La legge della B

01.12.2014 14:00 di Matteo Maero Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Gurlino per TorinoGranata
La legge della B
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Caro diario,

Mentre ti scrivo ho un dolore allo stomaco che mi impedirà sicuramente di mangiare per i prossimi due giorni. E che noi senza farci del male non possiamo stare. Vorrei raccontarti del gol di Peres, di Gillet con i guantoni intonsi, di Evra che per una sera è diventato Garofalo. Che poi almeno Garofalo correva. Ma andiamo con ordine prima che qualche fratello di virus inciampi sul titolo. Dopo questa partita è tornato lo spirito. Maestro Ventura ha preparato la partita benissimo e dopo questo derby perso col cuore, non siamo assolutamente da retrocessione come il pessimismo granata ci ha suggerito dopo la sconfitta col Sassuolo. Il giocatore “misterioso” Bruno Peres ha fatto un gol che mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. La Municipale mi ha confermato che Evra e Vidal lo stanno ancora cercando nei pressi di Venaria. La vera favola sta dalla sua parte e offre due spunti interessanti. Il primo è che in quel coast to coast c’è tutta la presunzione gobba che fu di Thuram e Tudor nel 2001 (Maspero ricorda). Il secondo è che non bisogna mai mollare: il tremendismo si è impadronito del Brunone (che ad Agosto non doveva neanche essere tesserato) e alla fine lo consacra nella storia della sfiga granata più sfrenata. L’altra B non te la voglio neanche raccontare. Sarà che Marco Benassi ha la mia età, ma non ce la faccio. Quando ho visto mio padre saltare sul tinello e urlare “calcia!” su quel pallone poi perfettamente non calciato, ho visto i successivi sei secondi come un film già visto. Pirlo decide di ricordarci che siamo pur sempre noi e da campione qual è ci uccide nel profondo dell’anima. Le lacrime di Glik e Gillet poi fanno da cornice. Sicuro che non dormiranno e come loro altri cuori bambini delusi ma non sconfitti. Perché se questo Toro continua con questa grinta, allora non solo il campionato sarà senza eccessivi dolori. Ma anche il derby d’andata sarà la grande occasione di dimostrare che il destino, a volte, va preso un po’ a pugni.