Bari-Torino 3-1: l'analisi tattica
La prima domanda che viene spontaneo porsi è questa: per quanto tempo ancora dovremo seguitare a ripetere "la stessa solfa", quando ci approcciamo alla consueta analisi tattica successiva a ogni gara del Toro? Dispiace, dispiace davvero tanto, ma dopo il mesto intermezzo infrasettimanale di Coppa Italia, quel trofeo che "soltanto" 16 anni e mezzo fa (ma a pensare in quali condizioni da ormai circa un decennio versa il club granata sembrano almeno 160) i nostri stavano sollevando, seppur con tanti importanti titolari lasciati a riposo in via precauzionale (da Bianchi a D'Ambrosio, da Rubinho a Garofalo, passando per Sgrigna e Obodo), i problemi appaiono, sempre più a tutto tondo, esattamente gli stessi.
1) Il movimento senza palla: praticamente mai supportato a dovere il già non rapidissimo Pellicori, che si è trovato a dover fronteggiare per lo più in solitudine due, tre, quattro uomini del Bari chiamati a limitarne l'azione, aspetto che ha reso il centravanti cosentino del tutto inoffensivo. Sono mancati, ancora una volta, quegli inserimenti di cui Gasbarroni, a cui va dato atto di essere stato l'unico, quanto meno a tratti, a provare a impossessarsi del pallino del gioco, avrebbe avuto bisogno come il pane per dare seguito alla manovra offensiva.
2) La manovra statica: problema strettamente legato al punto precedente, i giocatori continuano a ricevere palla nella quasi totale mancanza di sovrapposizioni e di movimenti atti a dare profondità. L'impressione è quella di una squadra nella maggior parte dei casi priva della personalità necessaria a prendere in mano la partita, "ferma a metà" tra la volontà di seguire le indicazioni del tecnico Lerda (apparso particolarmente nel pallone nel corso delle ultime due uscite) e l'incapacità di assumersi la responsabilità di provare a portare a casa un risultato partendo dalla consapevolezza dei propri mezzi.
3) L'assetto difensivo e il filtro sulla mediana: leggermente migliorati i movimenti dei centrali difensivi, quanto meno dopo la defaillance sul bell'inserimento centrale di Caputo, che ha originato l'1-0 barese, permane comunque una forte di carenza di coordinazione tra la linea arretrata e la mediana, i cui due membri si sono resi più utili nei raddoppi sulle corsie laterali piuttosto che nel filtro, ancora una volta deficitario. Le caratteristiche dei centrocampisti offensivi non rendono plausibile la possibilità di un gioco particolarmente collaborativo: appare dunque fortissimo il rischio, già evidenziato in moltissime fasi di tutte le gare finora disputate, di una squadra perennemente spezzata nei proverebiali "due tronconi".
Una nota conclusiva su Isaac Cofie: se si vuole rendere il giovane ghanese utile alla causa, sarà necessario sottoporlo a full immersion di training tecnico e tattico. Può valer la pena di spendervi delle energie, benché l'atleta africano vesta la maglia granata in prestito secco dal Genoa; per ora da parte sua si sono viste buona volontà e tanta corsa, ma con la palla tra i piedi e dal punto di vista del tempismo il ragazzo si è dimostrato a tratti disastroso.