Il mercato si è chiuso con Berni: ora tutto è nelle mani di Ventura
Nessun botto ha caratterizzato la chiusura del mercato del Torino. E’ arrivato il portiere Berni, svincolato, che andrà a supportare Padelli e Gomis. Adesso che i compiti della dirigenza sono terminati, la parola passa al campo e di conseguenza tutto è nelle mani dell’allenatore che deve plasmare la squadra in modo che raggiunga l’obiettivo minimo di salvarsi e magari ottenga anche una posizione migliore rispetto al quint’ultimo posto dello scorso campionato.
Al Torino non si chiede di vincere lo scudetto e neppure di conquistare un posto utile per una competizione europea, ma che produca un gioco che risulti redditizio, quindi vincente, con le squadre tecnicamente meno forti e che tenga testa a quelle che equivalgono a lui, ottenendo più delle otto vittorie e qualche pareggio in meno dei sedici e evitando di essere sconfitto quattordici volte come accadde nella scorsa stagione.
Quando una sessione di calciomercato si chiude è normale che venga fatto un bilancio e che si giudichi se la squadra si è rinforzata rispetto al passato. Dire se il Torino ha agito bene o male sul mercato è impresa alquanto ardua, sarà più veritiero farlo fra qualche giornata quando si sarà capito esattamente il valore di tutte le squadre. Sicuramente la dirigenza granata con il trattenere giocatori come Darmian, Glik e Cerci ha dimostrato di voler puntare su calciatori affidabili e di un certo valore, così come per Rodriguez, Basha e Brighi che avevano evidenziato in più occasioni di essere utili alla causa. E con il rinnovo del contratto a Masiello si è accontentato l’allenatore che su di lui ha puntato parecchio nello scorso torneo. L’aver poi preso giocatori come Moretti e Pasquale, che hanno curriculum di tutto rispetto e negli anni hanno giocato a buon livello e con continuità, aumenta la parte del giudizio positivo. Anche la scelta di Immobile rientra nel filone delle mosse azzeccate, poiché il giocatore è giovane e ha qualità non indifferenti, sicuramente però deve essere messo nella condizione di svolgere al meglio il suo ruolo di attaccante e quindi di segnare poiché è un calciatore che in campo non si risparmia ed è generoso e rischia quindi di esserlo fin troppo a scapito della possibilità di andare in gol. Gli altri nuovi arrivi, per motivi differenti, rappresentano più o meno delle scommesse. Padelli, Berni, Bovo, Maksimovic, Bellomo, Farnerud, El Kaddouri e Larrondo vanno a completare l’organico, alcuni magari sono stati presi espressamente per fare le riserve, ma altri dovrebbero risolvere i problemi che lo scorso anno aveva la squadra: assenza di un giocatore che imposti l’azione offensiva verticalizzando e che consenta agli attaccanti di segnare evitando di creare tante occasioni da gol e in proporzione non realizzarne abbastanza. Se questi otto giocatori insieme a tutti gli altri riusciranno a evitare partite come quella con l’Atalanta, formazione alla portata del Torino, allora l’agire sul mercato sarà stato positivo, se invece non ci saranno miglioramenti sul piano del gioco e della realizzazione allora il giudizio sarà da appena sufficiente a negativo o anche molto negativo, a seconda del piazzamento finale in classifica, tenendo conto poi che a gennaio ci sarà un’altra sessione di mercato per riparare a eventuali errori e che non ci sono più giocatori del calibro di Ogbonna e Bianchi e che i vari Di Cesare, Caceres, Stevanovic, Bakic, Santana, Birsa, Menga e Jonathas, alcuni magari anche più che giustamente, non sono stati ritenuti utili per la causa.
E’ evidente che se i nuovi giocatori non risulteranno migliori o saranno anche solo equivalenti rispetto a quelli che non vestono più la maglia granata l’aver speso circa 15,77 milioni di euro a fronte di un incasso di 13,5 più altri due di bonus che rientrano nell’affare Ogbonna, per un esborso tra i 2,27 e lo 0,27, è stata una mera operazione finanziaria per tenere i conti in ordine e non per rinforzare la squadra.
Ventura adesso dovrà fare la differenza in modo che questo gruppo, formato da ventisei uomini compresi gli squalificati Gillet, Gazzi e Barreto, diventi una squadra a prescindere che abbia avvallato l’arrivo di tutti o solo in parte dei nuovi giocatori, poiché se fossero giunti calciatori che lui non riteneva validi avrebbe dovuto opporsi arrivando persino alle dimissioni, perché si sa che i risultati ottenuti sul campo prima di tutto vengono attribuiti all’allenatore e ai giocatori. Il nuovo modulo, il 3-5-2 o 5-3-2 che dir si voglia, dovrà essere attentamente vagliato per stabilire se i giocatori sono adatti a interpretarlo e se non si rivelassero tali allora sarà meglio variarlo.
I tifosi sono divisi fra chi pensa che la squadra sia più competitiva di quella dello scorso anno e chi la ritiene nella migliore delle ipotesi della stessa forza se non indebolita. Sicuramente la sconfitta con l’Atalanta, seppur viziata da qualche svista arbitrale (fuorigioco di Yepes e fallo non dato per l’atterramento di Cerci), e la chiusura del mercato senza una ciliegina sulla torta ha fatto vacillare il giudizio di qualche ottimista e irritato ancor di più gli scettici, quindi per il bene del Toro è auspicabile che già nella gara con il Milan si vedano dei progressi sul piano del gioco a prescindere dal risultato e che in quelle con Bologna e Verona si ottengano più di due punti.
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