Rubinho: "Dopo la parata su Sansovini ho detto grazie a Dio"

25.02.2011 16:14 di  Giulia Borletto   vedi letture
Rubinho: "Dopo la parata su Sansovini ho detto grazie a Dio"
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© foto di Federico De Luca

E' stato fuori per diversi mesi, anche se l'inizio dell'avventura in granata non era stata delle migliori. Un problema al collo lo ha tenuto lontano dalla sua porta per troppo tempo, ma ora è tornato e non ha nessuna intenzione di mollare la presa. Rubinho è stato uno dei protagonisti della gara contro il Portogruaro, parando il rigore di Sansovini. Intervistato dal Tuttosport, il brasiliano ha parlato della sua fede, del suo attaccamento alla religione e del suo momento in granata. "Ho ringraziato Dio quando ho parato il rigore: certo. Ho ringraziato Dio per quel momento. Solo lui sa quanto ho sofferto negli ultimi mesi e dopo quella parata gli ho detto grazie. Sono cristiano-evangelico, sono un Atleta di Cristo. Da noi in Brasile si dice: se sei a Roma devi essere romano. E allora se sono a Torino mi devo adatta­re alla mentalità torinese, cer­cando di fare bene il mio lavo­ro e di avere sempre il giusto equilibrio nella vita privata".

In maniera più particolare, il portiere brasiliano racconta che: "Per noi Gesù è stato ed è il no­stro unico salvatore. Noi non crediamo ai Santi e ai simboli della Chiesa cattolica, ma solo al Vecchio Testamento. Non conoscevo Gesù. L’ho incontrato un pomeriggio a ca­sa di mio fratello, in uno dei pe­riodi più delicati della mia esi­stenza. Io stavo per sposarmi con la ragazza che oggi è mia moglie, Karina, ma i miei genitori non presero tanto bene quella noti­zia. Vivevo ancora in casa, pas­sai tre o quattro mesi in cui più di una volta rischiai di esplode­re. In quel famoso pomeriggio andai a casa di Zé Elias, mio fratello, per vedere i nipotini e lì partecipai con Karina a una riunione, un Culto come dicia­mo in Brasile, per ringraziare Gesù. Mio fratello ci disse: aprite il vostro cuore e Gesù ri­solverà i vostri problemi e nel giro di due mesi l’atteggia­mento dei miei genitori cam­biò".