Toro, tensione altissima: "Svegliatevi, pagliacci"
Rosso Sisport: come i conti di Cairo che non tornano più. Rosso, come la faccia di Colantuono che esce a testa bassa dalla palestra dopo aver catechizzato per mezz’ora il gruppo. Rosso, come i volti arrabbiati di oltre trecento tifosi che alle 16 entrano nell’impianto quasi sfondando il debole cordone di addetti e poliziotti, esasperati dall’apertura in ritardo dei cancelli - ingiustificata, sul sito c’era un orario che non è stato ancora una volta rispettato: bastava cambiarlo - e dal castello Toro fragile anche in B.
Cairo si è improvvisamente risvegliato dal sogno di vincere a mani basse una cadetteria mediocre, ma il conto è fin troppo salato per l’editore che considera l’eventuale mancanza promozione in A come il fallimento della sua gestione. Ecco la contestazione, la prima, vera e forte della stagione, dopo quella d’agosto: ma allora era figlia della rabbia per la retrocessione.
Non questa: l’ultima umiliazione di Di Michele e compagni contro la modestissima Triestina ha lasciato il segno, quasi preso in contropiede i tifosi e lo stesso Colantuono. La squadra ha tradito, inutile girare intorno. Non lo fa l’allenatore, il primo e il più duro nel mettere i suoi contro il muro. Protetto da sguardi indiscreti, ma non da uditi sopraffini - e se l’avesse voluto fare apposta? - il romano di Cinecittà rivolta il Toro come un calzino prima di fischiare la ripresa degli allenamenti. Il suo è un crescendo mozartiano.
L’inizio è soft. «Dobbiamo fare noi la partita, basta pensare agli avversari». «Tutte partite saranno dure, mettiamocelo in testa». «Basta proclami». «Loro avevano il veleno, noi no». Il seguito sono frecce sempre più avvelenate. «State attenti quando parlate». «In partita voglio vedere lo sguardo di tigre, poi in settimana muti e pedalare». «Che cosa c’entra la Juve? Pensate a giocare». A Ogbonna saranno fischiate le orecchie. Non solo a lui. Il riferimento a Bianchi, Diana e Sereni ed all’intollenza mostrata in varie occasioni non è casuale: «Se non siete in grado di tapparvi le orecchie, non potete neppure scendere in campo».
Schiaffi, ripetuti poco dopo dal popolo ferito. «Pipponi, buffoni, pagliacci, conigli, vergognatevi, andate a lavorare, Sereni insultaci ancora se hai coraggio, pezzo di m..., Ogbonna sei ridicolo, vattene all’Arsenal».
Una giornata surreale, che si chiude in modo altrettanto surreale, con altre proteste dei tifosi cacciati a fine allenamento dalla Sisport per paura che nel parcheggio potessero entrare in contatto con i loro “eroi”. Un martedì da dimenticare.