Pescara, Zeman: "Le mie convinzioni hanno condizionato la mia carriera"
Ad un incontro avvenuto ieri ad Ortona, in provincia di Chieti, per parlare di legalità, è intervenuto Zdenek Zeman. Il tecnico del Pescara si è espresso sul suo modo di concepire il calcio: "Io non mi sono mai sentito simbolo della legalità. Sono nato e cresciuto nello sport e con lo sport, con l’obiettivo di fare attività fisica per divertirmi. Cerco solo di difendere le regole basilari dello sport che credo debba avere come missione quella di far crescere e divertire i nostri ragazzi. La maggior parte di chi fa sport lo fa per divertimento, ma a livello professionistico c’è anche il business e lì nascono i problemi. Lo sport non è importante solo per i soldi, ma anche per divertirsi e avvicinare i popoli, come accaduto in passato con le Olimpiadi. La legalità per me dovrebbe essere la normalità. Mi meraviglio che altri non capiscano che la legalità dovrebbe essere la regola basilare da dove partire. Nello sport come nella vita ci devono essere meriti. Non tutti possono arrivare in alto ma l’importante è aver dato il massimo. Se invece spesso si vuole arrivare in alto senza rispettare le regole, le cose cambiano. Oggi voglio credere che c’è ancora gente disposta a fare sport per passione. Però c’è anche poca meritocrazia. Se ci impegniamo tutti, possiamo riuscire a migliorare le cose. Il mio modo di essere forse mi ha creato problemi. Prima del 2000 ero considerato fra gli allenatori più bravi. Poi non ho avuto più il tempo di allenare squadre di grande prestigio, ma ho cercato di fare il lavoro che mi piace anche in altre piazze. Io potevo fare e dare di più al calcio di ieri. Ma cerco di non avere rimpianti. A me è sempre piaciuto stare con i ragazzi e i giovani. Sulla mia carriera fino ad un certo punto è andato tutto bene, ma dopo le accuse che ho fatto sul doping e sull’abuso di farmaci ho avuto problemi".