Pecci, il Toro per allontanare la depressione

03.09.2012 18:18 di  Marina Beccuti   vedi letture
Pecci, il Toro per allontanare la depressione
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Oggi non c'è il mercato, è finito, per fortuna, non c'è nemmeno da tirare giù qualche critica, il Toro ha vinto convincendo, la giornata è uggiosa e allora possiamo anche lasciarci andare a riscoprire un calcio più autentico, immergendoci nei ricordi. E' un po' così che si vive di Toro, tra passato e presente. Come aprire La Stampa e trovare un articolo di quelli che piacciono tanto al mondo granata, quando si va a ritroso del tempo, a riscoprire i vecchi campioni, a risentire il profumo del Filadelfia e di uno scudetto, l'ultimo, rimasto vivo nella mente come l'ultima vacanza. Meno doloroso come ricordo, perchè oggi il Toro è tornato in A e i tifosi possono specchiarsi nei giocatori attuali, che magari non saranno i campioni del '76, ma piacciono, perchè sanno essere uomini dentro e fuori dal campo, si impegnano e la curva se li abbraccia stretti, stretti. Ma venendo al dunque, cosa parla l'articolo uscito oggi su La Stampa? Di Eraldo Pecci e del fatto che ha trovato nella scrittura un rimedio alla depressione, niente di grave, ma a volte i ricordi belli quando affiorano ti rendono più triste.

Sono 150 pagine che "Piedone" dice che non pubblicherà mai, almeno fino a quando qualcuno non lo spronerà a farlo sul serio. Lì butta giù pensieri e parole ricordando i suoi sei anni in granata. La nostalgia per Bologna e poi scoprire Torino, ma soprattutto la profonda armonia che legava i giocatori del Torino scudettato, Pulici "una pasta d'uomo", Claudio Sala "un po' burbero e permaloso", e tanti altri.

Ma c'è un personaggio che più di tutti sale alla ribalta: il presidente Orfeo Pianelli. Un Uomo vero, come lo racconta Pecci. "Lui non aveva una grande dialettica. Però conosceva l’animo della gente. Sapeva cosa pensavi e cosa sentivi. Dava del tu e si faceva dare del tu da tutti. Voleva bene alla gente: i figli dei suoi operai li mandava a curarsi a Barcellona se stavano male, a spese sue. Però sapeva come dirglielo ai genitori, senza umiliarli, uno come lui che non era capace a mettere due parole in croce. Ti guardava di traverso e non parlava". Il ricordo della fine quando lo sentì dire a Nanni Traversa: "Gli operai non si licenziano. Hanno dei figli". Allora, era meglio vendere lui e Graziani alla Fiorentina. Mica come alla Fiat che per mantenere i campioni alla Juve hanno sempre chiesto la cassa integrazione o la chiusura di qualche stabilimento. Chissenefrega se la gente ha fame, tanto c'è la Vecchia Signora a proteggerti. Lo stesso gruppo che ha voluto la fine della Pianelli & Traversa, perchè un Toro forte dava assai fastidio.

Insomma Eraldone scherzoso e sorridente, con quel suo marcato accento romagnolo, non te lo immagini triste e pensieroso. Invece succede proprio a chi ha sempre riso della vita scoprirla troppo vulnerabile, allora meglio chiudere gli occhi e rivedere vecchie immagini che non scoloriranno mai. Il granata non è mica il bianconero!