodi da sciogliere anche in ottica futura
Non è un caso che Mazzarri effettui tanti cambi a centrocampo: una quadra che lo convinca davvero, evidentemente, non l’ha ancora trovata. In difesa - reparto solido con al passivo ventisei gol, quarta miglior retroguardia del campionato, alla pari col Milan - viceversa, gli avvicendamenti sono generalmente poche, con Izzo e N'Koulou pressoché inamovibili, e un minimo di alternanza tra Djidji e Moretti. I due, di fatto, si dividono il posto da titolare: per il veterano granata, le trentasette primavere e un problema (superato) all'adduttore della coscia destra, e per il franco-ivoriano, l’arrivo a ridosso dell’inizio del campionato e il trauma contusivo muscolare alla coscia sinistra, prima, e la distorsione al ginocchio destro con parziale lesione del menisco, più di recente, hanno rappresentato un limite a una titolarità definita.
In attacco, Belotti punto fermo del 3-5-2, affiancato da una sorta di rotazione tra Iago Falque e Zaza. Lo spagnolo nell’ultimo periodo è meno al centro della visione del gioco di Mazzarri, mentre l'ex-Juve continua ad alternare prestazioni discrete ad altre sotto la soglia della sufficienza. In poche occasioni, per lo più spezzoni di gara, si è visto il tridente.
Il centrocampo è il fulcro di ogni squadra, il reparto strategico sia in fase difensiva sia in quella offensiva, e quando non detta gli equilibri del gioco, qualche problema c’è. Il Torino, infatti, pur essendo in corsa per l’Europa League, ha qualche difficoltà a segnare, e di tanto in tanto inciampa in prestazioni che fanno perdere punti, continuando così a rinviare il famoso salto di qualità, com’è accaduto con il Bologna sabato scorso. Questo spiega perché Mazzarri provi soluzioni differenti: sia di gara in gara, sia nell'ambito della stessa partita, cambiando gli interpreti a centrocampo (come si può vedere dai dettagliati dati riportati nell’articolo di ieri su titolari e riserve: https://www.torinogranata.it/primo-piano/titolari-o-riserve-ma-chi-lo-e-veramente-86920). Tra i centrocampisti Rincon è da considerarsi il vero insostituibile della squadra per grinta, esperienza e determinazione. Anche lui è incappato in qualche errore, ma il suo apporto risulta strategico, e quasi sempre determinante. Ognuno degli altri, Meïté, Baselli e Lukic, ha qualità sì utili, ma non sempre, per motivi differenti, effettivamente al servizio della squadra. Meïté è dotato di grande fisicità: capita, però, che non riesca a controllarla. Infatti, qualche fallo di troppo lo commette, e dopo un avvio di stagione positivo - aveva molto ben impressionato per come in breve tempo si era calato nel calcio italiano e si era integrato con la squadra – sembra essersi involuto ,e sta collezionando prestazioni non all’altezza di quanto ha dimostrato di saper fare. Baselli è il classico giocatore "dai piedi buoni", ma che pecca un po’ per continuità di rendimento e, forse, non sempre osa le giocate che ha nelle corde. Lukic è giovane, ma si è riuscito a ritagliarsi spazi significativi solo nell’ultimo periodo. Evidentemente però la poca esperienza lo porta a eseguire il proverbiale "compitino", senza imporre maggiormente la sua visione di gioco, con le intuizioni e i giusti tempi nelle giocate che ha già dimostrato di avere. Ovviamente commette qualche errore, per lo più perdonabile per i suoi ventidue anni. Discorso simile anche per quel che riguarda gli esterni. Ansaldi ha qualità sopra la media e grande esperienza, quindi, in qualunque posizione sia collocato, anche da mezzala, il suo rendimento è sempre positivo, ma gli acciacchi ne condizionano purtroppo l’utilizzo. De Silvestri fa parte della categoria dei giocatori “combattenti”. La generosità non gli manca, e non difetta nell’impegno; qualche volta, però, trascura la qualità nelle giocate, e in talune circostanze, forse, temendo di lasciar scoperta la sua zona di competenza, non affonda in avanti come dovrebbe. Aina è una forza della natura, per come stantuffa su è giù lungo la fascia, ma non sempre è impeccabile nell’uno contro uno. Può migliorare, ma deve farlo in fretta. Berenguer rischia di essere un giocatore al quale è difficile trovare una collocazione precisa. Sulla fascia, tuttavia, può giocare da esterno d’attacco, da laterale di centrocampo, e anche da terzino, essendo migliorato in fase difensiva. Mazzarri, non per nulla, lo ha definito un jolly che, quando sta bene, può fare un po' di tutto.
Buona parte dei centrocampisti ha accumulato numeri significativi in termini di presenze e di minutaggio; al stesso tempo, però, non si può non notare che i cambi spesso sono in correlazione con prestazioni non del tutto soddisfacenti della squadra. Se poi si paragonano i minuti di Belotti, il giocatore che ne ha collezionati più di tutti nel Torino, 2768, e quelli dei centrocampisti Rincon (2268'), Meïté (1997'), Aina (1996'), De Silvestri (1816'), Baselli (1778'), Ansaldi (1267'), Berenguer (916'), Lukic (639'), il divario con quasi tutti c’è. Solo nel caso di Ansaldi tale ammanco è dovuto a un infortunio; ma per gli altri, Rincon a parte, c’è una differenza che nel miglior caso equivale a più di otto partite in meno giocate. Al termine della stagione si faranno le valutazioni definitive, ma già ora, a prescindere dal piazzamento finale del Torino, si può dire che il centrocampo in ottica futura va rivisto, e ne va aumentata la qualità.