CAMPIONATO, Ci risiamo con il calcio violento
E' bastata la prima giornata di campionato per riaprire l'annosa questione delle tifoserie in trasferta. Sia chiaro, all'interno degli stadi ormai non succede quasi più nulla, è all'esterno, sui treni, agli autogrill che avvengono i fattacci deplorevoli. Questo vuol dire che la violenza non va debellata nel calcio, è troppo semplicistico parlare in questi termini, la violenza ormai esiste in modo esponenziale nella nostra società ed il calcio ne è solo un mezzo come altri per veicolarla, per supportarla, per sfruttarla a fini politici, se è vero che, secondo statistiche aggiornate a giugno, ci sono almeno cosiddetti 800mila ultrà di estrema destra.
Quello che è successo sul treno che trasportava oltre un migliaio di tifosi partenopei è la sconfitta di tutte le misure di sicurezza approntate negli ultimi anni dall'Osservatorio del Viminale, che ha spesso preso decisioni discutibili, ma non sarà mai in grado di prevedere cosa può succedere all'esterno di uno stadio. Il governo attuale ha pensato di mandare l'esercito nelle città per tutelare il territorio dalla sempre più dilagante criminalità, quella dei disgraziati da strada, drogati, alcolizzati, rom, extracomunitari, che spaventano la gente e rendono sozze le nostre città, ma che sono certamente meno pericolosi di un altro tipo di criminalità: quella organizzata, che la farà sempre franca.
Non ha senso vietare le trasferte in base alla mappa delle tifoserie nemiche se poi un migliaio di facinorosi distruggono un treno mettendo in difficoltà la gente comune che viaggia, portando danni economici quantificabili in 500mila euro. E' quasi una barzelletta venire a sapere che il giorno dopo i criminali individuati siano già stati scarcerati. Ma Il governo rilancia e attacca che è tutta colpa della solita Magistratura.
A questo punto urgerebbe puntare sull'educazione: quante volte si è scritto e detto che bisogna partire dalle scuole per creare nuovi tifosi più consapevoli. Le società dovrebbero farsi carico di mandare in giro i loro atleti più rappresentativi per spiegare ai ragazzini che il calcio è gioia, sacrificio, amore, passione, dove si devono esaltare i valori dello sport e che a vincere sia solo il migliore, non colui che bara. La Wolkswagen ha indetto un concorso "La scuola di tifo" nelle quinte elementari e terze medie, promosso da alcuni quotidiani sportivi nazionali, atto ad educare giovani tifosi ad andare allo stadio con una mentalità diversa. Si prenda esempio da questo evento, perché non è giusto che tutta la comunità paghi i danni dei più facinorosi, che di tifosi non hanno neppure le minime sembianze.
di Marina Beccuti per sito rosina