Bandiera Bianca
Chiaramente sono io, e non il Toro, ad issare sul pennone più alto del mio cuore la bandiera bianca, e lo faccio con l'animo di chi si sente impotente, psicologicamente depresso, fisicamente logoro, umanamente sconfitto, lo faccio da tifoso e non altro, senza voler insegnare e educare, spettatore inanimato.
Qualcosa mi sfugge, perdonatemi, alzo bandiera bianca. Perciò, mi arrendo, ma resta incondizionato l'amore per quel granata che amo e rispetto. Mi arrendo al fato, al destino, alla buona ed alla cattiva sorte, ai gol sbagliati ed a quelli subiti, alle partite belle ed a quelle francamente solo da buttare, a quello che poteva essere e non è stato. Lo faccio in tutta umiltà, spogliandomi della veste di pseudo opinionista, di illogico giornalista, di indegno scrittore, perché quel qualcosa che non riesco a capire ne ad esprimere a parole, per me che ho l'illusione di dialogare con qualcuno quando scrivo, è un colpo durissimo, uno schiaffo in faccia. Tre anni e mezzo della gestione Cairo nel bene e nel male, dopo un trentennio vissuto pericolosamente, che non riesco più a definire, tanto mi è diventato ignaro il carattere di questa squadra e di questa società, che continua ad essere così diversa da quello che il blasone richiederebbe.
Il Toro è sempre il Toro, capitemi. I motivi possono essere tanti, e forse è meglio non cercarli ora, di fatto, e lo dico da tifoso, stento a riconoscere le caratteristiche genetiche del Toro, cuore, grinta ed orgoglio, il resto è grasso che cola, l'imprevedibile di quella palla che rotola, materiale per rotocalchi, carta straccia. Le partite si vincono e sì perdono, i gol si fanno e si subiscono, i punti vanno e vengono. Il Toro resta, con tutto quello che rappresenta, con tutto quello che quella maglia trasmette in chi ha la fortuna di indossarla, ed io come tifoso non me la sono mai tolta.
Alzo bandiera bianca.Lo faccio senza trascinare con me persona alcuna, ne il presidente Urbano Cairo, ne l'allenatore Gianni De Biasi, del quale resto autentico estimatore, anche ora che le cose sono così diverse da come si prospettavano a luglio, il carro è vuoto, non ci sono vincitori, per ora solo sconfitti. Resta il tifoso, quello che soffre ormai da lungo tempo, lustri e non anni, per le sorte di questa squadra, lo stesso che accende la tv, o si reca allo stadio, quasi senza più divertirsi, l'unico che prenota ormai due posti, uno per se stesso, il tifoso felice di vedere giocare la propria squadra, uno per l'uomo sofferente che si siede accanto. Vorrei capire, ma è proprio quel qualcosa che mi sfugge, come mai è così difficile costruire una squadra a Torino, sponda granata, che occupi stabilmente la posizione di classifica che città, società e tifoseria meritano. Se dal 1992, terzo posto con Borsano presidente, fare di questa squadra il Toro è sembrata, o meglio è stata un'impresa irrealizzabile, evidentemente quel qualcosa che mi sfugge è più radicato e complicato di quanto io stesso riesco ad immaginare. Da tifoso, non mi resta neanche più la voglia di sperare in un futuro migliore, mi toccherà vivere alla giornata, con quella bandiera bianca sempre in vista, perché sognare è un lusso che a noi tifosi del Toro non è più concesso.
Alzo bandiera bianca. Così come ho fatto dopo un derby giocato da squadra normale, contro una squadra che è sembrata più normale di noi, con la sola differenza che loro, forse anche grazie al successo ottenuto in Europa, il derby lo hanno giocato senza quella paura di perderlo che a noi ha frenato testa e gambe. Al Toro di De Biasi è mancata in questa partita la disciplina tattica, non l'impegno, frutto forse di un cambio di modulo che deve essere assorbito e digerito, colpa di una situazione di classifica impensabile. Difensori che impostano con lanci lunghi, centrocampisti che invece di scaricare immediatamente la palla la portavano in giro per il rettangolo verde, esterni offensivi che hanno subito quelli difensivi dei bianconeri, attaccanti mai assistiti e sempre troppo soli. Mi restano in testa le parole del nostro tecnico alla fine dell'incontro. Il Toro alla fine del campionato occuperà una posizione di classifica molto buona. Io ci credo, con la mia bandiera bianca pronta a ricordarmi che sono sempre uno del Toro, in pratica abituato a soffrire.
Flavio Bacile