Il cammino del Toro verso l'Europa, possibile o no che sia

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Tutte le settimane, in modo anche un po' noioso, si parla di Europa in casa Toro, più per convinzione degli altri, di alcuni media che non sanno cosa scrivere per non mancare di rispetto alla strepitosa storia granata, che rimane comunque legata ad un passato ben lontano. Ma non è del passato che dobbiamo sempre parlare, ma del futuro, visto che il presente è qui davanti a noi, ma ancora non è comprensibile dove andrà a parare.

Il Toro, mai come quest'anno, che andranno in Europa ben otto squadre italiane, ce la potrebbe fare, o poteva farcela, ma la squadra granata rallenta sempre quando dovrebbe fare il salto di qualità. Come ieri, al cospetto di un Frosinone non trascendentale, ma ben costruito come squadra, tra l'altro molto compatta. E dire che i giocatori ci sono, forse non sono proprio quelli scelti in toto da Juric, ma insomma la squadra c'è, difesa solida, come già detto, manca in attacco, nonostante Zapata. O meglio a centrocampo, dove spesso si trovano ampi spazi, o meglio buchi, che non permettono un accordo preciso tra i due reparti avanzati.

Juric dovrebbe rimodulare lo schema a seconda dell'avversario, magari usare più tattica che giocare a uomo in alcuni casi. Visto che è uno scientifico che studia a fondo ogni singolo aspetto. Anche se nel calcio ci vorrebbe più fantasia, come hanno sottolineato ieri sera alla DS Rai Adani, Pecci e Beccalossi. Questo aiuterebbe anche il pubblico a divertirsi di più, visto che quest'anno i tifosi hanno sempre fatto fare a Cairo dei buoni incassi, che andrebbero anche premiati con del bel gioco. Non è ancora tempo di tirare i remi in barca, quindi con Inter, Bologna, Milan, Verona e Atalanta il Toro non solo si gioca l'Europa, sempre che sia ancora possibile, ma anche la sua credibilità al cospetto di una tifoseria che non abbandona mai la sua squadra e basterebbe davvero poco per fare qualcosa di buono.