ESCLUSIVA TG – Vulpis: “Il Torino per Cairo è un mezzo pubblicitario e più di tanto non vuole spendere per il progetto sportivo”

02.08.2020 07:00 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Marcel Vulpis
TUTTOmercatoWEB.com
Marcel Vulpis

Marcel Vulpis è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Vulpis è editore e fondatore dell’agenzia stampa Sporteconomy. Con lui abbiamo parlato di quanto vale il Torino Fc e quale dovrebbe essere l’investimento in sede di calciomercato per portarlo dalla situazione attuale di salvezza raggiunta a due giornate dalla fine a lottare per un posto in Europa League.  

C’è molto fermento intorno al Torino tra chi vorrebbe comprarlo, Cairo che non vuole vendere e i tifosi delusi per un’annata molto sotto le aspettative e buona parte di loro sono anche arrabbiati per le vicende che riguardano la proprietà. Lei che idea si è fatto?

“Il mio pensiero è molto semplice: quando si vuole acquistare un club servono poche parole e molti fatti. La Fiorentina la scorsa estate nel silenzio più assoluto in una notte è passata di mano senza fare conferenze stampa o press meeting, da New York sono arrivati bonifici e fidejussioni e si è chiusa la trattativa. Al netto si tutto si può anche dire che si è pronti a dare 300-400 o 500 milioni, ma ci deve essere la volontà a vendere da parte di Urbano Cairo. Se io questa notte impazzissi e domani mattina dicessi ho 2 miliardi per comprare la Juventus, ma se il club bianconero non é in vendita di cosa stiamo parlando?
La mia impressione vedendo la vicenda da fuori è che Urbano Cairo sicuramente ci ha guadagnato entrando nel calcio, dopodiché ha anche una sua passione per il brand granata, però, non mi sembra uno pronto a fare grandi investimenti. Una parte dell’area commerciale della Cairo Pubblicità è a supporto della squadra, quindi, il Torino è diventato un mezzo pubblicitario per Cairo così come le sue testate. A chi vuole investire su tv, stadio, testate di gossip e generaliste, Corriere della Sera, Gazzetta, etc, etc, Cairo mette a disposizione una piattaforma di mezzi pubblicitari ed è questo che è diventato anche il Torino. Quale sia il profilo del progetto sportivo per il Torino io ad oggi sinceramente non l’ho capito. Non ho capito dove andava, dove va e, soprattutto, dove andrà il Torino inteso come squadra di calcio. Sono rimasto ancora alla famosa conferenza stampa di Giovannone che poi dovette scappare e arrivò Urbano salvatore della patria e per onestà bisogna dire che ha salvato il Torino. Come dicevo, credo che Cairo ci tenga come tifoso al Torino, però, più di tanto nel progetto sportivo per il Torino non vuole spendere perché spendere in un club di calcio può portare, se si hanno grandi prospettive sportive, ad andare fortemente in rosso e siccome Cairo è molto bravo nella gestione economica delle sue proprietà, dei suoi assets lui non vuole andare in rosso”.

Transfermarkt attribuisce alla rosa della prima squadra del Torino il valore di 147,25 milioni. Questa è la base per stabilire quanto costerebbe acquistare il club granata?

“Sì, ma la domanda che ci si deve porre è: Urbano Cairo vuole vendere? Se la risposta è no, allora a cosa serve dire che si vuole comprare il Torino Fc? Comunque per arrivare alla valutazione del Torino bisogna analizzare una serie di elementi tra i quali, come normalmente si fa, l’analisi storica dei fatturati, almeno quella degli ultimi cinque anni che permette di vedere l’andamento del valore della produzione e quali sono stati gli spostamenti, ossia se è sceso oppure salito. Questo dato normalmente è collegato alla presenza nelle coppe europee e della distribuzione o meno dei ricavi da parte della Uefa. Oppure può essere collegato a spostamenti legati ai diritti televisivi e Cairo sa quanto incassa da questo. Cairo è una macchina sa guerra sotto il profilo commerciale e, secondo me, lui mette a catalogo anche il Torino, mentre se io fossi il direttore commerciale del Torino lo staccherei dai mezzi, tv e tastare di gossip e generaliste, che Cairo ha per raccogliere pubblicità perché il prodotto calcio è un prodotto a sé e, quindi, deve avere una sua identità commerciale a se stante. Cairo, invece, è un grandissimo commerciale e ha deciso di mettere a catalogo anche il Torino. Per me, questo nel periodo storico attuale è un errore tecnico che Cairo sta facendo, ma il padrone è lui”.

Per capire, attualmente quanto può valere il Torino Fc?

“Bisogna fare una due diligence e vedere qual è la situazione debitoria, l’esposizione con le banche perché non basta il valore della produzione. Ad esempio, se si ha un valore della produzione, ma se ogni anno si va in rosso si ha un prodotto che, magari, non ha una sua redditività per cui in questa fase tra il valore dato da Transfermarkt alla prima squadra e gli ultimi bilanci che al netto delle imposte hanno un fatturato netto che dal 2015 al 2019 è sempre andato in crescita, e questo è positivo, passando da 66 milioni e rotti a 83,5 e negli ultimi due anni il rosso è stato di 12,3 nel 2018 e di 13,9 nel 2019, mentre prima c’è sempre stato un’utile con un record raggiunto nel 2017 con 37,2 e in quell’anno però fa 56,7 di player trading, risultato influenzato dalla cessione di calciatori. Non è un fatturato clamoroso quello del Torino poiché è sotto i 90 mln. Poi i valori di Transfermarkt indicano un parametro, ma quello che conta è il mercato. A voler essere molto generosi, perché il Torino è un bellissimo marchio calcistico, e per me vale più il marchio di tutto il resto, si può stare sui 120-150 mln dopodiché il resto è per i progetti di sviluppo perché dopo aver comprato la società un minuto dopo bisogna pagare gli stipendi e fare il calciomercato. Si può arrivare a dare a Cairo 150 mln puliti. Ma vista l’offerta di 575 di Friedkin per la Roma, secondo me, se Cairo decidesse di vendere non lo farebbe sotto i 300 mln. I presidenti delle squadre di calcio molto spesso per fare il prezzo di vendita ragionano sul fatto di quanto hanno speso negli anni per cui chi vuole il loro brand deve ripagare tutto ciò che hanno speso. Non è così che funziona.
La sfortuna di chi vuole  compare il Torino è che Cairo è molto sveglio e il club granata non ha problemi economici per cui non si va li e si tratta facile”.

Spostando il discorso sugli obiettivi che può avere il Torino, quanto si dovrebbe spendere in sede di mercato per allestire una squadra che competa per i posti in Europa League?

“E’ tutto molto relativo, perché l’Atalanta per valore monte ingaggi è il 14° club su 20 in Serie A, quindi, tutto sta nella bravura dell’allenatore, alla qualità dei calciatori e alla capacità di fare spogliatoio. Lazio e Atalanta hanno dimostrato che con un monte ingaggi non clamoroso entrambe vanno in Champions League come ci vanno Juventus e Inter. Il calcio non è una scienza esatta, non basta prendere i giocatori perché se poi questi si spaccano la faccia nello spogliatoio o quando scendono in campo non giocano per la squadra si possono prendere anche i più grandi calciatori del mondo e poi i risultati non si ottengono. Il caso dell’Atalanta, secondo me, è esemplare: è il 14° club per monte ingaggi, quasi con ingaggi da Serie B per assurdo, e la squadra per il secondo anno consecutivo va in Champions. Quindi non è solo questione di quello che si spende. Ho letto che uno degli advisor ha detto che per comprare il Torino i suoi clienti hanno pronti 200 milioni, la sommatoria fra la media storica degli ultimi cinque fatturati, 75-76 mln, e il valore della rosa. Se si acquista un ristorante si va a vedere il numero dei coperti, il fatturato degli ultimi tre anni, se ci sono debiti, il factoring cioè si fa un’analisi di costi e ricavi, una due diligence. Se Friedkin offre 575 mln è perché dentro c’è anche il pacchetto di denaro per la ristrutturazione dell’esposizione debitoria che ha la Roma ed è per questo che la cifra è alta, ma a Pallotta andranno 240 a fronte del fatto che ne ha spesi 108. Anche Thohir ha guadagnato prendendo l’Inter, infatti, ha fatto un investimento e la sua è stata un’operazione finanziaria spettacolare, basta vedere quanto ha pagato per prendere l’Inter e quanto ha incassato per vendere rimanendo come socio minoritario. Se anche i potenziali acquirenti del Torino si sedessero davanti a Cairo facendogli la cosiddetta offerta indecente che non si potrebbe rifiutare e lui rispondesse comunque “Non vendo” finisce lì. E allora per che cosa hanno fatto la conferenza stampa?”.

Nella conferenza stampa c’erano solo gli advisor e non sono stati fatti i nomi dei potenziali acquirenti per cui non si è trattato neppure di farsi “pubblicità”.

“E’ un viziaccio del tutto italico quello delle conferenze stampa dove non si capisce chi è il potenziale acquirente. Perché non dire nome e cognome e l’ambito di attività? Non lo capisco poiché dovrebbe essere proprio l’opposto se si vuole entrare nel calcio italiano di Serie A. Avuto il mandato gli advisor avrebbero dovuto chiedere ai loro clienti per rappresentarli la delega piena di poter rivelare i nomi perché non si può fare una conferenza stampa senza rivelare i nomi e dire l’ambito delle loro attività. E, secondo me, nella logica del presente e del futuro della Serie A questo dovrebbe diventare la conditio sine qua non: quando ci si presenta si deve dire chi c’è dietro. Ci sono i patti di riservatezza, ma allora prima si tratta e poi si rivela. Non si può utilizzare la stampa per fare pressioni o per “influenzare” una persona. Per me, Urbano Cairo venderà il Torino quando riterrà utile farlo, ma non adesso. Checché ne dica Cairo il sogno di entrare in politica ce l’ha, quindi, avere oggi un club di calcio dà una visibilità pazzesca e la sua visibilità di imprenditore è cresciuta notevolmente grazie al Torino, In termini di reputation, di visibilità, di notorietà, di popolarità il Torino per lui è stato un driver, un acceleratore. Il calco rende famosi. Se io domani impazzisco e inizio a dire che voglio acquistare il Torino vado sulle prime pagine di tutti i giornali, ma se sono un soggetto che lo vuole veramente comprare e Cairo lo vuole effettivamente vendere oppure è tempo perso ”.

Cairo oltre ad aver ribadito che non vuole vendere ha anche aggiunto che è all’opera per riportare il Torino dove gli compete, ma quanto dovrà spendere per farlo?

“Covid o non covid, per fare il salto di qualità bisogna fare un calciomercato molto importante, ormai siamo arrivati a dover spendere per dei difensori top dai 30 ai 50 milioni. Se si prende un difensore top da 30-35 mln, due centrocampisti e due attaccanti e si arriva tranquillamente a sforare i 100-120 mln. Quando al Milan è arrivato Yonghong Li, il broker asiatico, c’è stato un calciomercato frizzantissimo, ma l’ingente spesa, oltre i 200 mln, non ha portato a risultati sportivi.  Per cui si deve spendere, ma bene”.

Cairo non vende, ma se oggi partisse la trattativa quanto tempo ci vorrebbe per portarla a termine? Nel senso, il calciomercato apre ufficialmente il 1 settembre per quella data ci sarebbe il tempo per fare tutti i necessari passaggi burocratici per la compra-vendita del Torino?

“Se ci fosse un reale interesse di Cairo a vendere ci dovrebbe essere un reale interesse da parte dei compratori ad accelerare proprio perché se si buca la finestra di calciomercato si perde un anno. E’ un anno un po’ particolare e fra poco più di un mese inizierà la nuova stagione calcistica, ma se ci fosse la piena, reale volontà di entrambe le parti il tempo per la compra-vendita c’è. Bisogna depositare i soldi, fare la due diligence, andare dal notaio e poi c’è il passaggio delle quote ed è tutto finito. Un mese può bastare”.