Creare identità di gruppo e diventare una famiglia questo deve essere il Toro per Nicola. E per gli altri?
Archiviato il girone d’andata e il debutto di Davide Nicola sulla panchina del Torino adesso è tempo che s’intraprenda la cavalcata per restare in Serie A. Ci sono 19 partite, a iniziare da quella di questa sera con la Fiorentina, e 57 punti in palio e i granata ne dovranno conquistare almeno 21, meglio tra i 23 e i 26, che sommati ai 14 finora incamerati li porterebbero ad averne 35-40. 35 potrebbero anche bastare se l’andamento delle altre squadre, Crotone, Parma, Cagliari, Genoa, Spezia e Udinese, che lottano per la salvezza non dovesse subire un’accelerata, mentre 40 è la soglia che di solito è considerata quella della quota salvezza. Per cui in quei 5 punti di differenza potrebbe esserci l’agognato traguardo. Se si chiede ad allenatori, giocatori o dirigenti a che quota fissano la salvezza si ottiene la risposta che non si devono fare calcoli e che ogni partita deve essere come una finale e che i conti si fanno alla fine, ma di fatto tutti sanno che una tabella, che di gara in gara può un po’ variare a seconda dei risultati propri e altrui, la si deve fare e rispettare per raggiungere l’obiettivo. Nicola ha già detto che a lui le frasi fatte come ogni partita è una finale non gli piacciono e che non le pronuncerà mai e infatti punta su altro per spronare i suoi giocatori.
Per l’allenatore del Torino conta l’identità di gruppo e dal suo arrivo dice che va creata e che il Toro deve diventare una famiglia. Nulla da eccepire, ma tutto questo lo si deve vedere in campo. Nella gara con il Benevento lo si è percepito solo nella seconda frazione di gioco, ma questa sera lo si dovrà vedere fin dal primo istante e per tutta la partita. Il match con la Fiorentina sarà un banco di prova importante per capire se il gruppo si sta formando e se i giocatori sono convinti e credono che valga la pena lottare fino in fondo. Per questo il mister ieri nella conferenza stampa pre-partita ha citato uno spot pubblicitario dove un giovanissimo Kobe Bryant: diceva: “Se non credi in te stesso, chi ci crederà?”. La Fiorentina è appena fuori dalla lotta per la salvezza grazie alle recenti vittorie con Cagliari e Crotone per cui sarebbe fondamentale per il Torino batterla riuscendo così anche a superare lo scoglio psicologico che in questo campionato in casa non ha ancora mai vinto.
Intanto dal mercato non sono arrivati rinforzi che possano essere utilizzati questa sera perché Sanabria è stato sì preso, ma manca l’ufficialità ed è difficile che tutte le carte arrivino in tempo e gli iter burocratici si possano espletare per riuscire ad inserirlo nelle lista dei convocati e poi se anche accadesse non ha praticamente quasi avuto neppure il tempo di conoscere i nuovi compagni e di conseguenza sarebbe difficile mandarlo in campo e chiedendogli di essere utile alla causa. Per il resto si attende che venga preso un centrocampista in ballo c’è Mandragora se l’Udinese, che lo ha in prestito dalla Juventus, accetterà di privarsene e in alternativa i vari Lerager e Kurtic. Magari poi di qui a lunedì, ultimo giorno del calciomercato, spunterà qualche altro nome, l’importante che alla fine qualcuno funzionale a colmare le lacune in mediana sia preso. Sarebbe decisamente in contro tendenza al creare un’identità di gruppo e al far diventare il Toro una famiglia se non arrivasse nessun rinforzo per il centrocampo e il segnale che si darebbe ai giocatori su quanto la dirigenza crede nella salvezza sarebbe negativo. Perché non basta un attaccante per risolvere i problemi di questo Torino che, per quanto scalcagnato e con Belotti che manca all’appuntamento con il gol dalla partita con la Roma del 17 dicembre, di reti finora ne ha segnate 28 collocandosi per questo aspetto al decimo posto, la vera questione sono i gol subiti che ammontano a 37 e pongono la squadra insieme al Cagliari al penultimo posto di questa specifica graduatoria e che in assoluto tiene ancorati i granata nei bassifondi della classifica, per la precisione sono sul terzultimo gradino insieme al Cagliari. Il centrocampo è l’anello debole di questa squadra infatti supporta poco l’attacco e, soprattutto, non fa da barriera protettiva alla difesa, che commetterà tanti errori, ma che troppe volte si è trovata in difficoltà proprio perché non adeguatamente protetta. Un centrocampista serve ed è già stato perso troppo tempo nell’individuarlo e prenderlo. Sarebbe una beffa se alla fine neppure arrivasse.