Storia di una magia. La valigia di Maroso

24.05.2024 17:04 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Storia di una magia. La valigia di Maroso
© foto di Museo del Toro

Alla redazione di TorinoGranata è arrivata questa storia del passato che riguarda un aneddoto sul Grande Torino, le cui celebrazioni si sono svolte lo scorso 4 maggio, ma come una storia senza fine se ne parla sempre, ogni giorno. Si tratta di un racconto riguardante la valigia di Virgilio Maroso, uno degli Immortali della tragedia e di un reperto di sicuro prestigio, sia storico che di grande emozione.

Pubblichiamo questo bellissimo racconto che ci è arrivato da parte di Alessandro Giorni, ovviamente tifoso granata.

"Le valigie possono racchiudere sogni, spesso contengono semplicemente cose, ma quasi sempre le usiamo per viaggiare, per muoverci e portare qualcosa. Simbolo per eccellenza del viaggio, hanno arricchito l’immaginario narrativo di scrittori o sono state perfette metafore di avventure esistenziali. La valigia di Virgilio Maroso è stato un cimelio che ho custodito per tanto tempo. Oggi a distanza di 74 anni e proprio nel corrente mese nel 75° anniversario di Superga, è lo spunto ideale che trova una naturale ispirazione per testimoniare la storia di un regalo speciale.

Per me quella valigia, che ha viaggiato da Lisbona a Superga per poi arrivare a Grugliasco negli anni '70, dove ha sede il Museo del Torino e nella sua leggenda, non si è fermata. Viaggia ancora nei miei ricordi di quando l’ho avuta, di quando l’avevo e quando l’ammiravo, quando pensavo cosa fosse stata per Virgilio; senz’altro un’inseparabile compagna di trasferte, fino a quel fatidico giorno di quella terribile tragedia.

Il 4 maggio del 1949 nessuno sopravvisse alla sciagura di Superga. Gli 'invincibili' del grande Torino non poterono più portarselo solo il fato li vinse; come qualcuno all’epoca aveva scritto. Alcune cose appartenute a quei calciatori però si salvarono e vari oggetti rinvenuti dopo lo schianto dell’aereo rimasero intatti. La valigia di Maroso si conservò in buono stato.

Erano gli anni settanta, il Toro mieteva successi alla grande ed in quel periodo, che ero bambino, una vicina di casa molto cara alla mia famiglia, che conosceva la mamma di Virgilio, raccontò di me e dell’amore per quella squadra. La mia passione è stata tramandata da mio padre e mio zio, che avevano visto giocare gli invincibili. Grazie alla signora Anna, che mi aveva in simpatia, e alla generosità della signora Maroso, ebbi il privilegio e la fortuna di ricevere un regalo.

Bellissimo gesto il cui nobile senso lo capii soltanto anni dopo.

Non era esattamente il dono di un gioco dove poter annullare la mia fantasia, ma una valigia di viaggi, così non ne avevo mai viste.

Negli anni che passavano incominciai a prendermene cura con attenzione, con una consapevolezza più adulta. La valigia di Maroso era qualcosa di prezioso e bisognava stare attenti a preservarla, a tenerla lontana da eventuali bambini o da un pericolo. Ricordo un periodo in cui nel mio quartiere, Lingotto Mirafiori, vi erano stati furti in abitazioni: qualcuno un giorno mi disse di portarla in cantina, ma si era venuto poi a conoscenza che alcune cantine del mio stabile erano state aperte e così la valigia tornò nella mia stanza dove era sempre stata, dal primo momento. Ben conscio che la gloria di quel caro feticcio non poteva comunque essere rubata.

A parte in una sola occasione e in ambito a certe iniziative di quartiere, in cui mi fu richiesta da amici tifosi per delle esposizioni itineranti dedicate a quella squadra, la valigia restò sempre lì fino al centenario della nascita del club. Quel 3 dicembre era ormai vicino e pensai che quella era un'opportunità invitante per destinarla, con un atto di donazione, al Museo che, inizialmente, era situato a Superga, prima di traslocare nel nuovo posto della splendida villa Claretta. La donazione fu una scelta logica per lasciare un ricordo sempre presente a tutti, per avere tracce da cui ispirarsi, ma in qualche modo un atto di riconoscenza su un destino che aveva "accarezzato" molti anni prima, la mia fanciullezza con un regalo così grande".