Corvino-Foschi: l'amicizia è la loro plusvalenza
AMICI. E come tali legatissimi l’uno all’altro. Si conoscono da una vita, Pantaleo Corvino da Vernole, in provincia di Lecce, e Rino Foschi da Cesena. Si conoscono, si frequentano e quando proprio non riescono a farne a meno si sfidano. E’ inevitabile per due che di lavoro acquistano e vendono giocatori, girano il mondo con il patentino di talent-scout, danno la caccia alla plusvalenza delle plusvalenze. Corvino va spesso a Cesena, a casa Foschi. Foschi appena può transita da Firenze per assaggiare una buona bistecca accompagnata da un bicchiere di rosso.
Fiorentina-Torino è l’occasione giusta per rileggere l’amicizia fra Corvino e Foschi. Chi non ricorda infatti il braccio di ferro (estenuante), in quel torrido luglio che vide il passaggio di Luca Toni dal Palermo alla Fiorentina? E chi, invece, non ha ancora davanti agli occhi il prezioso gioco delle parti che si scatenò quando la società viola soffiò Kuzmanovic ai rosanero? Schermaglie — più o meno sincere, più o meno di parte — animarono gli affari (e i dispetti) fra Palermo e Fiorentina. Fra il Palermo di Foschi, appunto, e la Fiorentina di Corvino.
Eppoi quei no, inderogabili (ma forse solo per colpa di Zamparini) allo sbarco in viola di Barzagli o di Zaccardo. Litigarono — si narra — i due ds, che però non appena si sono ritrovati (e il buon Rino non lavorava più per il Palermo ma per il Genoa) hanno scritto insieme la parola fine sul futuro di Vanden Borre (con Papa Waigo dirottato a Firenze).
Ora Foschi è al Toro. Vuole prima salvare la squadra granata e poi, magari, rimettersi subito al tavolo dell’amico Corvino. E non solo per mangiarsi una bistecca ma per parlare del prossimo gioiello da incastonare: il granata Dzemaili. Tutti e due nel frattempo si sono affrettati a smentire. Hanno smentito? E allora forse... è tutto vero.