Esclusiva TG - Mattia Aramu: "Sogno di giocare un giorno con il Toro in serie A"
Se c'è una cosa che ha sempre messo d'accordo tutti i tifosi del Toro, esaltandoli, è il vedere i ragazzi cresciuti nel vivaio (un tempo al "Fila") esordire e conquistarsi il posto da titolare in prima squadra. Tra i prodotti del fertile vivaio granata in giro per l'Italia, spicca Mattia Aramu, in prestito a Livorno dopo una stagione a Trapani. Ciriacese, classe 1995, ha fatto tutta la trafila nelle giovanili del Toro e dopo una stagione e mezza tra i professionisti, è arrivata anche la chiamata di Di Biagio per l'esordio in under 21. Lo abbiamo intervistato inesclusiva, queste le sue parole:
Ciao Mattia, come procede il prestito a Livorno? La stagione della squadra è abbastanza tribolata, ma personalmente come ti stai trovando con i labronici?
“Finora mi sono trovato più che bene, è una società importante nel panorama del calcio italiano. Chiaramente la classifica non è delle migliori e a noi non resta che ragionare da squadra che si deve salvare mettendo, in campo tutte le proprie forze e anche qualcosa in più. La serie B è una categoria complicata, tutto può succedere nell’arco di un campionato così lungo, noi lo sappiamo bene. Siamo pronti a giocarcela contro tutti”.
Riguardo la tua stagione, avevi iniziato molto bene, Panucci ti schierava spesso, poi l’infortunio al menisco e i continui cambi di allenatore non hanno aiutato. Sei tornato da qualche giornata, ti senti già al 100%?
“L’infortunio a cui fai riferimento è di dicembre, a metà gennaio ero già pronto, ma dopo una sola gara mi sono di nuovo infortunato al flessore, forse perché avevo affrettato il rientro. Adesso è un mesetto che sono a posto fisicamente, mi sento bene anche se non sono al 100%. Manca poco comunque per tornare al massimo livello. Già nelle ultime gare dove ho avuto a disposizione un buon minutaggio, ho fatto molto bene”.
Speri quindi in un finale di stagione con qualche gara da titolare in più?
“Ho sempre giocato quando non c’erano problemi fisici, credo che se le prestazioni resteranno di questo livello non avrò problemi a ritagliarmi i miei spazi. Spero solo che la squadra possa risollevarsi, il gruppo è più importante del singolo”.
Tra i vari mister che si sono succeduti sulla panchina amaranto, con chi ti sei trovato più a tuo agio?
“Panucci è l’allenatore che mi ha voluto, all’inizio mi ha sempre schierato. A lui devo molto. Poi è stato esonerato mentre io ero in infermeria ed è arrivato Mutti. Purtroppo è stato esonerato mentre ero convalescente, quindi non l’ho conosciuto più di tanto. Però penso che le mie qualità non gli dispiacessero perché appena mi ha avuto a disposizione mi ha fatto giocare, anche se solo per 20 minuti. Adesso con Colomba ho avuto modo di giocare, mi vede bene e ho ripagato la sua fiducia con prestazioni di buon livello, come quella di Vicenza. Ho comunque avuto con tutti un ottimo rapporto”.
Parliamo un po’ di tattica: sei molto giovane eppure hai già ricoperto tanti ruoli in carriera, dalla seconda punta all’ala, dal centrocampista centrale al trequartista. Quale è il ruolo che senti davvero tuo?
“Dipende dal modulo in effetti, io mi adatto. Se si gioca 4-3-3 prediligo il terzo d’attacco, se si gioca col 4-4-2 amo stare largo a destra, se si gioca col trequartista mi piace giostrare proprio in quel ruolo”.
Questo girovagare per il campo, senza che i tuoi allenatori ti abbiano trovato una collocazione definitiva è quindi una questione solo di modulo?
“No, direi che ho sempre giocato nelle posizioni a me consone. A parte l’anno scorso quando Boscaglia mi schierava centrale di centrocampo dove non mi trovo proprio, ma già con Cosmi sono tornato a spaziare tra le linee da trequartista. Adesso con Colomba sto facendo l’esterno d’attacco a destra e va più che bene”.
A proposito di Cosmi, un tecnico sanguigno e grintoso che in virtù di queste caratteristiche molti vedrebbero bene sulla panchina della squadra che ti ha lanciato. Tu lo vedresti ad allenare il Toro?
“Io lo considero un grande allenatore. Le sue doti principali sono quelle di motivatore, ma ha anche un grande carisma. Penso farebbe bene al Toro, ha quel carattere che tutti i granata vorrebbero vedere nell’allenatore della propria squadra”.
Anche Longo, tuo mister nella Primavera granata, lo hai definito un “motivatore”, uno che faceva tremare i muri quando le cose non andavano per il verso giusto. Forse anche lui potrebbe essere l’uomo giusto quando Ventura lascerà libra la panchina del Torino.
“Assolutamente si. Ritengo sia un ottimo allenatore, può far molto bene anche tra i “grandi” e spero che il prossimo anno possa avere un’opportunità in serie B, o magari proprio al Torino, ci starebbe alla grande”.
Passiamo allora definitivamente dall’amaranto al granata: è corretto affermare che devi tutto al Toro?
“Il Torino è quello che mi ha cresciuto sin dai pulcini, non posso dirti altro che spero un giorno di giocare con quella gloriosa maglia in serie A”.
Hai fatto tutta la trafila delle giovanili con i granata in effetti, rifiutando anche più di una volta la corte dell’altra squadra di Torino. Facciamo godere un po’ i tifosi, raccontaci come andarono le cose.
“Si devo dire che la Juve mi ha cercato tante volte. Per due volte ero troppo piccolo per decidere da me, mi è stato imposto dai genitori e dalle persone che avevo intorno il rimanere dove stavo e dove mi trovavo benissimo. Ero davvero piccolo e non capivo bene i meccanismi che avrebbe messo in moto un passaggio tra le due rivali cittadine. Mi consigliarono per il meglio diciamo. Poi l’anno degli allievi nazionali, ci fu un altro interessamento, ma non ci pensammo neppure un attimo, non c’era la possibilità né la volontà di andare in bianconero”.
Con l’attuale mister dei granata hai fatto un intero ritiro pre campionato e spesso sei andato in panchina, sebbene senza riuscire a esordire. Del suo rapporto con lui cosa ci puoi raccontare?
“Il mister lo conosco come allenatore, non come persona. Come hai detto tu oltre al ritiro ho fatto anche un bel po’ di panchine e come allenatore non posso dire nulla: è uno che ti insegna davvero tanto. Umanamente invece non lo conosco, sono stato poco con lui. Abbastanza per dirti che è un grande allenatore e lo si vede ogni domenica per come fa giocare il Torino”.
Invece dei senatori di quella squadra con chi hai legato di più?
“Erano tutti disponibili e simpatici, se devo fare dei nomi direi Glik, Darmian ed El Kaddouri. Era tutta gente che aiutava noi giovani, dei professionisti esemplari. Con quelli di cui sopra ho preso un po’ più di confidenza, con loro mi trovavo bene anche fuori dal campo. Un bel gruppo, ricordo con piacere anche Bellomo e D’Ambrosio: una squadra che ha raggiunto l’Europa League, davvero una splendida annata”.
Credi che la delusione più grande della tua ancora giovane carriera sia la finale scudetto persa contro il Chievo Primavera ai rigori?
“Sicuramente è stato un grande rammarico: ci abbiamo creduto tanto, essere arrivati fin lì e non realizzare il sogno quando sei ad un passo è difficile da mandare giù. Adesso però dopo due anni di professionismo capisco che non era la partita della vita, però a quell’età è l’obiettivo maggiore che ti poni a inizio stagione e quindi fu un gran peccato vederlo sfumare dagli undici metri”.
Dei tuoi compagni di quell’avventura molti giocano con buoni risultati come te, chi in serie B chi in Lega Pro. Qualcuno lo senti ancora? Pensi ci sia qualcuno pronto a tornare al Toro e giocarsi le proprie carte in granata?
“Sono rimasto in ottimi rapporti con Cinaglia, Parigini e Barreca. Questi ultimi stanno facendo cose molto buone a Perugia e Cagliari, li conosco molto bene. Vittorio ha grandi qualità, se continua così è giusto che tenti l’avventura in serie A. stesso discorso vale per Antonio che si sta mettendo in mostra in una piazza difficile, ma il suo spazio è riuscito a ritagliarselo”.
Passiamo al capitolo nazionali. Hai giocato con molte selezioni azzurre, ma di recente hai esordito con la under 21: che emozione hai provato?
“Un’emozione sicuramente grandissima, perché sin da piccolo cerchi di arrivare in nazionale maggiore e il passaggio per l’under 21 è importante se non obbligato. Quest’anno ho fatto una sola apparizione, in cui credo di aver fatto anche abbastanza bene, ma a causa dell’infortunio non ho potuto dar seguito al percorso iniziato. Se continuo a giocare bene però posso togliermi le mie soddisfazioni”.
Tra l’altro in quella gara sei subentrato proprio al posto di un granata: Marco Benassi. In ritiro avete parlato un po’ del Toro?
“Si certo, tra l’altro lui è stato anche a Livorno quindi ci siamo scambiati molte opinioni su entrambe le piazze. In Toscana lui è stato molto bene, abbiamo parlato un po’ di tutto dalla vita di città agli allenamenti alle tifoserie molto calde di entrambi i club. Nel complesso sta molto bene a Torino, così come mi aveva raccomandato Livorno”.
Un’ultima domanda: ti senti pronto per il grande salto in serie maggiore o pensi possa farti bene un’altra stagione in cadetteria?
“Adesso penso a fare bene in questo finale di campionato. Se gioco come so e sto bene fisicamente, vorrei poi giocarmi le mie possibilità in serie A con qualsiasi squadra, chiaramente se col Toro ancora meglio”.
Alex Bembi