Lerda e il Toro: tensione continua
La tensione si taglia con il coltello, in casa Toro. Non bastavano le sconfitte, quattro in cinque partite negli ultimi venti giorni fra campionato e Coppa Italia; e non bastava neppure una classifica che fa acqua da tutte le parti, visto che i granata con una gara in meno hanno due punti sulla zona playout. Adesso, alla vigilia della partita contro l'Ascoli che dirà la verità sulla panchina traballante di Franco Lerda, si aggiungono le voci (smentite dalla società) di uno spogliatoio frantumato, con i giocatori che sbuffano e l'allenatore che se ne va sbattendo la porta. L'episodio sarebbe avvenuto lunedì, alla ripresa dopo il k.o. col Frosinone. Rabbia e dvd Finito l'allenamento Lerda avrebbe chiesto ai suoi di rivedere insieme il dvd della partita per analizzare gli errori commessi, ma ne avrebbe ricevuto qualche sbuffo e la richiesta di rimandare la riunione tecnica al giorno successivo. Al che Lerda avrebbe perso le staffe e avrebbe reagito sbattendo la porta e facendosi riaccompagnare da Petrachi a Leinì. Ma proprio Petrachi ieri ha smentito tutto con forza: «E' tutto un equivoco, e basta con queste voci che non fanno altro che destabilizzare l’ambiente; basta con queste costruzioni, altrimenti cadiamo nel ridicolo». Il diesse ricostruisce i fatti: «Erano le 19 di lunedì, l'allenamento era finito e Lerda voleva vedere il dvd della partita col Frosinone. A quel punto un giocatore, uno solo, ha chiesto a Bianchi d’intercedere con l'allenatore chiedendo di posticipare l'analisi al giorno successivo perché aveva un problema familiare. Normale che a quel punto l'allenatore non l'abbia presa bene, perché gli è sembrata una manifestazione di menefreghismo. Il giocatore, però, quando ha capito l'equivoco ha chiesto scusa a squadra e a Bianchi, che si era fatto portavoce nel chiedere il rinvio. Ma a Lerda a quel punto erano già scattati i cinque minuti. Nessun ammutinamento, solo un equivoco. Tant'è vero che il giocatore la sera è venuto a Leinì a chiedere ancora scusa all'allenatore e alla società».