Cosa manca al Toro per tornare al top

09.05.2011 09:24 di  Marina Beccuti   vedi letture
Cosa manca al Toro per tornare al top
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© foto di Federico De Luca

Una cosa è certa: il Torino Fc è l'unica società di B ad avere i parametri a posto ed infatti ha ottenuto la licenza Uefa. Questo la dice lunga sulla situazione societaria rispetto alle altre concorrenti, che hanno di certo qualche debito in più. Nonostante questo non si può dire che Cairo non spenda, perchè l'arrivo di Antenucci è stato oneroso, anche se finora il centravanti ex Catania non ha reso come ci si poteva aspettare da lui. L'ingaggio di Bianchi è importante e da serie A, così per gli altri giocatori che sono da più anni al Torino. La squadra sulla carta è tra le migliori di B eppure, per il secondo anno consecutivo, il Torino deve solo accontentarsi di giocarsi la A ai playoff e quest'anno è addirittura più dura rispetto all'anno scorso, anche se la squadra è migliorata. Certamente Colantuono, con i suoi alti e bassi, aveva più esperienza di Lerda e questa alla lunga l'anno scorso ha avuto la sua influenza. Ma probabilmente il Torino paga a livello psicologico una situazione che si trascina da tempo e che sembra diventare una caratteristica quasi genetica: la cacciata del presidente.

E' dai tempi di Sergio Rossi che accade puntualmente, con presidenti più o meno credibili, perchè è vero che Borsano ha fatto sognare, ma è anche colui che ha tracciato la strada al fallimento, arrivato poi con Cimminelli. Non è per difendere Cairo o essere filo societari, come qualcuno può pensare ma, al di là delle difficoltà della squadra, il presidente di certo non è stato avventato nella gestione amministrativa. Inoltre, per chi pensa che ci siano pochi dirigenti, nell'insieme è un bene, perchè pochi "mangiano" come invece può accadere in quelle società dove ci sono un sacco di addetti che alla fine fanno poco e costano. Purtroppo nel calcio attuale avere i conti a posto non è una regola da esaltare, perchè c'è sempre chi viene "salvato" anche a fronte di debiti altissimi.

Al Toro si vive sempre sul filo del rasoio per le estreme esigenze dell'ambiente che mette tutti sotto pressione, in primis il presidente. Gli errori di Cairo ci sono e forse farsi da parte servirebbe per allentare certe tensioni, ma è quasi certo che chi verrebbe al suo posto, dopo la luna di miele iniziale, tornerebbe a subire le contestazioni ai primi risultati negativi. Per salvare il Toro ci vuole un ambiente unito che sappia dare impulsi positivi, soprattutto sappia levarsi di torno la polvere del pessimismo. Il detto: "Siamo costretti a soffrire" porta rogna, e provare a pensare che è giunta l'ora di buttare alle ortiche le sofferenze?