ESCLUSIVA TG – Turco: “Cosa mi aspetto dal mercato del Torino? Che si cambi tutto per non cambiare niente. Il libro “The day after” svela inediti sul post Tragedia di Superga”

30.04.2024 10:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Fabrizio Turco
Fabrizio Turco

Fabrizio Turco è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Turco è un giornalista de La Repubblica e scrittore. Con lui abbiamo parlato del Torino e dell’ultimo libro che ha scritto insieme a Enzo Savasta “The day after. Il Grande Torino dopo il Grande Torino” (Bradipolibri) con la prefazione di Mauro Berruto, allenatore di pallavolo e politico italiano, e postfazione di Steve Della Casa, critico cinematografico e direttore artistico, entrambi tifosi del Toro.

A quattro gare dalla fine del campionato la stagione del Torino è già conclusa con il piazzamento a metà classifica che lascia tanti rimpianti. Cosa non ha funzionato?
“Non sono particolarmente d’accordo nel senso che i rimpianti ci sono se si vogliono vedere, però la metà classifica mi sembra la collocazione giusta per una squadra che è da quella posizione: nulla più e nulla meno. D’altra parte se il Torino negli ultimi sei mesi è stato per la stragrande maggioranza delle settimane 10° in classifica, com’è oggi, evidentemente questa è la sua collocazione. E quindi, probabilmente, c’è chi ha visto e vede un potenziale del Torino troppo superiore a quello che effettivamente è: la squadra ha fatto un campionato da metà classifica ed è a metà classifica quest’anno l’anno scorso e anche l’anno prima, mentre in precedenza c’erano state due stagioni in cui probabilmente almeno in una il Torino avrebbe meritato ampiamente la retrocessione. In questi ultimi decenni la storia si ripete per cui, in un certo senso, mi stupisce lo stupore”.

In estate l’ennesima rivoluzione: andrà via l’allenatore, sarà ceduto uno o più giocatori che hanno mercato, ne arriverà qualcun altro. M lei che cosa si aspetta?
“Mi aspetto che si cambi tutto per non cambiare niente”.

Non ha quindi importanza chi sarà il nuovo allenatore?
“Ne avrà certamente nella quotidianità del lavoro, non ho dubbi che arriverà sicuramente un tecnico preparato che poi però dovrà confrontarsi con le problematiche del Torino di oggi. Mi chiedo quanto il nuovo allenatore impiegherà per metabolizzare i problemi che andrà ad incontrare quando arriverà a Torino”.

Problemi che sono gli stessi che hanno avuto i precedenti allenatori oppure altri?
“Ogni società di calcio ha i propri problemi e il Torino ha i suoi. I problemi poi sono anche comunque connaturati alle caratteristiche delle persone. Ogni persona approcciandosi a un’altra può riscontrare determinati problemi ed è chiaro che dipende anche dal feeling che si crea fra le persone, questo è scontato. Certamente una società molto verticistica com’è quella granata crea dei problemi spesso difficilmente risolvibili che hanno dovuto affrontare tutti i precedenti allenatori”.

Questa è la settimana che porta al 4 maggio e sabato ci saranno tanti eventi volti a commemorare la scomparsa nella tragedia di Superga del Grande Torino una squadra vincente con alle spalle una proprietà non ricca, ma capace di dare grandi soddisfazioni ai tifosi e capace di imporsi nel panorama del calcio non solo italiano.
“Parliamo di un altro mondo, di un’altra Italia, di un’altra Torino intesa come città, di un altro calcio, di altre persone. Credo che ogni tifoso del Torino debba vivere nel proprio intimo questo momento, che è assolutamente particolare. Non vorrei che fosse un po’ troppo sfruttato a destra e a sinistra per interessi personali essendo, come ho detto un momento intimo. Il 4 maggio soprattutto per chi quel giorno c’era, anche se purtroppo essendo passati 75 anni ci sono sempre meno persone testimoni di quanto accaduto, è un momento di tristezza che ognuno vive a modo proprio e per quanto mi riguarda richiama alla mente altri momenti di lutto e di morte e quindi la tristezza si amplifica, ma c’è una cosa che trovo meravigliosa e che è molto da spirito Toro: il dramma non è morire, ma è dimenticare e come dicono gli amici, tutti volontari che hanno fatto e fanno un lavoro encomiabile, del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata il Grande Torino non si dimentica e quindi non muore”.

A proposito del 4 maggio, è appena uscito il libro scritto da lei e da Savasta “The day after. Il Grande Torino dopo il Grande Torino” edito da Bradipolibri. Il libro s’inserisce non solo nel contesto del voler ricordare, ma anche in quello di voler capire cosa successe dopo quel giorno. Ci spiega com’è nato il libro?
“Abbiamo iniziato a riflettere, a ideare, a pensare e a scrivere questo libro 8 anni fa e ci siano detti che per il 70esimo anniversario della tragedia di Superga non ce l’avremmo fatta a finirlo, perché in tre anni non saremmo riusciti a scrivere tutto ciò che volevamo, ma in 8 sì. Quindi per il 75esimo si poteva riuscirci. L’obiettivo era di affrontare un argomento che obiettivamente finora nessuno aveva affrontato. Ci sono tantissimi libri sul Grande Torino molti dei quali finiscono con il 4 maggio. Noi avevamo scritto un libro sul Filadelfia (nel 2016 “Filadelfia - Storia di un territorio e del suo stadio” edito da Bradipolibri, ndr) che riguardava tutto ciò che c’era prima del Filadelfia e questa volta abbiamo voluto fare un libro sul Grande Torino, ma su tutto ciò che c’è stato dopo. “The day after” inizia quindi dal 4 maggio con l’incidente, i funerali, la disperazione di un Paese e del Mondo intero e poi le inchieste, i processi, le interpellanze parlamentari, le motivazioni per cui l’aereo è caduto e tutto quello che è successo ancora dopo. Le vicende familiari, ad esempio, della famiglia Mazzola, assolutamente e sorprendentemente inedite. E a proposito di cose che prima di tutto hanno sorpreso me e Savasta, che cosa è successo dal 1952 fino al 1965 a livello della società granata. Erano anni molto difficili dal punto di vista economico perché il Torino uscì completamente devastato da questa catastrofe e quindi la società ebbe bisogno di molto aiuto per poter tirare avanti”.

Chi aiutò il Torino dopo la Tragedia di Superga?
“Gli aiuti arrivarono anche in maniera sorprendente, anche da chi non ci si aspetta”.

Questi aiuti hanno poi condizionato gli anni successivi e c’è un’onda lunga che può arrivare fino a oggi?
“Fino ad oggi no perché in mezzo si è frapposta l’opera straordinaria di Orfeo Pianelli e quindi dalla metà del 1965, data non citata a caso, il Torino è libero, non ha più nessun tipo di vincolo. Pianelli all’epoca era diventato il proprietario del club da tre anni e non essendoci più vincoli ha risolto in maniera secca l’ultimo tentativo, in particolare di Gianni Agnelli ma anche del fratello Umberto, di fare la fusione delle due squadre cittadine, cosa che era stata tentata in maniera molto significativa a metà degli anni ’50. La cosa si stava ripetendo a metà degli anni ‘60, ma questa volta Pianelli rispose picche e la cosa finì lì. Così il Torino torna ad essere il Toro che pian pianino rialza la testa vince la Coppa Italia, viene scippato di uno scudetto, vince un'altra Coppa Italia e poi il campionato e questa è la rivoluzione del 1976”.

Nel libro ci sono cose inedite sulla famiglia Mazzola ed altre, ma c’è qualcosa che avete scoperto e che per lei ha un significato forte e profondo?
“E’ difficile sceglierne uno, ma mi ha toccato molto tutta la vicenda dei Mazzola, tantissimo quello che è successo dopo Superga e sicuramente i tre lustri che vanno dal 1952 al ‘65 perché non mi aspettato minimamente di trovare una tale documentazione, che mi ha molto sorpreso, e posso svelare che la struttura del libro era completata e poi un anno e qualche mese fa abbiamo scoperto altri documenti e abbiamo ricominciato a lavorare intensamente arricchendo il testo con la parte centrale dei documenti che è tutta legata a questo periodo decisamente post Superga, ma che deriva da ciò che era accaduto il 4 maggio 1949 perché se quel giorno l’aereo non si fosse schiantato contro il terrapieno della Basilica sicuramente non ci sarebbe stato questo quindicennio devastante fra gli anni ‘50 e ’60”.

Senza svelare tutto, ma c’è qualche cosa che può rivelare del libro?
“Tre cose. La prima, legata al Museo del Toro, che trovo sconvolgente tutte le volte che ci vado, quando si entra ci si aspetta di trovare magliette, calzettoni, parastinchi, calzoncini e palloni usati da Valentino Mazzola, Gabetto, Maroso e compagni e li si trova, ma quello che mi fa sempre versare lacrime è sentire il profumo della canfora contenuta nel barattolo trovato fra le altre cose nella valigetta del massaggiatore Osvaldo Cortina e proprio legato a Cortina c’è una storia pazzesca e meravigliosa che riguarda la hostess dell’aereo, Niny De Santis, che avrebbe dovuto prendere normalmente posto sul velivolo e che invece lo lasciò proprio a Cortina che così poté prendere l’aereo per andare a Lisbona, dove si sarebbe svolta l’amichevole col Benfica, e non fare il viaggio in treno. La vita di questa donna meriterebbe in sé e per sé un libro e non solo un capitolo.
La seconda, è a proposito di Július Schubert che fu l’unico che il giorno dei funerali, il 6 maggio data scelta per presentare il libro a Superga, la cui bara non è stata accompagnata da nessun familiare perché nessuno venne dall’Ungheria e anche nessuno reclamò il feretro che riposa tuttora con il suo capitano Valentino e altri compagni nel cimitero Monumentale di Torino. Schubert non aveva famiglia e questa situazione è il volto di una guerra che era appena finita.
La terza, correlata al discorso della guerra, è la sensazione che io e Savasta abbiamo avuto molto forte è quanto incisero in quel post incidente le ferite e le cicatrici della guerra appena finita. Nel senso che c’era un rapporto con la morte che era molto più stretto di quanto non lo sia oggi e che ci fu quasi il tentativo di rimuovere questa tragedia il più in fretta possibile e infatti i funerali si svolsero esattamente 48 ore dopo l’incidente nonostante la devastazione che venne trovata nel luogo dello schianto con il presidente Vittorio Pozzo che cercò in qualche modo di aiutare a ricomporre le salme dei giocatori e delle altre persone che erano perite. Questo dà davvero la sensazione che si volesse il più in fretta possibile archiviare un altro motivo di disperazione e dramma in un momento in cui, dopo la guerra, c’era probabilmente la voglia di tornare a vivere e tornare a sorridere senza dover sempre piangere, cosa che le due guerre in vent’anni avevano comportato”.

“The day after. Il Grande Torino dopo il Grande Torino” sarà presentato lunedì 6 maggio alle ore 18,30 nella sala Peterlin della Basilica di Superga, strada Comunale alla Basilica di Superga 73 a Torino, e successivamente mercoledì 8 maggio alle ore 16 alla Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio, piazza di Monte Citorio a Roma.
Il libro è in vendita nelle librerie da ieri e online su Amazon e su altri siti commerciali.