CAMOLESE, Cairo e Foti presidenti testa e cuore
GIANCARLO CAMOLESE, lei domenica sarà al Granillo di Reggio Calabria per commentare Reggina-Torino sul canale di Mediaset Premium. Cosa prevede?
«Comunque vada, io perdo».
Per mutuare una metafora di Agroppi, il Toro è la mamma e la Reggina l’amante?
«No. Sono amori differenti, ma ugualmente importanti».
Fuori dai denti: per chi tifa?
«Io sono del Toro, e la squadra di calcio è una di quelle poche certezze che non cambi nella vita. Ciò premesso, auguro alla Reggina l’ennesima salvezza: se possibile, anche senza troppa sofferenza».
Il presidente Foti è un fuoriclasse: tutti gli anni vende almeno un gioiellino di famiglia, però la Reggina resta ugualmente competitiva per la salvezza.
«Lui deve fare cassa e reperire risorse per andare avanti: la serie A impone un grande impegno. Il presidente è molto bravo perché riesce sempre a trovare ottimi sostituti».
Chi sarà il prossimo grande colpo in uscita?
«Se si conferma, Barreto. Può già essere pronto per club di prima fascia».
Anche Cairo s’è distinto con un mercato sontuoso.
«Già un anno fa aveva operato bene. Ora ha completato l’opera, con innesti mirati e speriamo azzeccati: lo dirà il campo».
L’impatto del nuovo ds Pederzoli è stato subito incisivo: e alcune operazioni (la cessione di Grella a più di 5 milioni, il prestito di Di Michele oltre il tempo massimo in Italia, l’ingaggio di Bianchi, in precedenza obiettivo sfumato) sono state davvero straordinarie.
«Conosco bene Mauro Pederzoli, è un uomo educato e capace. Ha competenza sul calcio italiano e poi, lavorando per il Liverpool, ha scandagliato il mercato estero in lungo e in largo. Sono convinto che porterà al Toro giocatori magari poco conosciuti, ma che dimostreranno il loro valore, crescendo in granata. Sono queste le operazioni da fare».
Cairo ha operato al meglio, ma all’appello mancano abbonati: come legge questa inversione di tendenza?
«Come l’effetto di una contingenza che purtroppo obbliga molti a farsi due conti in tasca. Il momento è quello che è, bisogna essere rispettosi. Il tifoso granata però non farà mancare il proprio sostegno alla squadra, a costo di selezionare le partite. Contro l’Inter l’Olimpico sarà strapieno, vedrete».
Restiamo all’attualità: che partita sarà Reggina-Toro?
«Mi auguro una bella sfida, speriamo non troppo condizionata dal caldo che a Reggio, in questo periodo, può ancora incidere assai, penalizzando il ritmo e l’intensità del match».
Voto al politico, 10. Ma il tecnico risponda: chi vince?
«Impossibile dirlo, davvero. Ci vorranno cinque o sei giornate prima di battezzare il reale valore delle squadre, e poi sarà un campionato assai livellato».
Se non giocheranno Brienza e Cozza, per il Toro l’occasione potrebbe essere ghiottissima per un colpaccio al Granillo.
«Attenti alla Reggina. E non è diplomazia: conosco la forza di quell’ambiente e la serenità che Orlandi trasmette alla squadra. E poi comunque ci sono individualità di rilievo: penso a Vigiani, a Corradi, al giovane Di Gennaro».
Insomma, anche Camolese sposa la linea del profilo basso del collega De Biasi...
«Gianni conosce ormai benissimo l’ambiente granata, e giustamente predica prudenza. L’entusiasmo può essere importante, per cercare di andare oltre i propri obiettivi, ma in questo calcio ci vuole niente per trasformare un risultato positivo in negativo. E ve lo dice uno che a Livorno l’ha provato sulla sua pelle».
Ancora le brucia l’esonero a tre giornate dalla fine?
«Sì, perché eravamo convinti di farcela, all’ultima giornata. E comunque quel gruppo non meritava tale epilogo: per i sacrifici compiuti aveva tutto il diritto di giocarsela sino alla fine, e purtroppo non è andata così. La rabbia resta intatta, ma saprò convogliarla in energia positiva quando mi sarà proposto un altro incarico».
Che fa, gufa?
«Ma dddài... Mi conoscete, no? Non sono proprio il tipo. In attesa di risalire sulla giostra mi dedico alla famiglia e agli affetti che fatalmente trascuri quando sei in panchina. E se vado a Reggio, per il commento in tv, è perché ci sono due squadre a cui tengo molto. Tornare in Calabria per me è ogni volta una festa, e certe emozioni è sempre bello viverle».