Gianmarinaro: "Devo tutto a Valentino Mazzola. Cairo non è degno di rappresentare il Grande Torino"
Quando il Grande Torino si allenava al Filadelfia Tony Gianmarinaro era solo un ragazzino della formazione riserve che adesso, dall'Abruzzo, li ricorda così.
"Avevo 17 anni quando feci il provino per il Torino, mi stava appresso anche la Juve, ma io scelti il Toro, che all'epoca era campione d'Italia. Oggi ho 82 anni, ma lo ricordo ancora. Valentino Mazzola mi trattava come un figlio. Quegli uomini lì non ci sono più. Arrivai al Filadelfia in ciabatte, Mazzola mi vide e mi diede le sue scarpe per fare il provino, da lì partì la mia passione per lui. Ai funerali stetti vicino alla sua bara. Per lui ebbi una grande passione. Sono nato a Tunisi ed ero un profugo. Ho mantenuto la mia famiglia grazie al calcio. Dovevo salire anch'io su quell'aereo, ma poi rimasi a casa perchè la mia squadra doveva fare un torneo importante a Roma e così sono rimasto con loro. Cosa successe quando cadde l'aereo? Mi stavo allenando con i mieri compagni quando arrivò il magazziniere a dirci che era caduto il Torino, non ci credevamo, poi purtroppo dovemmo renderci conto che era vero. Andammo di corsa a Superga, ma ci mettemmo più di un'ora, c'era ancora il fumo attorno all'aereo".
Il presidente Urbano Cairo non è nelle sue simpatie: "Mai avuto rapporti con lui, quando è stato inaugurato il Filadelfia, ci sono andato con mio figlio e mia moglie, questo signore prima ha fatto entrare la prima squadra sul terreno di gioco, ma dovevamo entrare prima noi, che quel campo l'avevamo calcato per primi. Cairo è un affarista, si è messo in mezzo al campo per vendere i seggiolini. Lui è presidente del Torino, non del Grande Torino. Il signor Cairo non è degno di rappresentare il Grande Torino, ma solo il Torino".
Gianmarinaro pensa che oggi un giocatore non si può più affezionare alla maglia: "Ci sono troppi stranieri e i giovani pensano solo ai soldi. La mia carriera? E' finito tutto con la morte del Grande Torino".