Il giorno decisivo
di Paolo d'Abramo
Si avvia la giornata con il cuore in sospeso e il dubbio che queste davvero possano essere le ore decisive per le sorti della panchina granata. Non è una decisione facile e se lo fosse Cairo avrebbe già deciso, non è (solo) una questione di soldi o non lo è proprio.
Il punto è che lo spogliatoio si accolla le responsabilità e difende WAN, prenderne un altro significa turbare gli equilibri e sappiamo quanto contino nel calcio ( ed anche per il presidente) le posizioni in seno alla squadra.
E' abbastanza inutile fare oggi la disamina della partita contro la Sampdoria ed anche guardare alle tabelle del futuro, se i giocatori sono scarsi ( o meglio più scarsi di quelli di Bologna e Chievo, per esempio) non ci si salva se non con il cuore e l'anima e allora dovremmo parlare di cuore e anima ma l'abbiamo già fatto e non è servito a nulla. Se invece sono migliori di quelli di Lecce, Reggina o Siena ( per fare altri tre esempi), allora lo devono dimostrare sul campo, e basta.
La tattica, il ruolo, l'allenatore, l'unico elemento mancante per questo ruolo potrebbe essere legato alla presenza di un capo con il bastone che ordina e punisce in assenza d'ubbidienza, ma anche in questo caso abbiamo dubbi che serva a qualcosa. All'opposto, l'amico o il confessore dei problemi psicotecnotattici non viene ascoltato, come nel caso di quello che ti ripete 100 volte in una settimana che si deve stare attenti a Cassano e poi tu te ne scordi. Il cambio solo per la scossa, non per altro, non certo per veder stravolgere gli equiibri in campo o scoprire un nuovo e mirabolante ruolo per qualche giocatore (e non faccio esempi per la mia modesta dose d'immaginazione su questi giocatori).
Attendiamo lo scorrere delle ore e l'arrivo della "Notizia" con la enne maiuscola, sospesi tra Novellino, Papadopulo e Camolese, tra poco avremo il responso.