Quando c'era Carlo Nesti al TG3 Piemonte. Le nuove perle
La sua voce era suadente, cristallina, di uno che di calcio ne conosceva tutti i contenuti, che sapeva fare commenti e anche ottime telecronache, senza rasentare il ridicolo, urlare troppo, essere di parte, anche se dalla sua aveva il tifo bianconero, però teneva un pezzetto di cuore granata, da vero torinese, che non voleva del tutto essere identificato come tifoso di una squadra in particolare. Ma sapeva fare il suo lavoro con dignità e preparazione, senza eccessi fastidiosi, come sempre più spesso dobbiamo subire soprattutto sulle tv a pagamento. Solo una volta è caduto nel tranello di dire, durante un Mondiale, che Brolin aveva la faccia di uno da pubblicità dei pannolini. E pagò per questo scivolone.
Era la voce sportiva ed identificativa del TG3 Piemonte e di tutta la Rai sportiva, che ne ha avute parecchie importanti, da Beppe Barletti a Cesare Castellotti, per ricordarne qualcuno, fino ad arrivare a Stefano Tallia, oggi presidente dell'Ordine giornalisti del Piemonte, lui granata purosangue.
Non si sa per quale motivo da qualche tempo i servizi calcistici sono in mano ad un giornalista che vuole fare i soliti sgangherati ghirigori poetici, ma gli riescono assai male. Non è ironico e nemmeno poetico, quando dice "C'è l'enigma Pogba che non si sa se va via con le stampelle dell'ultimo infortunio oppure rimane a riposarsi ancora un po'".
Oppure, sponda granata: "Sul Toro stranamente, forse per mano di Juric, non compaiono come probabili acquisti da Messi a Haaland, affibbiare grandi nomi in granata era il sadico gioco delle scorse estati".
Sul mercato è meglio fare meno poetica e dare qualche notizia in più. O meglio ancora se fare i poeti o i giornalisti sportivi.