Flachi: "Brescia, sarà come la prima volta"
Francesco Flachi si sente «l'entusiasmo di un ragazzino». Ed era un ragazzino, Flachi, il 30 ottobre 1994, allo stadio «Rigamonti». Ottava giornata del campionato di serie A: Claudio Ranieri, allenatore della Fiorentina, per la trasferta di Brescia dà fiducia a un 19enne fiorentino doc e cresciuto nel vivaio. Lo schiera in un attacco che comprende il portoghese Rui Costa e all'argentino Gabriel Batistuta, che apre le marcature di testa e continua l'inseguimento, poi coronato, al record di segnature consecutive nelle prime giornate detenuto dal bolognese Ezio Pascutti. Sul 2-0 per i viola, è Flachi a firmare il 3-0. La gara poi finirà 4-2 per la Fiorentina.
«Era il mio primo gol in serie A - ricorda il nuovo attaccante biancazzurro -. Evidentemente lo stadio Rigamonti è nel mio destino, come questa squadra. Al Brescia c'erano stato contatti già durante la squalifica, ma per un problema mio personale non se ne fece niente. Poi spuntò l'Empoli». ADESSO il matrimonio tra Flachi e il Brescia è realtà, «ma non con un contratto a gettone - fa sapere il bomber -. Ho un regolare accordo annuale, con incentivi». Legati all'obiettivo-promozione e ai gol. Ma chissà quanti dovrà farne: «74», è la risposta pronta del direttore sportivo Maurizio Micheli, che affianca Flachi in sede.
Ad affiancarlo in campo, domenica contro il Torino, ci sarà Possanzini, «con il quale ho giocato alla Sampdoria - ricorda -. Davide è una persona fantastica, mi ha fatto sentire subito a casa. Ma fin dai primi giorni ho capito che sono entrato in un grande gruppo , fatto di giocatori di valore e di uomini veri. E la dirigenza mi ha fatto subito sentire importante. Adesso tocca a me, ma un grande obiettivo si raggiunge tutti insieme e il nostro grande obiettivo si chiama la serie A».
Flachi può giocare trequartista o attaccante. Qualcuno azzarda regista arretrato alla Pirlo: «Non scherziamo - la replica -. Sono una punta. E ditemi chi, in B, ha un trio forte come quello formato dal sottoscritto, Caracciolo e Possanzini».
Dunque, Brescia squadra da battere? «Quasi - la risposta -. Solo il Torino ha qualcosa più di noi, ma per tastarne la consistenza bisogna aspettare fino a domenica. Per il resto non abbiamo nulla da invidiare a nessuno. Brescia è sempre stata una grande piazza in serie B. Ricordo che, alla fine dello scorso campionato, all'Empoli il Brescia era proprio l'avversario da evitare ai play-off. E si è visto sul campo quanto avevamo ragione».
FLACHI ha scelto il numero 14 «perchè mia moglie e mia sorella si chiamano Valentina e San Valentino, la festa degli innamorati, cade il 14 febbraio. Spero con questo numero di fare innamorare Brescia». Uno che ha indossato il numero 10 alla Sampdoria, appartenuta a un mito come Roberto Mancini, non può avere paura di nulla: «All'inizio a Genova qualcuno voleva che non la accettassi. L'ho indossata e credo di averla onorata. A Brescia il 10 di Baggio è stato ritirato, figurarsi a parlare di Baggio a un fiorentino come me».
La speranza è che Flachi lasci un segno visibile, come i tatuaggi che gli coprono gran parte delle braccia: «Garantito, mi sento l'entusiasmo di 15 anni fa». E stavolta i gol al «Rigamonti» li deve fare farà dalla parte «giusta».
Vincenzo Corbetta