Torino, il calcio oggi in tv

23.02.2009 08:01 di  Raffaella Bon   vedi letture

La Fiorentina non è squadra per cardiopatici. Per piegare la resistenza della penultima forza del campionato ha aspettato l’ultimo pallone utile, messo nel sacco in quella che ormai possiamo ribattezzare la «zona Mutu». Esattamente com’era successo una settimana fa a Genova e più o meno com’era andata contro la Lazio, vittima della «zona Gilardino», proprio come la Juventus.
Dopo 72 minuti di pena e di sgomenti, passati ad arrancare contro il Chievo, è bastato che si aprisse uno spiraglio, una piccola disattenzione, per permettere a Gilardino di rimettere in careggiata l’armata viola. A quel punto, finalmente, qualche stilla di adrenalina ha risvegliato il soporifero pomeriggio dei gigliati che, pur rischiando il colpo del ko, hanno provato sul serio a vincere una gara fondamentale nella corsa alla zona Champions. Non certo una bella vittoria, visto che i viola hanno affrontato il Chievo con lo stesso spirito con cui avevano giocato contro l’Ajax. Non si sa se a pesare sia la mollezza dei muscoli, una certa presuzione maturata dopo le 4 vittorie in 5 gare, o l’appannamento tattico di una formazione che sembra capace di sviluppare un gioco ordinato, ma prevedibile e sempre a velocità costante.
A frenare il gioco viola è anche un preoccupante tasso di nervosismo: dopo Mutu e Montolivo, è stato Gilardino a zittire tutti con l’indice sul naso dopo aver segnato la rete del pareggio. Un fatto curioso il nervosismo dell’ambiente: il bel gioco che aveva fruttato zero punti nelle trasferte a Milano e Torino sembrava dar maggiore serenità delle prestazioni così così che hanno fruttato 13 punti su 15 nelle ultime cinque giornate.
Oltretutto, a mettere in difficoltà la Fiorentina è bastato un Chievo ordinato e attento, messo in campo per giocare in maniera razionale e lineare e comunque in buona condizione, visto che nelle precedenti sei giornate aveva conquistato la metà dei suoi punti. Detto tutto il male possibile del gioco viola, è impossibile non sottolineare il carattere e il cuore di una squadra che ha capovolto il risultato di 4 partite su 25 dopo l’89’ e che è andata a segno 15 volte su 37 nell’ultimo quarto d’ora di gioco. A sconcertare tifosi e ambiente è forse la trasformazione genetica della Fiorentina da squadra bella e simpatica, capace di incantare con il bel gioco ma incapace di fare il salto di qualità definitivo, a formazione talvolta bruttina, ma tenace e spietata che non smette mai di provarci.