CCTC, l'era Cairo si è conclusa
Siamo così giunti al termine di questa straziante stagione, conclusa con quanto resta del nostro povero Toro fuori anche dai play-off, sfiorati più per demerito delle rivali che per meriti propri. Questa estromissione non fa che attestare, se ancora ce ne fosse bisogno, il totale fallimento sportivo dell’era Cairo, che deve necessariamente considerarsi conclusa.
Le responsabilità di questo fallimento, è cosa ormai alla luce del sole, sono da accollare pressoché in pieno ad una proprietà che da sempre ha fatto del Toro un proprio giocattolo, utile soltanto per propri interessi e vantaggi, lasciato dal primo momento in balia di se stesso, delle sue difficoltà e paure.
Ora Cairo non può più nascondersi dietro la storiella che nessuno vuol comprare il Toro, ora Cairo deve andarsene e deve farlo come hanno spesso fatto i presidenti di squadre che, fallito il loro progetto, hanno avuto la dignità di liberarle dalla loro presenza ad un prezzo simbolico. Da tempo Cairo si è attestato, incontrastato, come il peggior presidente della storia del Toro. Tale rimarrà, ma se decidesse di andarsene, immediatamente e senza cercare di lucrare ancora sulla pelle del Toro e dei suoi tifosi, potrebbe forse sperare di essere dimenticato in fretta ed evitare di accumulare su di sè ulteriore odio. Odio che sembra cercare, con l’intento di mascherare da vittima il carnefice, con continue provocazioni verbali o in stile Superga.
Ha garantito, Cairo, che avrebbe lasciato il Toro entro giugno. Da quando è al Toro non ha mai mantenuto nessuna delle sue infinite e vane promesse. Che lo faccia, una volta, almeno una volta nella sua vita, mantenga la parola e se ne vada, per sempre e senza voltarsi indietro.
Insieme a lui, alle sue fanfaronate, alla sua gestione fallimentare, si porti via pure il direttore sportivo fatto a sua immagine e somiglianza. Altro personaggio indegno del Toro, che nel dopopartita ha avuto la faccia di attribuire le responsabilità dello sfacelo granata a tutti tranne che a se stesso.
Un passaggio dello show di Petrachi non possiamo evitare di ricordarlo, il fiele sparso su quegli stessi tifosi granata che fino a pochi minuti prima avevano sostenuto, nonostante tutto, il peggior Toro della loro vita. Su queste persone, il ds immagine e somiglianza del padrone, ha avuto il pessimo gusto di dire che già a Norcia contestavano. Come se non ne avessero avuto ben donde, anche solo a fronte di un gruppo formato da meno di 15 elementi, la maggior parte dei quali partiti prima ancora dell’inizio del campionato.
Il Toro al tempo di Cairo è questo, una squadra svuotata dei suoi attributi, senza dignità, senza coraggio, senza nulla. La migliore squadra della gestione Cairo, solo nelle sue menzognere parole chiaramente, si è purtroppo rivelata un ammasso di giocatori che mai avrebbe potuto essere squadra. Il Toro società, fin quando resterà Cairo, non sarà mai altro che una scatola, vuota di uomini, di idee, di strutture. In questa situazione il Toro squadra, ridotto a misera cairese, non potrà che continuare a vivacchiare come ha fatto in questi anni, in costante declino e con la prospettiva di vedere i propri tifosi ridursi e svuotarsi sempre più.
Proprio dei tifosi ora è necessario parlare. Di una tifoseria ogni giorno più delusa, svuotata e debole. A fronte di un gruppo coeso ma purtroppo ristretto di contestatori di prima linea, si delinea una moltitudine di tifosi, seppur disincantati e profondamente delusi da Cairo, ancora non decisi a prendere campo.
La peggiore colpa del peggior presidente della storia del Toro è proprio questa. L’essere riuscito nel suo disegno di “normalizzazione” della tifoseria granata. A ridurla al silenzio attraverso un uso criminale, terroristico del concetto ripetuto all’infinito “dietro di me il nulla”. La maggior parte dei tifosi del Toro, anche di coloro che domenica hanno riempito lo stadio, sono rimasti semplicemente sgomenti, ammutoliti al termine della partita. Non hanno avuto nemmeno la forza di urlare in faccia al boia (per altro vilmente fuggito non solo davanti ai tifosi ma anche davanti ai media) la loro rabbia per l’ennesimo colpo inferto al Toro.
Il pericolo vero, reale, per il Toro e per la sua tifoseria è proprio questo. L’apatia, il distacco che regnano tra i tifosi granata. Nei giorni del fallimento la tifoseria era viva, combattiva e presente. Oggi non è più così. La tifoseria granata sembra ormai svuotata e priva di energia, quasi rassegnata ad un destino inaccettabile.
Resta però ancora una categoria di tifosi, quelli che ancora oggi, a dispetto della realtà conclamata, stanno dalla parte di Cairo, che ancora gli fanno da sponda, lo sorreggono, addirittura bramano di aiutarlo economicamente. Categoria ove albergano diversi soggetti che hanno abbandonato solo all’ultima chiamata il carro di Cimminelli, giusto in tempo per riciclarsi ferventi profeti cairoti. Di queste persone il Toro e i suoi tifosi, semmai riusciranno a liberarsi di Cairo, dovranno ricordarsi bene.
Per quanto ci riguarda, così come abbiamo iniziato a fare in tempi non sospetti nel dicembre 2008, continueremo a denunciare il mortifero progetto di Cairo, nella speranza che finalmente la Gente granata possa rendersi conto del fallimento sportivo cairota e dia finalmente la svolta per una contestazione, per quanto civile, durissima e definitiva.
Un ultimo allarme va però lanciato. Stia attento Cairo a non cercare di usare il Filadelfia come ultima spiaggia per riacquisire consenso. Dopo l’innegabile fallimento, se decidesse di opprimerci ancora con la sua presenza, certamente cercherà di lanciare nuove cortine fumogene. Alla luce delle parole di Petrachi “questa squadra può autofinanziarsi”, viene da pensare che il diversivo non sarà il mercato. Eviti pertanto Cairo di usare in questa direzione il Fila. Qualunque cosa faccia per il Filadelfia sarà sempre e soltanto qualcosa di dovuto, visto che finora se ne è sempre disinteressato, salvo favoleggiare (o far favoleggiare da qualche lacchè) di essere l’unico che per il Fila si è battuto.
Tutti, vigiliamo.
Direttivo Centro Coordinamento Toro Clubs