Toro, quanto mi piaci
Mi piace molto questo Toro targato Mihajlovic, penso abbia restituito al Toro, quello che poi fa parte della sua storia, vale a dire, coraggio, sfrontatezza, e la voglia di non mollare mai.
Un Toro, forse, non ancora bellissimo tatticamente, c’è il tempo di migliorare e crescere, ma che appassiona per il suo modo di essere, con undici giocatori in campo che sudano e lottano per la maglia, ed è proprio quello che nel Toro voglio vedere. Una squadra che trascina, che crea entusiasmo, che esalta tutta la tifoseria (e non è ancora al massimo) basta vedere quello che è successo allo stadio al fischio finale di Calvarese.
Ma, vado oltre il risultato, se anche la Fiorentina avesse pareggiato, il discorso non si sarebbe spostato di una virgola, perché il calcio, al di fuori di tatticismi che ci stanno, è questo, in pratica, ventidue giocatori che corrono dietro ad un pallone. Insomma, per essere di poche parole, si può tranquillamente affermare, che Torino-Fiorentina è stata una partita di calcio, non una partita di “calcio\scacchi”, che può anche appassionare, leggendo tra le righe, ma è un altro sport.
Quanto agli ospiti, i complimenti alla squadra di Sousa non sono di rito, in questo momento la Fiorentina è la più forte ed organizzata che abbiamo affrontato, tatticamente come linee di gioco è ancora avanti al Toro, averla battuta, ma soprattutto essere stati in campo in un certo modo, è sicuramente la prova di maturità che Sinisa si aspettava.
Come ho già detto, tatticamente si può fare meglio, dopo il gol di Falque, ad esempio, il Toro si è abbassato troppo, quasi rinunciando a fare la partita, lasciando spazio al centrocampo della viola, pur non rischiando nulla o quasi, non è quello, penso, l’atteggiamento che vuole Sinisa.
Da rivedere anche, a mio parere, la voglia, comprensibile per carità, di fare spettacolo dopo il gol di Benassi, e per essere più preciso, ho trovato alcune giocate troppo sofisticate, quando invece si poteva chiudere definitivamente la partita. Difetti di gioventù, forse, che comunque possono fare anche la differenza. Alla fine, è stata una vittoria meritata, anche se sofferta, e ci mancherebbe altro, davanti ad una signora squadra, ma la stessa cosa può dire la Fiorentina, che si è trovata di fronte una squadra ben organizzata e sicuramente forte, e non solo dal punto di vita mentale, perché pensare che il Toro sia solo caparbiamente forte, è un errore.
Quanto ai singoli, molto bene Zappapacosta, partita di sostanza, senza fronzoli, difensivamente quasi impeccabile, con tante proiezioni offensive concluse anche bene. Conferma del valore di Hart, posto che il valore del giocatore era ben conosciuto, anche se nel calcio italiano le conferme valgono, se non c’è la partita infrasettimanale, solo sette giorni. Ottimi Valdifiori ed Acquah, entrambi decisivi in fase di contenimento, anche se dal centrocampista romagnolo ci si aspetta di più in fase di costruzione, mentre ho trovato meno “importante” tecnicamente la partita di Benassi, rispetto a quella giocata contro la Roma, anche se Marco ha trovato al via del gol. Difficile nel primo tempo la partita di Belotti, che forse ha sprecato anche un buon contropiede, da incorniciare la sua partita nella ripresa, per dedizione, sacrificio, voglia di mettere sangue e sudore sul campo. Quantitativamente e qualitativamente impeccabile la partita di Falque, il gol è una piccola perla, forse, l’assist per il gol di Benassi è ancora più bello, in mezzo tante belle giocate, ed un aiuto continuo alla fase difensiva. Dulcis in fundo, Antonio Barreca, classe, eleganza, personalità, corsa, chiedere a Salah e Bernardeschi, non proprio gli ultimi del campionato italiano, una sorpresa per chi non conosceva il giocatore, una dolcissima conferma per gli altri. Finalmente un laterale difensivo sinistro che sa difendere, bene, ed attaccare, meglio, una rarità in questo momento, e non solo per il calcio italiano.
Ora la pausa per la nazionale, e lo dico con cuore sincero, è una vera scocciatura, perché aspettare quindici giorni per rivedere questo Toro in campo, è una vera sofferenza.