Toro, tutti i segreti della cura Beretta
La cura rigenerante del Toro di Mario Beretta ha inizio. Il neo tecnico granata prende in mano la squadra col compito principale di “ritrovare” gambe e testa di giocatori chiave di questo gruppo.
RECUPERARE
C’è quindi una priorità nella lista delle cose da fare preparata dall’ex allenatore di Parma e Siena: prima di pensare a tecnica e tattica, infatti, Beretta punta sull’aspetto psicologico e lavora per recuperare - su tutti - capitan Di Michele, ovvero quell’attac cante che fino alla trasferta di Salerno aveva fatto la differenza in campo, non solo per l’apporto in fatto di gol, quanto per sacrificio e qualità delle giocate proposte. Di Michele si è poi perso per strada e con lui sono affondati altri (presunti) cardini di questa squadra, come Loviso, Belingheri e Pratali, mentre negli ultimi tempi si faticava a capire anche che fine avesse fatto Pisano, praticamente inutilizzato da Colantuono. Il terzino, che all’occorrenza gioca anche da centrale, sembra godere della stima del nuovo tecnico, mentre Belingheri anche con Beretta trova collocazione in mediana, anziché alle spalle delle due punte.
CONFERME E CAMBI
E da quanto visto in questi primi tre giorni di allenamenti, tuttavia, Beretta potrebbe pensare di far partire ancora una volta dalla panchina sia Loviso (cui verrebbe preferito Gorobsov) che Di Michele: ma soprattutto quest’ultimo - in ballottaggio con Vantaggiato - è apparso più combattivo che mai e intenzionato a lottare fino all’ultimo per tornare a giocare dal 1’: il numero 10 del Toro, infatti, nella partitella di ieri è stato protagonista di un suo personale show, con tre gol (sugli otto totali) messi a segno contro gli Allievi Nazionali, mentre Vantaggiato ha deluso ancora, così come accaduto sabato contro il Crotone. Beretta, in ogni caso, deciderà solo dopo la rifinitura di domani.
DIRETTORE D’ORCHESTRA
Intanto incuriosiscono, come accade sempre dopo un cambio tecnico, i metodi di allenamento di Mario Beretta, che alterna momenti di pura didattica (in stile Zaccheroni) ad attimi di grande intensità (“alla Camolese”). In entrambi i casi, però, l’allenato re segue in ogni parte del campo i calciatori schierati in posizioni cruciali, suggerendo azioni e movimenti, interagendo con loro e gesticolando quasi come un direttore d’orchestra, senza mai alzare i toni e dialogando in modo semplice e diretto. I giocatori stanno apprendendo il loro nuovo spartito, mentre i tifosi sempre più impazienti si aspettano che alla “ pr i m a ” del professor Beretta la musica sia già cambiata.
Andrea Scappazzoni