Dotto: "La forza del Toro? Colantuono"
Matteo Dotto, volto noto di Mediaset, non ha mai negato la sua sfegatata passione per il Toro. L'abbiamo interpellato per fare il punto della situazione dopo questo inizio senza dubbio positivo per i colori granata.
Questo è un Toro da primato, però viene un po’ di amarezza pensare di essere in B con questa squadra. Cosa ne pens?
"Purtroppo la Serie A l’abbiamo buttata via malamente l’anno scorso: nel ritorno avevamo in casa Chievo, Reggina e Bologna. Di 9 punti obbligatori ne abbiamo fatto solo tre e nonostante tutto potevamo sfangarla lo stesso battendo il Genoa. Certo, gli arbitri non ci hanno dato una mano ma credo che le cervellotiche scelte tecniche (il solito balletto De Biasi-Novellino in primis…) abbiano inciso di più".
Alla luce dei fatti, meglio Gasbarroni di Rosina? Più grinta e meno leziosità?
"Rosina aveva compiuto il suo ciclo nel Toro. Promozione, una salvezza con grandi giocate individuali e una stagione un po’ così. Doveva andarsene già nell’estate 2008, ma è facile parlare con il senno di poi: se Cairo (di cui non sono certo un sostenitore… accecato) l’avesse venduto, avremmo fatto le barricate".
Nel calcio non si guarda indietro, ma rimane la curiosità di immaginare il Toro dell’anno scorso con un allenatore diverso da De Biasi e un Di Michele in più. La salvezza non sarebbe stata un problema, concorda?
"Credo, come dicevo prima, che avremmo potuto-dovuto salvarci anche senza Di Michele. Come credo anche che il suo primo approccio con il Toro non sia stato felicissimo (e, almeno per buona parte della stagione, in panchina c’era Novellino e non ancora De Biasi). Ora David lo vedo cambiato: con più voglia, con la responsabilità di essere leader e capitano e di sentire l’orgoglio di vestire la nostra maglia".
La chiave della rinascita granata si chiama Rino Foschi?
"Foschi è importante, anche perché è il “colpevole” di una scelta fondamentale: quella di Colantuono. Un allenatore bravo tatticamente, grande motivatore e, mi si perdoni il luogocomunismo, dal “cuore granata” anche se magari di fede laziale o romanista".
Cairo ha riconosciuto i suoi errori, li ha corretti, qual è a suo parere la cosa migliore che ha fatto il presidente da giugno ad ora?
"Parlare con i tifosi, aprire un dialogo vero e serio e smetterla con la pagliacciata degli sms. Tra i tifosi del ristretto gruppo che periodicamente incontra il presidente c’è gente degnissima che ha fatto la storia della nostra curva. E l’iniziale sdegnato rifiuto a incontrarli lo reputo uno dei più gravi errori commessi sin qui dal presidente".
Questa è una squadra che vive sulla forza in attacco di Bianchi e Di Michele, si può parlare di gemelli del gol?
"Per chi come me ha vissuto quei tempi (che tempi!!!) francamente mi sembra un po’ blasfemo accostare Bianchi e Di Michele a Graziani e Pulici (in ordine di caratteristiche, più o meno vaghe) così come eventualmente considerare Gasbarroni come Claudio Sala. Diciamo che da tempo non abbiamo una coppia così bene assortita davanti: poteva esserlo a suo tempo Lucarelli-Ferrante, se solo quest’ultimo non si fosse incapricciato a voler giocare al centro a tutti i costi facendo girare al largo Lucarelli. Viste le qualità tecniche e le caratteristiche fisiche, un vero assurdo".
A suo avviso qual è il giocatore granata che più l'ha sorpresa in queste prime giornate di campionato, escludendo i due nomi precedenti?
"Sono molto contento del pieno recupero di Aimo Diana, un giocatore importante che fin qui sembrava il lontano parente di quello visto e ammirato a Brescia, Parma, Reggina, Samp e Palermo".
Si può dire però che la vera forza è, finalmente, il gruppo?
"Sì, preferisco però indicare in Colantuono la nuova, vera forza del Torino 2009-10. Perché il gruppo si cimenta e funziona con i risultati, è difficile che succeda il contrario".
Al Toro dunque mancava proprio uno come il mister romano?
"Sì, moltissimo. Credo che da quando Cairo ha preso il Toro abbia avuto prima di Colantuono un solo vero grande allenatore: Zaccheroni. Molto bravo tatticamente ma forse un po’ “bollito” sotto l’aspetto psicologico, senza più tante motivazioni. Il tecnico romano secondo me “sa” di calcio ed hala grinta giusta per lavorare, e bene, in una piazza come Torino".
A suo parere come andrà a finire il contenzioso tra Sky e Cairo?
"Sinceramente è una vicenda che conosco poco. Di solito, in casi come questi, si arriva a una transazione che arriva circa alla metà della cifra richiesta. Ma sono piuttosto ignorante in materia. Voglio sperare che se arriva qualcosa, venga investito sul fronte Filadelfia e settore giovanile".
Quali squadre teme di più per la lotta alla promozione?
"Non voglio apparire troppo “sborone” ma nessuna squadra in B ha l’organico del Toro e la forza rappresentata dai suoi tifosi. Dopo le due ultime promozioni strasofferte e arrivate ai playoff (una, addirittura, con la conseguenza che tutti ricordiamo), questa squadra può e deve arrivare direttamente in A. Senza se e senza ma".