Unione Sarda - Cagliari, la sfida di Allegri
ASSEMINI Per favore, non chiamatelo nuovo obiettivo, quel termine a Max Allegri non piace proprio. «Non ha senso parlare di obiettivi, cerchiamo piuttosto», la sua teoria, «di tenere a distanza chi ci sta sotto e mantenere così il settimo posto», che in caso di finale di Coppa Italia tra Inter e Juventus (entrambe sono già semifinaliste) porterebbe il Cagliari dritto ai preliminari di Coppa Uefa (o Europa League), ma questo è il capitolo successivo e l'allenatore livornese non ha fretta di sfogliarlo. Un po' per scaramanzia. Un po' perché non vuole illudere (e illudersi). E la sconfitta di San Siro non c'entra. Anzi, la classifica è rimasta praticamente la stessa e con una partita in meno da giocare, la prestazione e i rimpianti (per il fallo di Inzaghi su Lopez non fischiato dall'arbitro nell'azione che ha poi portato al gol di Seedorf e le occasioni fallite da Acquafresca e Cossu) alimentano poi l'autostima della squadra, qualora ce ne fosse ancora bisogno. «Abbiamo perso una ghiotta occasione, non capita tutti i giorni di trovare un Milan così rimaneggiato, non siamo riusciti a capitalizzare quanto fatto di buono, resta comunque la prestazione, una buona prestazione». Il bicchiere è mezzo pieno, insomma. Ma ora serve qualcosa in più. «Già a partire dalla gara di domenica prossima al Sant'Elia con il Torino». La questione è chiara: «Ormai lavoriamo insieme da quasi otto mesi, sulla tecnica e sulla tattica non ho dubbi, anzi sono convinto che da qui alla fine giocheremo sempre bene. Ma se vogliamo restare a certi livelli servono altre componenti, la concentrazione per esempio dev'essere massima, così pure la cattiveria». Tradotto: Allegri sogna in grande e pensa in piccolo. «Dobbiamo ragionare come se fossimo la quartultima della classe», spiega, «come se ogni partita fosse per noi fondamentale per la salvezza». Il tecnico del Cagliari teme una sorta di appagamento, «un calo fisiologico», come lo definisce lui. «E dobbiamo far in modo che ciò non accada. Questa situazione ce la siamo conquistata meritatamente e sarebbe un peccato non mantenere l'attuale classifica». Argomento caldo ieri pomeriggio nel centro sportivo di Assemini alla ripresa degli allenamenti (assente solo il portiere Marchetti, tradito dalla febbre). «Con i ragazzi abbiamo parlato proprio di questo, siamo tutti pronti a dare il massimo», rivela Allegri. Quasi un patto d'acciaio per rilanciare la sfida (europea) dopo la decima sconfitta stagionale. A prescindere dai torti arbitrali. E a Mourinho che gli dà del «troppo morbido» (per non aver alzato la voce a fine gara contro l'arbitro) l'allenatore livornese replica ribadendo il concetto espresso domenica a caldo: «Bisogna accettare le decisioni, gli errori ci possono stare, un giorno contro e l'altro a favore, se l'arbitro ha convalidato il gol di Seedorf che senso avrebbe lamentarsi?». E ancora: «Il fuorigioco dubbio di Cossu nel primo tempo? Identico a quello che, contro la Fiorentina, ha consentito a Fini di segnare». Non solo: «Mi viene in mente la partita vinta con il Lecce, almeno due episodi, decisivi e per noi favorevoli». Controcorrente. Evviva il fair play. Con battuta in coda: «Bisogna sempre dire la verità. Ricordo per esempio quando Adriano ha segnato un gol di mano nel derby e Mourinho ha negato l'evidenza. Quasi mi verrebbe da pensare che non conosce le parti del corpo». Stoccata. Poi le mani avanti: «Se tra Mourinho e Ancelotti ci sono delle discussioni io non ci voglio entrare dentro». Il treno per l'Europa va veloce e Allegri non vuole perdere nemmeno un minuto in chiacchiere inutili.