CAMOLESE, Cairo e Foti presidenti testa e cuore

12.09.2008 17:20 di  redazione TG   vedi letture
Fonte: Tuttosport

GIANCARLO CAMOLESE, lei domenica sarà al Granil­lo di Reggio Calabria per commentare Reggina-Tori­no sul canale di Mediaset Premium. Cosa prevede?
«Comunque vada, io perdo».

Per mutuare una metafora di Agroppi, il Toro è la mam­ma e la Reggina l’amante?

«No. Sono amori differenti, ma ugualmente importanti».

Fuori dai denti: per chi tifa?

«Io sono del Toro, e la squadra di calcio è una di quelle poche certezze che non cambi nella vita. Ciò premesso, auguro al­la Reggina l’ennesima salvez­za: se possibile, anche senza troppa sofferenza».

Il presidente Foti è un fuori­classe: tutti gli anni vende almeno un gioiellino di fa­miglia, però la Reggina re­sta ugualmente competitiva per la salvezza.

«Lui deve fare cassa e reperire risorse per andare avanti: la serie A impone un grande im­pegno. Il presidente è molto bravo perché riesce sempre a trovare ottimi sostituti».

Chi sarà il prossimo grande colpo in uscita?

«Se si conferma, Barreto. Può già essere pronto per club di prima fascia».

Anche Cairo s’è distinto con un mercato sontuoso.

«Già un anno fa aveva operato bene. Ora ha completato l’ope­ra, con innesti mirati e speria­mo azzeccati: lo dirà il campo».

L’impatto del nuovo ds Pe­derzoli è stato subito incisi­vo: e alcune operazioni (la cessione di Grella a più di 5 milioni, il prestito di Di Mi­chele oltre il tempo massi­mo in Italia, l’ingaggio di Bianchi, in precedenza obiettivo sfumato) sono sta­te davvero straordinarie.

«Conosco bene Mauro Peder­zoli, è un uomo educato e ca­pace. Ha competenza sul cal­cio italiano e poi, lavorando per il Liverpool, ha scandagliato il
mercato estero in lungo e in largo. Sono convinto che por­terà al Toro giocatori magari poco conosciuti, ma che dimo­streranno il loro valore, cre­scendo in granata. Sono que­ste le operazioni da fare».
Cairo ha operato al meglio, ma all’appello mancano ab­bonati: come legge questa inversione di tendenza?

«Come l’effetto di una contin­genza che purtroppo obbliga molti a farsi due conti in tasca. Il momento è quello che è, biso­gna essere rispettosi. Il tifoso granata però non farà manca­re il proprio sostegno alla squa­dra, a costo di selezionare le partite. Contro l’Inter l’Olimpi­co sarà strapieno, vedrete».

Restiamo all’attualità: che partita sarà Reggina-Toro?

«Mi auguro una bella sfida, speriamo non troppo condizio­nata dal caldo che a Reggio, in questo periodo, può ancora in­cidere assai, penalizzando il ritmo e l’intensità del match».

Voto al politico, 10. Ma il tec­nico risponda: chi vince?

«Impossibile dirlo, davvero. Ci vorranno cinque o sei giornate prima di battezzare il reale va­lore delle squadre, e poi sarà un campionato assai livellato».

Se non giocheranno Brien­za e Cozza, per il Toro l’occa­sione potrebbe essere ghiot­tissima per un colpaccio al Granillo.

«Attenti alla Reggina. E non è diplomazia: conosco la forza di quell’ambiente e la serenità che Orlandi trasmette alla squadra. E poi comunque ci so­no individualità di rilievo: pen­so a Vigiani, a Corradi, al gio­vane Di Gennaro».

Insomma, anche Camolese sposa la linea del profilo basso del collega De Biasi...

«Gianni conosce ormai benis­simo l’ambiente granata, e giu­stamente predica prudenza. L’entusiasmo può essere im­portante, per cercare di anda­re oltre i propri obiettivi, ma in questo calcio ci vuole niente per trasformare un risultato positivo in negativo. E ve lo di­ce uno che a Livorno l’ha pro­vato sulla sua pelle».

Ancora le brucia l’esonero a tre giornate dalla fine?

«Sì, perché eravamo convinti di farcela, all’ultima giornata. E comunque quel gruppo non meritava tale epilogo: per i sa­crifici compiuti aveva tutto il diritto di giocarsela sino alla fi­ne, e purtroppo non è andata così. La rabbia resta intatta, ma saprò convogliarla in ener­gia positiva quando mi sarà proposto un altro incarico».

Che fa, gufa?

«Ma dddài... Mi conoscete, no? Non sono proprio il tipo. In at­tesa di risalire sulla giostra mi dedico alla famiglia e agli af­fetti che fatalmente trascuri quando sei in panchina. E se vado a Reggio, per il commen­to in tv, è perché ci sono due squadre a cui tengo molto. Tor­nare in Calabria per me è ogni volta una festa, e certe emozio­ni è sempre bello viverle».