Alla vigilia della sfida salvezza con lo Spezia nessun rinforzo per il Torino

15.01.2021 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Vagnati e Cairo
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Vagnati e Cairo
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Sembra di assistere a chi gioca con il fuoco a vedere come agisce, pardon non agisce, la dirigenza granata in sede di mercato di riparazione. Con la squadra che staziona nei bassifondi della classifica Cairo e a rimorchio Vagnati non hanno, infatti, finora preso nessun rinforzo e intanto il tempo passa e si è arrivati alla prima delle due sfide salvezza con il Torino che è penultimo e gli avversari che stanno meglio, lo Spezia è tredicesimo e ha 5 punti in più e il Benevento è decimo ed è avanti di 9 lunghezze. E forse definire queste due partite sfide salvezza non è neppure corretto se ci si riferisce agli avversari dei granata, ma può pesare il fatto che le suddette squadre l’anno scorso disputavano il campionato di Serie B e quindi si è propensi a crederle comunque formazioni deboli.

Che il Torino abbia assoluto bisogno di rinforzi lo sanno anche le pietre eppure questo non è bastato a smuovere la dirigenza e ad agire tempestivamente. E’ vero che in alcuni frangenti la squadra ha saputo reggere l’urto per buona parte delle gare con formazioni decisamente più forti senza però uscirne indenne, ma è anche altrettanto vero che ha perso facendosi rimontare anche con chi sulla carta è alla sua portata come Cagliari e Udinese oppure non è andata oltre il pareggio con il Crotone. Il fatto che abbia vinto con Genoa e Parma, con gli emiliani che hanno gli stessi punti e i liguri due in più, non può bastare a far pensare che il Torino si possa salvare anche solo per il rotto della cuffia. E’ un azzardo. E anche attendere il risultato con lo Spezia per poi eventualmente affondare il colpo per qualche giocatore è voler sfidare la sorte.

Con le cessioni di Meïté, non ancora ufficializzata ma sta facendo le visite mediche per il Milan, e Millico il centrocampo e l’attacco sono stati un po’ sfoltiti di elementi che non sono stati evidentemente ritenuti indispensabili e magari anche altri dovrebbero andare via, ma resta il fatto che la squadra ha bisogno di almeno un paio di giocatori che ne innalzino il tasso qualitativo. Il famoso centrocampista che sappia impostare dalle retrovie e l’attaccante che condivida con Belotti la responsabilità di segnare. Per quel che riguarda il primo in ballo ci sono tre–quattro candidati tutti con caratteristiche tecniche un po’ differenti: Kurtic del Parma, per circa 5 milioni una trattativa si potrebbe intavolare sempre che gli emiliani se ne vogliano privare a favore di chi come loro lotta per la salvezza. Lobotka del Napoli che un anno fa arrivò al club partenopeo dal Celta Vigo per circa 20 mln di euro e che ne guadagna 1,8 a stagione e seppur giochi poco, finora in campionato ha accumulato 156 minuti, non pare così propenso ad andare in una squadra che lotta per la salvezza. Pulgar della Fiorentina, non è la prima scelta di Prandelli, ma per lui il Torino ha mostrato solo un interesse per il momento tiepido.  A questi si aggiunge Ramirez della Sampdoria, che da febbraio può firmare pre-contratti con chi vuole essendo in scadenza a giugno con i blucerchiati, e chiede un ingaggio di 3 mln netti a stagione per cui per 2 anni e mezzo ne vuole 7,5, cifra che è di un milione al di sopra di quelle che elargisce il Torino ai suoi migliori giocatori. Per quel che riguarda l’attaccante, la Fiorentina non è al momento disposta a cedere Kouamé neppure per un’offerta complessiva, tra prestito e obbligo di riscatto, di 18 mln. Pavoletti del Cagliari è nelle mire anche del Verona e non solo. Lammers che però l’Atalanta darebbe solo in prestito secco, cosa non del tutto gradita dal club granata.
Vista la classifica il Torino anziché aspettare che le altre società eventualmente si decidano a cedere i propri giocatori potrebbe, anzi avrebbe già dovuto, individuare altri calciatori idonei a portarlo fuori dalla lotta alla salvezza. E intanto domani c’è la partita con lo Spezia e allora non resta che fare gli auguri a Giampaolo perché la sua panchina resta in bilico, a prescindere dalle sue responsabilità.