Genoa-Torino e il club delle domande infinite
Il riassunto di Genoa-Torino sta nell'espressione di un signore sulla metro. Arriva, si siede, spiegazza il giornale e va alla pagina dedicata ai granata. Ed è a quel punto che sulla sua fronte non si dipingono delusione, felicità, tristezza, nostalgia per i bei tempi andati. No, sulla sua fronte aleggia solo un enorme punto interrogativo. Ecco, credo che nulla, meglio di quel punto interrogativo, possa riassumere le prime due settimane del nuovo anno. Quanto alle domande, bhe, ce ne sarebbero a centinaia.
Dove sono finite le Fate carabine? Insomma, chiamatele come volete, quelle che ti fanno mettere la palla in rete. Per il primo quarto d'ora il Torino c'è. Magari non lucidissimo, ma almeno c'è. Al 15' ad essere pericolo è il tandem Bianchi-Amoruso; un minuto più tardi a provarci è Barone: Rubinho respinge. Poi per i granata inizia una lunga fase oscura, che potremmo definire Medioevo. È quella in cui il Genoa spadroneggia per il campo. Così a segnare sono prima Biava e poi Jankovic. Nel frattempo si è fatto il 3' della ripresa e il Torino, in un modo o nell'altro, è chiamato a reagire. Cosa che fa a più riprese: ci provano prima Bianchi, poi Dzemaili, mentre a Rosina e Abate i voli pindarici sulle fasce riescono con più difficoltà del solito. L'occasione per riaprire la partita capita sui piedi di Stellone: tiro pregevole, palla fuori di poco. E' il 32'. Otto minuti minuti più tardi il Genoa segna il terzo gol con Thiago Motta.
Perché il Torino non fa punti in trasferta? In trasferta il Torino ha collezionato la bellezza di due punti, l'ultimo dei quali più di tre mesi fa (24 Settembre 2008, Chievo-Torino 1-1). Sul perché di tutto ciò non spetta a me rispondere. Ma vorrei lanciare comunque uno spunto di riflessione: e se il problema non fosse la mancanza di qualità, ma una folta schiera di fantasmi e fantasmini? Se così fosse il calciomercato servirebbe a poco e le soluzioni dovrebbero essere ricercate anche in altri luoghi.
Chi è Mister X? La sensazione è che si stia trasformando in una sorta di Zorro del 2009, con Cairo e Co. nelle vesti di consunti soldati spagnoli. Ma credo che questa interpretazione sia sbagliata. Non si può certamente giudicare un uomo al primo sguardo, soprattutto se non se ne conosce il volto - ma alla fine, poi, le puntate di Zorro hanno avuto una conclusione? -, eppure io credo che meriti più credito chi la faccia ce l'ha messa sin dall'inizio. E che continua a mettercela, anche sotto titoloni da incubo che parlano di disfatte in riva al mare.
Rosina è una star? Questa domanda l'ho letta per caso girando su internet. Premesso che non ne ho letto la risposta, ne abbozzo una. Star e bravo calciatore possono coincidere, ma non sono necessariamente sinonimi. Se Rosina è diventato uno degli idoli della curva granata un motivo ci sarà. L'abbiamo definito Folletto, Scheggia impazzita, Genio. E l'abbiamo fischiato quando non ha reso al massimo delle sue capacità. L'ho sempre considerato un giocatore insellante dai tocchi geniali. E credo che sia così. Ora tocca a lui trasformare la genialità in normalità. Il tutto con una speranza: che rimanga il ragazzo di sempre, quello semplice, senza grilli per la testa, che prende la palla e va.
Andrea Riccardi il Blog di Joevenale