Toro, qualche nodo da sciogliere

15.09.2014 09:58 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata twitter @ flavio_bacile
Toro, qualche nodo da sciogliere
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© foto di Federico De Luca

Una rondine non fa primavera, una partita non può dare luogo ad un giudizio definitivo.

Detto questo restano delle brutte sensazioni, dopo questa partita a Genova, che non ricorderemo certo per la sua bellezza, o, per il non gioco espresso dai granata.

Sensazioni, come ho già detto, la più nitida, è quella che in attacco il Toro si è appiattito molto, ha perso in velocità, in capacità tecnica, in forza fisica, in possibilità tattica, in genio e sregolatezza.

Già detto, già ridetto, è vero, ma questo resta un punto nodale, che potrebbe condizionare la stagione dei granata, con l’aggiunta che l’Europa, bella avventura ci mancherebbe altro, aggiunge scorie ad una stagione che sarà lunghissima. Per la cronaca, e non solo per la cronaca, Immobile è stato il capocannoniere del campionato, Cerci il miglior giocatore della passata stagione, va bene avere i bilanci in regola, ma se si dimentica il lato tecnico, allora ogni cessione, ogni plusvalenza è buona, parliamo quindi di saggi amministratori, ma non parliamo di calcio. Larrondo, Barreto, Quagliarella e Amauri, non erano propriamente dei titolari la scorsa stagione, che poi ci si auguri che facciano bene al Toro quest’anno, è tutt’altro discorso, specialmente Quagliarella che resta il miglior acquisto di questa stagione, almeno in attacco. Qualcuno affermerà che non lo era neanche Immobile, ma è arrivato al Toro a 22 anni, dopo una stagione bruttina al Genoa, ma anche una stagione favolosa a Pescara.

Insomma prima di vendere Cerci (ma anche Immobile), contare fino a sedici (o ventisette), quanti sono stati i milioni incassati, bonus esclusi, era la prima cosa da fare. Di fatto, una squadra che poteva lottare per i vertici del campionato, con tre/quattro innesti, una punta, uno/due centrocampisti, un terzino sinistro, si ritrova a dover ricominciare tutto daccapo.

L’ho già detto, una partita vale solo una partita, ma le sensazioni restano, e non sono propriamente positive. Quanto alla partita di Genova, c’è poco da dire, anzi ha detto tutto Ventura, più voglia, più determinazione, più rabbia agonistica, hanno determinato il risultato. Ma, c’è anche dell’altro, le scelte tattiche, ma anche quelle tecniche di Mihajilovic sono state migliori di quelle effettuate da Ventura. Bruttissima la partita di Maksimovic, che evidentemente soffre in un ruolo non suo, ed ha sofferto un giocatore come Eder che ha un passo diverso dal suo, brutta anche la partita di Vives, ancora peggio quella di Nocerino, che poteva essere tranquillamente sostituito dopo 45’, e le alternative in panchina non mancavano, “irrilevante” quella di Larrondo, cioè, di poca o nessuna importanza, giusto per usare una definizione del dizionario italiano, priva di qualsiasi acuto quella di Quagliarella. Quanto a El Kaddouri, è stato il migliore di centrocampo e attacco, nonostante questo, la sua prestazione è stata piuttosto lontana da quella che si può considerare una normale sufficienza. Se si aggiunge che la difesa tutta, ha messo in campo una prestazione totalmente da dimenticare, il quadro è più che completo.

Insomma Ventura non può sentirsi esente da colpe.

Ora il Bruges e poi il Verona in casa.

Chi vivrà, vedrà, intanto qualche nodo sul pettine comincia comparire.