ESCLUSIVA TG – Di Gennaro: “Il Torino deve provare ad arrivare in Europa. Juric mi auguro per il Toro che resti”

29.03.2023 11:00 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Antonio Di Gennaro
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Antonio Di Gennaro

Antonio Di Gennaro è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Di Gennaro è un ex calciatore e allenatore e attualmente è commentatore e opinionista televisivo. Con lui abbiamo parlato del Torino.

Siamo arrivati alla volata finale: 11 partite senza più soste del campionato. Che cosa ci si può aspettare dal Torino che condivide il 9° posto con Bologna e Fiorentina ed è dietro di un punto all’Udinese e di quattro alla Juventus?

“Conoscendo Juric, la sua mentalità e la sua voglia di migliorare sempre la squadra, penso che, grazie anche alla sosta che ha permesso il recupero di qualche giocatore e di perfezionare la condizione, il Torino si concentrerà a centrare e sperare di arrivare a piazzarsi per un posto in Europa. E’ difficile raggiungere questo obiettivo, ma, ripeto, conoscendo il carattere dell’allenatore, che di solito dove lavora migliora tutto, mi aspetto un Torino con la mentalità di giocare per vincere e con le caratteristiche che lo hanno contraddistinto finora. A volte qualche risultato non è stato a favore, ma in linea di massima sta facendo un campionato in regola con quelle che mi sembrano fossero le previsioni della società”.

I Torino arriva dalla sconfitta per 4 a 0 in casa con il Napoli e il prossimo avversario è il Sassuolo, che ha un punto in meno. All’andata vinsero gli emiliani con un gol al 93esimo di Alvarez e qualche rimpianto per i granata. Per lei è diverso, e se sì quanto, questo Torino da quello del 17 settembre?

“E’ differente. Come dicevo, Juric ha lavorato tanto e sono passati mesi e vedendo giocare il Torino le prestazioni sono mutate.  Il calcio italiano non rappresenta il massimo a livello tecnico e le squadre come il Torino, lo stesso Sassuolo che si è ripreso bene, e l’Atalanta sono piacevoli da vedere. Il Napoli fa storia a sé quest’anno. Il Torino è migliorato tantissimo e può giocarsi le sue carte, anche perché, secondo me, il Sassuolo si esprime meglio in trasferta e quindi in casa dovrà giocare a ritmi alti. Il Sassuolo ha qualità e tecnica, ma il Toro oltre ad avere anche lui qualità e tecnica gioca a ritmi alti, un po’ alla Gasperini o alla Tudor l’anno scorso al Verona e un po’ lo sta facendo anche il Monza con Palladino. Il Torino avendo queste caratteristiche costringerà appunto il Sassuolo a giocare a ritmi alti e quindi sarà una partita tecnicamente e tatticamente di livello alto. Me lo auguro, ma conoscendo tutti e due gli allenatori penso che sarà così. Il Torino oltretutto non è una squadra che specula sul pareggino e poi se deve giocarsi le sue carte per arrivare in Europa è normale che in casa o in trasferta non faccia differenza”.    

Il rinnovo di Juric è argomento che tiene banco: secondo lei, resterà al Torino?

“Me lo auguro per il Torino. Al di là del suo carattere e delle sue esternazioni , ma quello che ha fatto prima al Verona o anche la Crotone e quello che sta facendo ora al Torino è un allenatore che dà molto. Caratterialmente e per alcune esternazioni può lasciare un po’ così, ma sono situazioni che basta chiarire, credo io. Al Verona ha fatto qualche cosa di straordinario e in più ha valorizzato dei calciatori portando delle plusvalenze importanti e al Torino anche, quindi se lo si valuta sotto l’aspetto del prodotto che ha confezionato non si può che sperare che resti. Io poi sono per la continuità nel lavoro. Faccio sempre un esempio anche se riguarda la cadetteria, Fabio Grosso sta dominando il campionato con il Frosinone e tre anni fa vi arrivò dovendo salvare la squadra dalla Serie C, l’anno scorso è arrivato nono e quest’anno sta dominando. Questo vuole dire che nel calcio serve la continuità, soprattutto nel lavoro. Sappiamo quello che richiede Juric, a volte con mezzi un po’ così come a Verona o l’estate scorsa con Vagnati e poi qualche problema che ha avuto con il presidente Cairo con certe sue dichiarazioni, ma penso che voglia far emergere il Torino perché crede nel lavoro che fa e credo che sia questo ciò che richiede il calcio: investimenti importanti senza fare spese folli, come il Napoli insegna, e cercare di ridurre il monte ingaggi, che è stato il problema delle società negli ultimi vent’anni che si sono poi indebitate, e cercare di fare un calcio importante. Su queste cose e su queste basi mi sembra che Juric si sia sempre espresso. Poi se si vuole andare in Europa League bisogna alzare il livello, la qualità della squadra e soprattutto l’organico”.

Forse la carenza del Torino è proprio quella di non avere una panchina che sia di qualità non troppo inferiore ai titolari.

“Se si ha solo la prospettiva di giocare il campionato va anche bene, ma se si va in Europa serve altro e lo stiamo vedendo perché si giocano tante partite, ci si allena poco e di conseguenza quindi bisogna avere un organico non dico formato da 22 titolari, ma quasi. Questo non è solo un problema del Torino, ma un po’ di tutte le squadre. Ogni allenatore ha il suo metodo e alla fine prima si giocava in 13-14 e ora, con i cinque cambi, in 16-18 ma non di più. Per cui arrivare ad avere 22 titolari diventa poi difficile la gestione perché qualche giocatore magari rimane ridimensionato”.

Tra i giocatori del Torino chi può fare la differenza nel finale di campionato?

“Mah, il Torino fa un gioco di collettivo. A me piace molto Ricci, lo ritengo uno dei centrocampisti più forti in prospettiva. Ha veramente fatto un salto di qualità, non solo nel Toro ma anche prima. Come dicevo all’inizio, con Juric se lavori e fai  quello che lui ti dice puoi crescere. Ricci gioca nel ruolo che facevo io e ho visto che è cresciuto in maniera esponenziale a livello fisico, tattico e tecnico e se poi farà anche qualche gol diventerà un calciatore da Nazionale maggiore e c’è già quasi. Di solito si dice che la differenza la devono fare gli attaccanti e lui è un centrocampista, però è un giocatore che può dare molto alla squadra. Un altro giocatore che mi piace tanto è Miranchuk, che è un mancino, come tanti stranieri non sempre sono continui nel rendimento, ma può fare la differenza.  Un allenatore di solito per le qualità che ha una maglia da titolare gliela dà sempre. Crea non solo la superiorità numerica, ma tutto perché ha qualche cosa in più degli altri. Miranchuk ovviamente deve combaciare con il lavoro della squadra, ma ha anche la personalità di provare e rischiare la giocata e d’altronde se non lo fa lui chi lo fa?”.