Ferrara-Colantuono: errori in fotocopia

01.11.2009 11:58 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Federico Freni per www.carlonesti.it
Ferrara-Colantuono: errori in fotocopia
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© foto di Giacomo Morini

Quello che Ciro Ferrara non ha sicuramente fatto oggi pomeriggio, sabato 31 ottobre, giorno della partita col Napoli, è stato quello di mettersi davanti alla televisione e guardare la gara del Torino.
Ne siamo assolutamente certi. Il giovane allenatore Ciro Ferrara, intorno alle ore 15,30 si trovava in ritiro con la squadra.

Ultime raccomandazioni di rito, accorgimenti tattici, una scorsa alle agenzie per provare a sapere in anticipo la formazione di Mazzarri. Poi, solita tensione del prepartita, un ripasso generale dell’avversario, qualche conciliabolo con il proprio staff tecnico e via, tutti sul pullman societario, dritti fino allo stadio.

Non gli è venuto in mente a Ciro Ferrara, non gli è balenato nemmeno un secondo di andare a vedere cosa i cugini granata stessero combinando al Nereo Rocco di Trieste. Non lo ha nemmeno sfiorato un lontano presentimento. Nulla.

E, giustamente, la domanda lecita parrebbe questa: ma perché diavolo avrebbe dovuto interessargli qualcosa?

Abbiate fiducia. Procediamo con calma.

Mentre Ciro Ferrara intraprendeva il solito percorso del pre-partita, a centinaia di chilometri di distanza, il suo collega, Stefano Colantuono, si agitava in panchina, sbraitando insoddisfatto per una sconfitta che la sua squadra stava maturando: 1-0 per la Triestina a causa di una super papera di Matteo Sereni.

La sfida, però, era ancora tutto sommato in bilico. Il Toro - è vero - perdeva, ma stava tentando in tutti i modi di trovare un pertugio tra le fitte maglie della difesa alabardata.
A dire la verità, non era semplice, considerando l’ormai consueta lentezza della manovra granata, l’indolenza di Di Michele e la totale assenza di un gioco sulle fasce. Ma, perlomeno, fino a quel momento, le ore 17.02 di sabato 31 ottobre, la partita sembrava potersi trovare ancora in bilico.

Sembrava, perché un colpo di follia o, volendo essere più teneri si potrebbe etichettarlo come un gesto di frenesia, nervosismo, angoscia, presunzione e comunque una decisione insensata (ecco il termine corretto) di Stefano Colantuono ha letteralmente consegnato il match agli avversari, chiavi in mano, con l’incentivo (ai danni torinesi) di non avere altri cambi a disposizione, in modo da non poter riparare in alcun modo al male perpetrato.

Alle ore 17.02, al settantasettesimo della ripresa, Stefano Colantuono ha resettato, cancellato ed epurato un intero reparto di una squadra di calcio con una, sola, incredibile, indecifrabile mossa, da far invidia al duo Kasparov-Karpov.

Esce Saumel, entra Arma. 4-2-4.
Scacco matto.

Con la mossa della disperazione, Colantuono ha portato il centrocampo del Toro (già di per sé in sofferenza) a due unità: Loviso-Belingheri. Un regista dalle spiccate lacune interditorie ed un incursore deputati a fare filtro in mezzo al campo.

Un vero suicidio tattico. E infatti, dopo cinque minuti la Triestina, grazie alla gentile voragine concessagli dall’allenatore granata, ha rotto definitivamente gli argini e raddoppiato il suo tabellino, ponendo la parola fine alla gara.

Triestina-Toro 2-0. Gioco, partita, match. Titoli di coda.


Ma torniamo a Ciro. Di tutto questo, Ferrara non sa nulla. Vive beatamente l’ebbrezza del suo personalissimo derby del cuore (Juve-Napoli), pascola nel campo dando una carezza a Cannavaro, un buffetto a Giovinco, un incitamento a Trezeguet.

Vive e ignora quel che è accaduto ai cugini granata. Lo ignora.

Poi inizia la gara, bella vibrante, veloce e dinamica. La sua Juve in vantaggio, l’errore di Contini, il raddoppio di Giovinco, la sensazione di avere la sfida in pugno. Poi i gol del Napoli, la rete di Hamsik, il pareggio di Dattolo e una Juve che non riesce a reagire.

“Non posso perdere altri punti dall’Inter” avrà pensato il giovane Ciro, tacciato da Gasperini di poca esperienza, soltanto un mese fa.

Frenesia, angoscia, ma pure inesperienza, presunzione, immaturità. Ciro Ferrara ha un diavolo per capello, e pure lui, a distanza di due ore dal suo illustre collega dimorante la sponda opposta dello stesso fiume, pure lui - dicevamo - opera e incide chirurgicamente il reparto più sano della sua squadra: la mediana.

Un gesto insensato.
Fuori Poulsen, dentro Amauri. 4-2-4.
La mossa perfetta per una morte certa.

Passano tre minuti-tre e il Napoli affonda. Centrocampo in affanno, identica voragine davanti ai difensori che aspettano i napoletani con gli occhi della paura. Gol di Hamsik e Juve al tappeto.

Juve-Napoli 2-3. Gioco, partita, match. Titoli di coda.

E Ferrara? E Colantuono?

Ferrara-Colantuono finisce 1-1.
Stessi disarmanti errori a distanza di due ore.
Un consiglio? Che si parlino, si spieghino. Si condannino. E che partoriscano idee meno bislacche. Altrimenti lascino le rispettive sponde di un fiume che inizia ad amarli sempre meno e tornino a Coverciano per un corso di recupero accelerato. La fine del quadrimestre non è poi così lontana ed a Torino già si pensa alla pagella finale… .