Branchini sul nuovo regolamento per i procuratori: "La FIFA rischia, non ci hanno mai interpellato. I club non vogliono che si pubblichino i fatturati degli agenti"

08.05.2023 13:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tmw
Giovanni Branchini
TUTTOmercatoWEB.com
Giovanni Branchini
© foto di Emiliano Crespi

"La FIFA sa di rischiare". A parlare è Giovanni Branchini, storico agente, che analizza quello che sta succedendo tra il massimo organismo internazionale e il nuovo regolamento imposto ai procuratori. "Noi ci eravamo seduti al tavolo, cinque anni fa, perché avevano indetto una Task Force per cercare di rinnovare il sistema dei trasferimenti. Di 30 persone prescelte solamente una aveva esperienza, cioè Michael Gerlinger del Bayern Monaco. Dopo poco abbiamo capito che era un teatrino e abbiamo interrotto le discussioni. Loro parlavano con noi solo per poter affermare che ci avessero consultato, ma non era vero. Pensate che per dare credito a questa loro iniziativa hanno persino inventato un'associazione posticcia di agenti".

Come cambierà il vostro ruolo con questa riforma?
"Vedremo se questa riforma avrà luogo. Secondo me non sarà poi la stessa per tutti i paesi, perché già la Francia ha preso le distanze, noi siamo in un processo per cui non abbiamo ancora certezze, ma la nostra legge di stato non dovrebbe consentire uno stravolgimento sulla base di quello che la FIFA sta imponendo".

In che senso?
"Perché la stessa FIFA riconosce che i paesi regolamentati con le leggi dello stato hanno la priorità su quelle che possono essere le determinazioni. La FIFA è un ente privato. Poi c'è la Corte Europea che può esprimersi, anche se poi è difficile che ci siano posizioni reali, in compenso fa molti commenti. Il 10 maggio avremo la prima sentenza, del tribunale di Utrecht, per valutare l'eventuale sospensione del regolamento e discutere nel merito la legittimità dello stesso. Il problema di fondo è un altro".

Quale?
"Il nostro mondo ha bisogno di regole e dello sforzo che queste regole, anche già esistenti, vengano rispettate. Questo è il vero nocciolo del problema. Se riscrivi il codice della strada, ma non metti autovelox, telecamere e gli addetti al controllo, non serve a nulla. In fondo, a queste persone che fanno da moralizzatori, del calcio non importa nulla. Svolgono una mansione che a loro è molto cara, presenta grandissimi vantaggi, non parliamo solo di soldi. Sono dei privilegiati, perché vendono e gestiscono un'esclusiva un qualcosa che non hanno creato né acquistato. Gli è stato mantenuto il diritto di fare ciò, nonostante i dirigenti di un recentissimo passato siano finiti quasi tutti in galera e comunque anche gli attuali non godono di grande credito, tanto quanto gli agenti che di colpo combattono in modo indiscriminato. C'è una serie di motivi in cui purtroppo la realtà sfugge ai più. Questa manovra, iniziata cinque anni fa, è una cortina fumogena, un deterrente per dare la sensazione di calmierare i costi. Come fai quando i Mondiali costano ogni volta 1-2 miliardi in più e hai già venduto oggi, quello del 2030, in Arabia Saudita, probabilmente al doppio di quanto ha speso dal Qatar. Certamente con lo stesso aggravio di complicazioni per i calendari internazionali e i club che quei calciatori pagano regolarmente ogni mese. Aggiungi manifestazioni e partite quando il mondo del calcio ti chiede il contrario. Dove nasce la credibilità di queste persone? Cercano di fare credere che mette un cap a un'unica categoria possa essere la panacea di tutti i mali?".

Per continuare a leggere l’intervista in esclusiva di tuttoMercatoWeb.com a Branchini cliccare sul seguente link:
https://www.tuttomercatoweb.com/serie-a/esclusiva-tmw-branchini-la-fifa-rischia-sul-regolamento-non-ci-hanno-mai-interpellato-1825617