C'era una volta la Maratona...
Il dodicesimo uomo in campo, il tremendismo granata passava dalla Curva per antonomasia granata. Hanno cacciato presidenti rincorrendoli per la città, hanno incendiato portoni delle sedi alla cessione di giocatori fondamentali, vedi Lentini, e hanno anche fatto arrabbiare giocatori nel cortile del Filadelfia.
Proprio il Filadelfia, che è rinato, ma rimane spoglio della sua vena passionale, che ha fatto la storia del Torino prima che lo chiudessero e buttassero giù. Manca lo spirito quasi antropologico del tempio granata, il calcio è cambiato e anche i tifosi che, al momento hanno preso di mira Niang, reo di non essersi ancora integrato nel modulo di Miha. Invece magari andrebbe aiutato. Il Filadelfia è più chiuso che aperto alla gente, mentre prima la gente andava per fare gruppo, stare insieme, contestare come applaudire. E' aperto una volta la settimana, un po' poco per lo spirito granata.
Ma c'è da domandarsi, esiste ancora quell'antica fede granata, fatta di pane e salame, come amerebbe dire il buon Emiliano Mondonico? Esiste ancora il Toro degli indiani contro gli yankee presuntuosi e magari non del tutto onesti?
Mihajlovic ha fatto sorridere alcuni quando parlò di lotta di potere, tra operai e padroni, per commentare la vigilia dello scorso derby e persino Cairo lo bacchettò, trovando anacronistico fare un discorso del genere. In fondo lui, il presidente, è uno degli editori più potenti italiani, dunque il Toro non è più il parente povero al cospetto del padrone di Torino, o meglio la Famiglia.
Tutto cambia e si trasforma ma non piace vedere lo scontro tra le due curve, la Maratona contro la Primavera, educata la prima, ribelle la seconda. Anni fa in Maratona c'era lo zoccolo duro del tifo, quelli che magari inseguivano un arbitro fino a Caselle, reo di aver dato rigori inesistenti o non aver convalidato reti effettive ai granata.
Francamente questa Maratona che non prende più posizione è meno autentica, anche se magari più disciplinata e aiuta la società a non prendere multe. Il Torino, con orgoglio, può essere un esempio sotto l'aspetto della civiltà dei suoi tifosi, tuttavia c'è qualcosa che sfugge. Non è la vera Maratona.