Sacchi sul calcio italiano e sulla rovesciata di Belotti
Arrigo Sacchi al Salone del Libro di Torino ha presentato il suo libro “La coppa degli immortali” scritto con il giornalista Luigi Garlando ed edito da Baldini Castoldi e al termine ha risposto alle domande dei giornalisti presenti. Ecco che cosa ha detto:
I trofei rimangono in bacheca, ma forse conta di più come li si vince?
“Creo che il come li si vinca rimanga nelle menti delle persone”.
La corsa che c’è alla conquista della Champions e dell’Europa League è fatta da squadre che hanno valori?
“Sono squadre che hanno valori e che giocano un calcio offensivo, da protagoniste dove la bellezza, l’impegno, la volontà, la generosità, l’entusiasmo fanno parte del loro modi di essere. Non sono squadre tattiche, che hanno una strategia e che hanno lavorato moltissimo per arrivare dove sono”.
Come si colma il gap fra il calcio italiano e quello delle altre grandi nazioni a iniziare dall’Inghilterra?
“Con l’innovazione, senza aver paura del nuovo e cercando un calcio positivo, ottimistico. L’ottimismo apre al futuro, il pessimismo e la routine uccidono e quindi la creatività viene totalmente inibita”.
Spesso si è scontrato verbalmente con Allegri …
“No, non mi sono scontrato spesso con Allegri”.
Ma la Juventus avrebbe potuto arrivare in fondo alla Champions?
“Non ha passato il turno”.
Come se lo spiega?
“Ha trovato una squadra che meritava di più”.
A che punto siamo nelle riduzione del gap tra calcio italiano ed europeo?
“Dovremmo partire dalla base. Ci vuole un più elevato ricambio generazionale. Bisogna investire di più sui giovani, a mio parere ci sono troppi stranieri e non abbiamo le strutture che ci sono altrove e i giovani a volte giocano e si allenano in strutture insufficienti. Anche gli allenatori … basta pesare che quando io ho fatto il Super corso di Coverciano durava un anno scolastico mentre adesso dura trentadue giorni: o eravamo cretini noi o sono dei geni questi”.
Come vede la Nazionale di Mancini?
“Lui è indubbiamente positivo, però, la Nazionale usufruisce di quanto fanno gli altri anche perché nei settori giovanili le nostre Nazionali incidono poco. In Germani, ad esempio, hanno dato un protocollo a tutte le società e cercano di creare uno stile, mentre noi andiamo avanti come nella vita: ognuno per proprio conto”.
Le seconde squadre sono la giusta strada da percorrere per rilanciare i giovani?
“E’ una delle componenti, ma non solo. In Inghilterra, in Francia, in Germania, in Olanda, in Svizzera, in Austria ci sono le Academy che in una settimana fanno gli allenamenti che facciamo noi in un mese”.
La Juventus spinge per la Super lega, è questo che serve a migliorare la competitività?
“Non credo, ma non voglio addentrarmi in questo discorso perché non ho avuto il tempo per approfondire questa questione”.
Le è piaciuta la rovesciata di Belotti con il Sassuolo?
“Belotti lo conosco da tanti anni, lo prendemmo nelle giovanili all’Albinoleffe ed è un ragazzo che merita perché è un generoso e dà tutto ciò che può dare. E’un eroe”.
Merita la Nazionale?
“Questo lo si deve chiedere a Mancini”.