LOTITO Le cinque regole contro i violenti

05.09.2008 10:30 di  Raffaella Bon   vedi letture

Lotito non ha ceduto. Alla Lazio ha tagliato ogni rapporto con i tifosi per mestiere.
1 Presidente, quando ha deciso di ribellarsi?
«Semplice: non ho mai preso la scorciatoia, non ho mai avuto rapporti con i delinquenti. Diventato presidente della Lazio, ho subito capito che molta della gente che ruotava intorno alla squadra non era lì per amore dello sport, ma per interessi economici. Così ho denunciato tutto alle autorità: sono l'unico in Italia ad averlo fatto».
2 D'accordo con l'idea di incentivare i presidenti a resistere?
«Qui il discorso è un altro: la moralità non è a punti. Non si resiste ai ricatti se incentivati: o la voglia di combattere ce l'hai dentro, o non la compri a nessun prezzo. Certo, è anche vero che le istituzioni dovrebbero fornire alle società tutti i mezzi per fare la guerra ai delinquenti».
3 Quali mezzi?
«Il primo: pene severissime.
Se i colpevoli di domenica sono stati rimessi in libertà il giorno dopo, vuol dire che qualcosa non quadra. E poi: tutte le società dovrebbero essere aiutate a costruire stadi di proprietà. Sì, perché in una struttura privata, io presidente sarei libero di decidere chi fare entrare in casa mia e chi no, a prescindere dalla magistratura. Tu hai lanciato una bottiglietta dagli spalti domenica scorsa? Benissimo: la partita successiva non entri».
4 Ha visto? L'ipotesi a cui lavora la Procura di Napoli parla di camorra. Quella camorra che aveva deciso di sfilarle la società.
«Non ho mai voluto sedermi al tavolo della trattativa perché immaginavo la provenienza illecita dei capitali. In Italia nel calcio, la delinquenza ha fatto strada: questo perché lo stadio è una zona franca».
5 Tanto che neppure Cannavaro ci porterebbe i suoi figli.
«Quattro anni fa posi il problema e venivo deriso, ora se ne sono accorti tutti