E’ doveroso spendere due parole per Berenguer

L’esterno sinistro d’attacco è entrato in concorrenza con Ljajic e Niang.
13.12.2017 10:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
E’ doveroso spendere due parole per Berenguer
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Lunedì sera a Roma con la Lazio è iniziato il campionato di Berenguer perché lo spagnolo, arrivato in estate dall’Osasuna, ha disputato una partita come ci si aspetta da uno che gioca in serie A in una squadra che ambisce al’Europa League. Sono trascorse quindici giornate prima di vedere che il ragazzo, perché di ragazzo si tratta poiché ha ventidue anni, ha buona stoffa e non è il classico flop di mercato, il Torino per lui ha sborsato cinque milioni di euro e ve n’è un altro di bonus. Qualcuno potrà pensare che Mihajlovic avrebbe potuto utilizzarlo di più già prima, ma quando in precedenza l’aveva mandato in campo il giocatore non ha fatto vedere chissà che cosa, anzi incideva poco o nulla, quindi era normale che il mister non lo utilizzasse più di tanto, pur concedendogli in campionato una maglia da titolare nella prima e nella seconda partita e poi spezzoni di gara per dargli la possibilità di mettersi in mostra. Poi la svolta, Ljajic in castigo in tribuna e Ninag fuori per infortunio con la concorrenza ridotta è toccato a Berenguer che ha vinto la possibilità di giocare fin dal primo minuto su Boyé e su Edera, che come dice Mihajlovic dà il meglio se posizionato a destra e lo si è visto quando è entrato al posto di Falque (70’), il suo gol è stato il più bello della serata.

E’ normale chiedersi perché Berenguer ci abbia messo un po’ prima di, diciamo, “sbloccarsi”, ma riflettendoci è anche logico. Il ragazzo prima di approdare al Torino aveva sempre e solo giocato nell’Osasuna, squadra della sua città natale, Pamplona, che fa la spola fra la Segunda División e la Liga. Trovarsi, quindi, a ventidue anni appena compiuti, li ha fatti il 4 luglio, catapultato nel calcio italiano, che sarà pure in crisi ma rimane sempre una realtà complessa, soprattutto la serie A, in una squadra che ha ambizioni di classifica e che gioca diversamente dall’Osasuma, con un allenatore nuovo e compagni che non conosceva non deve essere stato facile per lui. Se si aggiunge che se il Torino continuerà con il 4-3-3 nel suo ruolo, esterno d’attacco sinistro, ha più di un concorrente e tutti già avvezzi alla serie A, Ljajic, Niang e Boyé, il quadro è completo.

Con la Lazio Berenguer ha sfruttato al meglio l’occasione perché ha disputato una buona gara impreziosita da un bel gol, voluto e realizzato. Infatti, al minuto 54’ è avanzato palla al piede, si è accentrato ed è entrato in area, pressato da due avversari ha cercato di servire Rincon, ma la sfera è rimasta a metà strada e così, più lesto di tutti, se ne è re-impossessato e con un diagonale ha segnato il gol che ha sbloccato il risultato, sua prima rete in granata. Sicuramente deve migliorare soprattutto in fase difensiva, ma se continuerà così non corre più il rischio di essere un “oggetto” misterioso sul quale Mihajlovic e il Torino non possono contare. Senza mettergli sulle spalle troppa pressione, ma da lui ci si aspetta continuità. Capiterà che dovrà ancora accomodarsi in panchina perché il mister a seconda dell’avversario da affrontare e/o dello stato di forma suo e dei compagni preferirà schierare un altro, però, queste sono normali dinamiche, ma è importante che Berenguer abbia avuto la capacità di farsi trovare pronto con la Lazio, squadra di livello, e che allenandosi seriamente e duramente migliori dov’è ancora carente in modo da contribuire ai successi del Torino.