Cairo i messaggi ai tifosi vanno dati eccome e vanno detti anche gli obiettivi

06.08.2020 12:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Urbano Cairo
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Urbano Cairo
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I rapporti tra buona parte della tifoseria del Toro e il presidente del Torino Fc Urbano Cairo da tempo sono deteriorati, anche oggi al Fila è stato appeso uno striscione, poi rimosso, contro di lui "15 anni da giullare, da Torino te ne devi andare". I primi hanno più e più volte espresso il desiderio che lui se ne vada, ma lui non è ha la minima intenzione. Dopo il campionato appena concluso in modo negativo, 16° posto e salvezza raggiunta a due giornate dalla fine grazie al lavoro immane e costellato di grandi difficoltà di Moreno Longo, che non è stato neppure ringraziato pubblicamente, da ieri è iniziato il nuovo corso, che aveva già avuto un’anticipazione con l’arrivo del direttore tecnico Vagnati del segretario Bernardelli e dell’ufficializzazione di Moretti a team manager, con l’ingaggio di Marco Giampaolo e continuerà con il mercato che dovrà dare risposte importanti al neo allenatore e a tutti. Già proprio a tutti a iniziare dai tifosi e passando per gli addetti ai lavori in modo che il messaggio arrivi chiaro e forte alla squadra, ma così non è stato, anzi.

Cairo dopo l’incontro avuto con Giampaolo negli uffici milanesi della Cairo Communications a Sportitalia ha detto sul mercato: “Sarà molto particolare, perché ricomincerà velocemente il campionato. Vediamo ciò che succede, non facciamo promesse. Noi non dobbiamo dare messaggi ai tifosi, dobbiamo fare con un umiltà e in punta di piedi le cose che vanno fatte, step by step. Tutto quello che serve per mettere Gianpaolo nelle condizioni di operare al meglio”.

Bene la parte del “fare con umiltà” e quella del “mettere Gianpaolo nelle condizioni di operare al meglio” che però stridono con “non dobbiamo dare messaggi ai tifosi” e con quella “vediamo ciò che succede, non facciamo promesse”. I tifosi sono una componente fondamentale del calcio perché se non ci fossero non esisterebbe neppure il calcio e poi sono anche i clienti. E’ vero che la maggior fetta degli introiti non derivano più dagli abbonamenti e dai biglietti venduti per assistere alle partite, ma dai diritti televisivi, però, se non ci sono i tifosi a comprare la visione dei match in tv alle emittenti arrivano meno introiti dalla pubblicità poiché il prodotto non incontra sufficiente interesse da parte del pubblico e di conseguenza daranno meno soldi ai club. Altri introiti derivano dal merchandising e su questo fronte il Torino Fc non è mai stato sufficientemente accorto da sfruttare al meglio il brand che dà un club che ha una storia unica com’è quella del Torino. Cosa che incide anche sui ricavi che provengono dagli sponsor, ricavi che sono influenzati negativamente anche dai risultati sportivi che chiudono il cerchio. Infatti, se non si allestisce una squadra competitiva non si ottengono buoni risultati in campo e di conseguenza gli sponsor pagano meno, arrivano meno soldi dai diritti televisivi perché in classifica la squadra si piazza dalla metà in giù, non accede alle competizioni europee e in Coppa Italia non arriva alle battute conclusive e per tutto questo i tifosi si allontanano e contestano.

Cairo da imprenditore di successo e da grande venditore di pubblicità dovrebbe quindi sapere che i tifosi devono essere tenuti in considerazione e non snobbati persino se non sono dalla sua parte e lo contestano. Così come il mercato deve essere condotto alla perfezione e senza ridursi all’ultimo a chiudere le trattative durate tantissimo come fatto in particolare negli ultimi anni per Zaza e Verdi, che poi hanno reso molto al di sotto delle aspettative e sono per di più costati cari in relazione a quanto di solito lui spende per acquistare i giocatori.
Anche il non fissare gli obiettivi che deve raggiungere la squadra si è sempre rivelato un boomerang. Nessuno pretende che Cairo faccia proclami di impossibile realizzazione come promettere lo scudetto oppure il piazzamento per un posto in Champions, ma che dica il 5° posto, che garantisce l’accesso alla fase a gironi dell’Europa League, è l’obiettivo e che poi in tempi brevi prenda giocatori che abbiano le qualità per arrivare a quel traguardo. Oppure che dica che più della metà classifica non possiamo andare e allora tutti seppur a malincuore si metteranno l’anima in pace e non criticheranno per i risultati mediocri poiché sono in linea con gli obiettivi. Altrimenti la mancata comunicazione fa diventare una litania già sentita più volte ciò che invece dice: “Sono molto soddisfatto della scelta di Giampaolo. Lo conosco da molto tempo, pensavo già a lui molti anni fa, ma prendemmo un altro allenatore, poi ci ripensai però in quel periodo non era disponibile perché allenava un’altra squadra. E’ un allenatore di qualità, che insegna calcio e fa giocare bene”. Mazzarri e Ventura e in parte anche Mihajlovic lo possono confermare. Così come lo attestano i risultati ottenuti dai nuovi corsi intrapresi con questi tecnici che si sono conclusi tutti con il non portare a termine il progetto varato con i loro arrivi perché senza esternare pubblicamente gli obiettivi della squadra e senza agire di conseguenza in sede di mercato non si ottiene nulla e a pagarne le conseguenze alla fine sono gli allenatori. Si spera che a Giampaolo tocchi una sorte differente per il bene suo e, soprattutto, per quello del Toro.