Darmian e Peres non possono andare via: rinforzi non cessioni
Il calciomercato impazza anche se riaprirà solo il cinque gennaio, quindi è il momento di essere molto chiari. Il Torino non può assolutamente permettersi di vendere i pezzi più pregiati e a dirlo è la classifica: quindicesimo posto dopo tredici giornate e la zona retrocessione a soli due punti. In casa granata i giocatori che fanno gola ad altri club sono due: Darmian e Peres, guarda caso due terzini, il primo ormai in pianta stabile nel giro della Nazionale e capace di agire a destra come a sinistra e il secondo uomo di fascia destra. Pensare che i due restino a lungo in granata, soprattutto se la squadra non otterrà risultati di un certo livello, è pura illusione, però è altrettanto pacifico che non è possibile cederli a gennaio a nessun prezzo, salvo che non si voglia deliberatamente condannare la squadra a lottare solo ed esclusivamente per la salvezza, senza garanzie che ci riesca per giunta.
Ovviamente è impensabile che anche solo uno dei due faccia le valige nell’immediato, per quel che riguarda giugno il discorso è molto differente ed è meglio che tutti inizino a farsene una ragione: Darmian al novanta per cento farà le valigie e Peres al massimo potrà restare un’altra stagione soprattutto se continuerà ad esprimersi come ha fatto ultimamente, molto dipenderà dalla classifica finale del Torino. In linea di principio non c’è bisogno perché è pacifico, ma se dalla società arrivasse la voce che Darmian e Peres sono incedibili a gennaio si eviterebbero voci e vocette che li accostano a questo o a quell’altro club, Roma, Napoli e Juventus su tutti.
Il Torino ha un bisogno assoluto di essere rinforzato perché quest’estate dei dodici nuovi arrivati (Castellazzi, Jansson, Gaston Silva, Bruno Peres, Molinaro, Ruben Perez, Nocerino, Benassi, Sanchez Miño, Quagliarella, Amauri e Martinez) più le conferme di Masiello, El Kaddouri, Larrondo e Barreto, solo Peres e Jansson hanno dimostrato che nel Torino ci possono stare eccome, tutti gli altri, lasciando stare Castellazzi che è il terzo portiere e Quagliarella e Amuri sui quali bisognerebbe fare un discorso lungo e molto articolato, chi più chi meno e per motivi differenti hanno deluso in parte, parecchio o quasi del tutto. Le cause sono varie: non ritenuti del tutto funzionali e quindi relegati a comprimari; non hanno ancora completamente compiuto il percorso d’apprendistato che pretende l’allenatore; infortuni; discontinuità di rendimento.
Bocciato quindi il mercato estivo, in quello di riparazione a gennaio il Torino non dovrà commettere errori. L’ideale sarebbe cedere chi non si è dimostrato all’altezza e prendere due attaccanti e un centrocampista, tutti e tre di qualità. Senza però pensare che prima di acquistare o farsi prestare si deve vendere o trovare una collocazione per chi non è più funzionale al progetto, altrimenti i rinforzi, se arrivano, arriveranno solo alla fine della sessione di mercato quindi a fine gennaio o il primo febbraio (chiusura del mercato fissata per lunedì 2 febbraio alle ore 23) e si saranno già giocate due giornate del girone di ritorno, la seconda infatti cade domenica primo febbraio. Giovinco e Zapata non dovrebbero lasciare Juventus e Napoli prima di giugno e se così fosse due obiettivi del Torino sono già sfumati. L’ingaggio di Pazzini è fuori dai parametri granata. Gilardino e Diamanti sono andati in Cina allettati da ingaggi elevati, quindi è molto ma molto difficile, per non dire impossibile, che tornino indietro l’uno dopo sei mesi l’altro dopo un anno. Il nome di Cassano è da considerarsi una provocazione e restando in tema allora si potrebbe aggiungere anche quello di Klose, rimarrebbe quindi da valutare bene chi fra i vari Pinilla, Zarate, Pavoletti, Paloschi e Pandev, che sono fra i più chiacchierati in ottica granata, possono rappresentare un vero rinforzo. C’è poi da individuare un regista perché senza un uomo che detti i tempi di gioco e imposti la manovra offensiva a centrocampo arrivassero anche attaccanti di grande spessore rischierebbero di essere troppo isolati e di sbattersi molto senza poi concludere per quanto fanno, esattamente come accade a Quagliarella e Amauri.